Salute dei capelli: la visita tricologica
La visita tricologica: che cos'è, chi deve farla e cosa si fa durante questo incontro?
La visita tricologica è il primo passo per iniziare un percorso di cura efficace per un qualsiasi problema di capelli.
Qual è la figura professionale che deve effettuare questa visita?
Se si effettua ad oggi una ricerca nei più importanti motori di ricerca utilizzando il termine - Tricologia o Tricology - la confusione è totale: con tale dicitura difatti si sottolineano le più disparate acquisizioni in materia di capelli, che spaziano dal mondo della moda e delle tendenze ai famigerati ritrovati per le crescite "miracolose" a strumentazioni fai-da-te, tutte da dimostrare...
Il Dermatologo, ovvero l'unica figura che può applicare la Scienza Tricologica, è relegato in posizioni poco visibili all'utenza: compito di questo articolo e di questi servizi telematici non vincolanti all'utenza, è quello di rendere il più chiaro possibile che è il Medico Specialista in Dermatologia, l'unico che può occuparsi della salute e pertanto delle patologie del cuoio capelluto e di questi annessi cutanei.
Eccettuate patologie del cuoio capelluto (vedi il lichen plano pilare, l’alopecia areata, la psoriasi e la dermatite seborroica, le problematiche infettive ed allergiche, i tumori cutanei e le precancerosi etc.) che ben si prestano ad una immagine squisitamente clinica, mal si potrebbe digerire come una calvizie - che è in realtà un accelerazione di un processo fisiologico (andamento androgenetico) di ogni uomo o donna, in taluni soggetti geneticamente ed ormonalmente predisposti – possa entrare nel computo delle “malattie da curare” da parte di un medico specialista.
In realtà sappiamo che non è così: la calvizie da sempre è vissuta (specie nelle donne, ma per esperienza personale affermo anche nell’uomo) come qualcosa da celare, da obnubilare (da quell’Alloro di Giulio Cesare, ad altro camouflage del cuoio capelluto glabro, il passo è breve).
La cosa che ha in un certo modo reso ancor più franco e libero l’approccio clinico a questa situazione, è la determinazione di recente memoria prodotta proprio dall’organismo cardine delle Istituzioni sanitarie del globo, l’OMS: Organizzazione Mondiale della Sanità, la quale ha decifrato e rinnovato il concetto di “Salute” dell’uomo, come non più una “assenza di malattia” ma in maniera più ampia il “pieno Benessere psico-fisico” di una persona – da qui il passo è breve e il Dermatologo Tricologo, può occuparsi segnatamente anche di questa condizione, che spesso inficia e non poco il tessuto relazionale, sociale, lavorativo ed affettivo di una persona.
Per approfondire:La Calvizie (Alopecia Androgenetica): intervista al Dr. Luigi Laino
La Visita Tricologica
Stabilita la premessa, veniamo a conoscenza delle più classiche applicazioni cliniche e diagnostico-strumentali che sono effettuabili all'interno di una visita Dermatologico-Tricologica:
1. La raccolta dei dati anamnestici remoti e prossimi del paziente
Questo primo punto riveste importanza fondamentale: spesso è proprio il paziente e la sua storia clinica a far comprendere allo specialista quali sono i dubbi, i problemi reali, e le situazioni attuali, rispetto alle aspettative del paziente stesso che si trova ad affrontare un presunto problema di capelli.
Compito del Dermato-Tricologo è quindi quello di ascoltare attentamente il proprio paziente per saggiare non solo l'attinenza clinica a quanto affermato, ma anche, il grado di ricettività di fronte al prospetto di una diangosi e di una eventuale cura.
Tutto questo poichè - specialmente in ambito tricologico - il paziente ha già accumulato esperienze, postivie o negative, ha già tentato delle strade mediche e non, ha ascoltato diversi e spesso dissimili pareri - da parte del farmacista sotto casa, dell'amico "con lo stesso problema", del conoscente che "ha risolto il suo stesso caso", oppure ha letto le tante, spesso troppe e non controllabili indicazioni che la rete ci porta fin dentro casa.
