Varicocele pelvico femminile, varici vulvari e insufficienza venosa degli arti inferiori

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Dr. Lucio Piscitelli Chirurgo vascolare, Chirurgo generale

Il Varicocele Pelvico Femminile rappresenta una entità nosologica che in tempi relativamente recenti ha subìto una rivisitazione anche in relazione ai suoi rapporti con le affezioni venose degli arti inferiori

Il Varicocele Pelvico Femminile rappresenta una entità nosologica certamente non nuova, ma che in tempi relativamente recenti ha subìto una rivisitazione anche in relazione ai suoi rapporti con le affezioni venose degli arti inferiori, grazie anche alla maggiore diffusione delle tecniche diagnostiche ultrasonografiche e agli studi di anatomia e fisiopatologia venosa del dott. Claude Franceschi.

Si tratta di una patologica dilatazione e perdita di tono dei plessi venosi periuterini e ovarici che, oltre a provocare una sintomatologia pelvica ben nota ai ginecologi (Sindrome da Congestione Pelvica), è talvolta responsabile del realizzarsi di specifici punti di fuga, attraverso i quali l'ipertensione venosa dal bacino può propagarsi agli arti inferiori, dando luogo a quadri di insufficienza venosa caratterizzati da sintomatologia e distribuzione topografica particolari.

Nella donna il varicocele pelvico si associa nel 100% dei casi a dolore pelvico cronico riferito a livello del basso ventre, intermittente o continuo, spesso in coincidenza con il ciclo mestruale; talvolta può estendersi alla parte posteriore delle cosce e delle natiche e spesso si accompagna a sintomi di urgenza urinaria, a costipazione intestinale o a congestione emorroidaria.

In circa il 40% dei casi è presente dispareunia (difficoltà ad avere normali rapporti sessuali), nel 15% si manifesta dismenorrea (dolori durante il ciclo mestruale) e nel 60% si riscontrano varici della parte inferiore della vagina, della vulva eo degli arti inferiori. Si tratta in quest’ultimo caso di varicosità definite atipiche perché tendono a distribuirsi alle cosce in territori diversi da quelli della ben più frequente insufficienza ostiale della Safena, prendendo origine da plessi venosi emorroidari, del perineo (zona anatomica comprendente ano e genitali esterni), delle grandi labbra o della regione inguinocrurale.

Non raramente queste donne sono già state sottoposte con scarsi risultati ad interventi per la correzione di varici degli arti inferiori. In altri casi la comparsa precoce di varici recidive deve far sospettare l’esistenza di reflussi extrasafenici riferibili alla sindrome da congestione pelvica.

La conferma diagnostica, dopo un attento esame clinico, viene fornita dall’Ecocolordoppler pelvico e transvaginale.

Il trattamento potrà richiedere, a seconda dei casi, procedure di tipo medico, chirurgico, scleroterapia locoregionale, sclerosi endovasale percutanea con tecnica angioradiologica.

Data pubblicazione: 04 giugno 2011

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