Chirurgia Plastica e immagine di se stessi
Quando i difetti funzionali e/o estetici sono tali da compromettere l’accettazione della propria immagine, la chirurgia plastica può essere di ausilio, rendendo i tratti somatici più armonici, al fine di un completo recupero del benessere fisico e mentale.
Introduzione
L’immagine di se stessi viene percepita attraverso un complesso processo mentale di integrazione di tutte le stimolazioni sensitive, in particolare di quelle visive. Ai fini di un corretto equilibrio psicofisico è opportuno però che ciascuno di noi accetti la propria immagine, ma si possono verificare casi in cui ciò non avviene, a causa di molteplici fattori culturali, psicologici o fisici.
Spesso il chirurgo plastico è il primo medico a valutare un paziente con problemi di accettazione della propria immagine. E’ a lui che spetta, appunto, stabilire l’entità del problema e impostare un percorso terapeutico e le priorità nel trattamento. In primo luogo, egli deve saper riconoscere i sia pur rari casi di dismorfofobie gravi, quasi sempre associati ad una generica e completa insoddisfazione di se stessi e del proprio aspetto fisico, nei quali qualsiasi intervento di chirurgia plastica estetica, pur tecnicamente perfetto, potrebbe addirittura peggiorare la propria condizione psicologica.
Molto spesso, invece, i pazienti si lamentano di difetti funzionali ed estetici molto ben evidenziati, nei quali essi stessi riconoscono la causa principale del loro disagio
Valutazione clinica
E’ evidente come gravi dimorfismi secondari a alcune patologie malformative congenite (angiomi, labbro leporino, ecc..) rappresentino un grosso problema anche dal punto di vista dell’accettazione della propria immagine.
Ma esistono altri difetti come le orecchie ad ansa (“a sventola”), che pur avendo rilevanza solo estetica, possono creare non pochi disturbi del comportamento anche (e soprattutto!) in un bambino sin dall’età scolare. La correzione del difetto mediante otoplastica porta ad una migliore accettazione di sé, giova all’inserimento scolastico e spesso al rendimento stesso.
Altresì importanti sono poi quegli interventi mirati a correggere inestetismi del viso come la rinoplastica (chirurgia del naso), la blefaroplastica (chirurgia delle palpebre) che creano un armonia esteriore che può rispecchiare meglio i tratti del proprio carattere.
L’immagine del proprio corpo può determinare seri problemi di accettazione, basti pensare ad un seno molto piccolo o a mammelle completamente differenti tra loro per forma e volume, o alle grosse ipertrofie mammarie (gigantomastie). In tutti questi casi il risultato di un intervento di mastoplastica, porta a sensibili miglioramenti fisici e comportamentali.
Anche i depositi adiposi, che possono andare da piccoli eccessi sui glutei o sull’interno delle ginocchia fino ad adiposità diffuse e gravi, possono beneficiare di opportuni trattamenti di chirurgia plastica.
Infine, la non-accettazione della propria immagine può essere secondaria ad interventi mutilanti come quello di mastectomia (asportazione della mammella) per tumore. La conseguenza di ciò è un trauma psico-fisico, che può essere superato grazie alla ricostruzione di una neo-mammella.
Conclusione
In conclusione possiamo affermare che il percorso terapeutico è sicuramente articolato e spesso è utile il supporto psicologico che aiuti il chirurgo plastico a meglio identificare l’entità del disagio.
Laddove i difetti funzionali e/o estetici siano riconosciuti essere tali da compromettere l’accettazione della propria immagine, la chirurgia plastica può essere di ausilio, rendendo i tratti somatici più armonici, al fine di un completo recupero del benessere fisico e mentale.