La fase 1 è quindi quella più cruciale: la stessa che potrà dire se quel paziente dopo la visita, gli esami strumentali e la diagnosi, sarà in grado di seguire una terapia, ma soprattutto di fidarsi del proprio Dermatologo Tricologo e quindi, di affidarsi alle sue cure e (cosa fondamentale) ai suoi controlli periodici.
La situazione che ne deriva si chiama, con un termine anglosassone "compliance", che significa “aderenza” ma anche “accondiscendenza” non solo alle terapie prescritte, ma anche al rapporto fiduciario che deve ineluttabilmente intercorrere fra il medico ed il suo paziente.
2. La raccolta dei segni clinici: la visita del cuoio capelluto e dei capelli
In questa fase, al paziente viene richiesto di sedersi su una poltrona o sedia per l’analisi generale dello stato dei capelli e del cuoio capelluto: l’esame deve essere effettuato per mezzo di una lampada dermatologica con ingrandimento 3 o 5X.
In questa fase si analizza la presenza di segni clinici macroscopici indicativi di una situazione patologica: l’esplorazione, l’effettuazione di test manuali come il pull-test, il test al cartonfeltro, il test della scriminatura, la valutazione macroscopica delle radici del capello, sono i più classicamente effettuati.
3. La Global – Photo
Grande importanza riveste questa procedura, apparentemente semplice, che il dermatologo tricologo effettua correntemente e comunque sempre, durante la prima visita: la fotografia digitale globale del cuoio capelluto ed i particolari (regione parieto-occipitale, golfi fronto-parietali) è imprescindibile non particolarmente per la diagnosi, ma soprattutto per il controllo e la risposta alle terapie.
4. La dermatoscopia in epiluminescenza del cuoio capelluto
Di recente introduzione, la dermatoscopia del cuoio capelluto (che si effettua allo stesso modo della dermatoscopia in epiluminescenza per il controllo dei nei) una tecnica anch’essa non invasiva, rapida ed indolore al paziente, garantisce una serie di dati che solo la valutazione digitale può garantire: dal diametro medio dei capelli (indice di progressione della calvizie) alla densità locale (che varia da uomo a uomo, ma che può subire variazioni settoriale o globali in particolari condizioni patologiche, non solo relegabili alla calvizie – vedi lichen plano pilare, areata cicatriziale in primis): ovviamente, in tale sede tralasciamo altri test invasivi e mininvasivi (dal fototricogramma, al tricogramma, alla biopsia del cuoio capelluto) effettuabili solo in particolari condizioni e dopo consenso informato su ogni specifica procedura.
5. La scheda digitale del paziente
Ogni paziente dovrebbe avere la sua cartella clinica digitale, nella quale si annotano come in un diario clinico, le fasi fotografiche macroscopiche dell’andamento della terapia a seguito dei controlli: molto utile commentare assieme ai pazienti le immagini per far comprendere che spesso dietro ad un apparente piccolo miglioramento ci sono grandi cose che stanno mutando (ricrescita, ridensificazione etc)
6. La proposta terapeutica
Ciascun paziente, prima di una terapia deve poter comprendere a cosa serva quella terapia, cosa possa produrre quella terapia e per quanto tempo dovrà protrarre la stessa: nell’ambito del consenso informato verbale al paziente queste scelte saranno fondamentali, per quella “compliance” cui si faceva precedentemente riferimento.
7. La stesura della terapia
Una volta chiarita la diagnosi e proposta la terapia il passo è breve: la ricetta dovrà sempre essere accompagnata da una precisa posologia e modalità di somministrazione, poiché sovente il paziente può dimenticare come assumere od applicare un farmaco, dissolvendo quindi per mesi i potenziali benefici di una terapia adeguata.
8. Il prossimo controllo
Non deve mai essere troppo ravvicinato, a meno di particolari condizioni, ma deve lasciare il tempo di far agire i farmaci e far rispondere i capelli: per una calvizie (AGA) non dovrebbe essere inferiore ai 4-6 mesi.
9. Il contatto con il medico
Ultimo e fondamentale non dimenticare che il medico è sempre reperibile per ogni chiarimento di terapie, o andamento del quadro clinico: recarsi e contattare lo stesso specialista e chiedere ad Egli lumi su questi aspetti è la nota principale: solo chi prescrive la terapia e conosce il quadro può intervenire per la sua modufica o modulazione.