Chirurgia plastica della mammella tuberosa
La mammella tuberosa rappresenta un problema di non facile soluzione, che impegna il chirurgo plastico estetico a trovare la strategia chirurgica migliore tra le sue a disposizione. Utilizzando metodiche conservative che preservano l’integrità morfo-funzionale della ghiandola, è possibile correggere questo difetto e ottenere un risultato assai gratificante per la paziente.
Introduzione
La deformità nota come mammella tuberosa (“tuberous breast”) è stata descritta da Rees e Aston nel 1976, e successivamente la troviamo descritta con nomi differenti come mammella costretta o erniata (“constricted breast”, “Snoppy breast”, “narrow-based breast”, “herniated areolar complex”). Gli elementi che caratterizzano il quadro clinico sono rappresentati da:
1) un anello fibroso che costringe la base della mammella causandone spesso un iposviluppo che coinvolge maggiormente il polo inferiore
2) una possibile erniazione del tessuto mammario attraverso l’areola
3) un allargamento del complesso areola capezzolo.
Questo tipo di patologia è quasi sempre associata a iposviluppo della ghiandola mammaria e si esprime con quadri clinici differenti e con asimmetrie morfologiche e volumetriche delle due mammelle.
Materiale e metodi
La correzione chirurgica della mammella tuberosa è diversa da caso a caso con un unico elemento comune rappresentato dall’uso dell’impianto protesico per il reintegro volumetrico delle mammelle stesse. Sempre che sia possibile, si utilizzano incisioni cutanee piccole che corrispondono alla metà inferiore dell’areola.
Se necessario, per ridurre un’areola molto larga e per correggere l’erniazione della ghiandola, si prolunga l’incisione a tutta la circonferenza periareolare, mentre solo nei casi più gravi,si devono estendere le incisioni anche alla verticale o al solco mammario. E’ sempre indispensabile, invece, effettuare la correzione della ghiandola mammaria utilizzando tecniche chirurgiche differenti, atte ad allargare la base ed aumentare la distensione dei tessuti, con la finalità di creare una tasca sufficientemente ampia a contenere la protesi mammaria.
L’impianto mammario, infine, viene scelto in base al volume desiderato ma, ancor più importante, con una forma differente che possa allo stesso tempo aumentare la mammella nelle varie proiezioni, distendere bene i tessuti ed adagiarsi perfettamente alla gabbia toracica.
Discussione
La mammella tuberosa si evidenzia subito dopo lo sviluppo puberale e ciò può incidere sulla sfera emotiva della giovane donna, influenzando negativamente la sua vita di relazione. Per questo motivo, una volta concluso lo sviluppo puberale, è indicato l’intervento correttivo: una precoce “normalizzazione” dell’aspetto estetico comporta indubbi vantaggi sul proprio equilibrio psico-fisico.
Nella scelta della tecnica, il chirurgo deve cercare in tutti i modi di salvaguardare l’integrità morfo-funzionale della ghiandola mammaria, utilizzando metodiche conservative ma altrettanto efficaci di altre maggiormente aggressive. Così facendo, la mammella conserverà la sensibilità e la capacità di allattamento futuro.Anche la scelta di utilizzare protesi mammarie di volume non eccessivo è una garanzia di mantenimento del risultato a distanza di anni.
Conclusione
Nel campo della chirurgia della mammella, la mammella tuberosa rappresenta senza dubbio un problema di non facile soluzione che impegna il chirurgo plastico estetico a trovare la strategia chirurgica migliore tra le sue a disposizione. Inoltre, si tratta spesso di giovani donne per cui ci sembra più che mai doveroso tentare una correzione chirurgica con cicatrici”minime”. La cicatrice residua, inoltre, deve essere seguita nella sua evoluzione, affinchè, nel tempo abbia un impatto estetico trascurabile rispetto al miglioramento clinico generale.