Quando il Chirurgo 'dimentica' una garza

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Dr. Lucio Piscitelli Chirurgo vascolare, Chirurgo generale

Per quanto la possibilità di “dimenticare” una garza nel corso di un intervento chirurgico sembri inaccettabile, essa rappresenta un evento possibile, riportato in letteratura e fortemente temuto da ogni Chirurgo

L’abbandono e la ritenzione non intenzionale di garze all’interno del corpo umano nel corso di un intervento chirurgico rappresenta un evento grave, riportato in letteratura e fortemente temuto da ogni Chirurgo, tanto da essere classificato tra gli “eventi sentinella” segnalati dal Ministero della Salute (Governo clinico, qualità e sicurezza delle cure – n° 5).

[ Sono definiti Eventi Sentinella quegli eventi avversi di particolare gravità, che causano morte o gravi danni al paziente e che determinano una perdita di fiducia dei cittadini nei confronti del Servizio Sanitario. http://www.ministerosalute.it/qualita/paginaInternaQualita.jsp?id=238&menu=sicurezza ]

Per quanto agli occhi del profano la possibilità di “dimenticare” una garza nel corso di un intervento chirurgico sembri inaccettabile, non vi è trattato di Chirurgia che non dedichi un importante capitolo alla disamina di questo argomento, noto e ampiamente riportato nelle casistiche.

Oltre ad essere ovviamente prima di tutto un grosso problema per il paziente, questa complicanza rappresenta uno degli argomenti più frequentemente riportati nelle cronache sulla cosiddetta malasanità e impressiona fortemente l’opinione pubblica; costituisce naturalmente motivo di forte accanimento da parte degli Avvocati e grande severità da parte dei Giudici nelle loro sentenze.

Il Chirurgo viene inesorabilmente considerato e presentato come un cialtrone distratto che con colpevole superficialità va “dimenticando” garze nell’addome dei pazienti rendendosi colpevole di un incidente che appare inspiegabile e molto facilmente evitabile.

Eppure, nonostante questa apparente paradossale semplicità, si calcola che questa complicazione possa sorprendentemente intervenire almeno una volta ogni cinquemila procedure; si tratta di una stima difficile a causa della scarsità dei sintomi, relativa difficoltà della diagnosi e scarsa propensione alla segnalazione spontanea dell’evento.

L’incidenza non sembra legata all’esperienza del Chirurgo o della equipe; sembra anzi che proprio i Chirurghi più esperti, forse per l’essere impegnati in interventi più complessi, possano incorrere in questa complicazione.

Gli interventi più frequentemente in questione sono quelli di chirurgia addominale, chirurgia toracica e le procedure legate al parto; ma nessuna sede è indenne: sono segnalati casi occorsi in corso di interventi di chirurgia degli arti, di cardiochirurgia, di neurochirurgia.

 

Una garza intrisa di sangue e stipata in qualche anfratto del campo operatorio può con estrema facilità sfuggire al controllo e alla visibilità, ma esistono ovviamente situazioni favorenti:

  • procedure chirurgiche effettuate in emergenza
  • durata dell’intervento
  • complessità dell’intervento
  • complicazioni impreviste (es. emorragia)
  • cambiamenti inaspettati e quindi non programmati delle procedure durante l’intervento chirurgico
  • obesità
  • interventi che coinvolgono più di una équipe chirurgica
  • fatica o stanchezza dell’équipe chirurgica
  • situazioni che favoriscono l’errore di conteggio (es. garze attaccate tra loro, confezioni difettose)
  • mancanza di una procedura per il conteggio sistematico di strumenti e garze

Le conseguenze che una garza dimenticata nel corpo umano può determinare sono diverse: può restare incapsulata da una reazione fibrotica e dare sintomi scarsi, del tutto assenti o manifestarsi con una occlusione intestinale da aderenze; può determinare una reazione ascessuale con i sintomi dell’infezione e della sepsi; può migrare all’interno di organi cavi (intestino, vescica) dando luogo a perforazioni e danno degli organi interessati.

La mortalità è importante, essendo compresa tra l’11 e il 35 % nelle diverse casistiche.

Ogni equipe, come già detto, teme fortemente questa complicazione e mette a punto procedure per lo più standardizzate nell’intento di prevenirla.

Nonostante tutto ciò, nonostante la precisa conoscenza della problematica e la consapevolezza del rischio, nonostante il timore fortissimo che ogni Chirurgo ha di incorrere in questa complicazione così grave e anche così devastante sul piano mediatico e giudiziario, la sua occorrenza, per quanto sempre più rara, non risulta completamente azzerata.

Non a caso il Ministero della Salute ha affrontato la problematica mediante la emanazione di specifica “Raccomandazione” (n° 2, marzo 2008) in cui vengono descritte dettagliatamente le procedure di conteggio e di verifica dello strumentario chirurgico, le misure da adottare in caso di mancato pareggio del computo, nonché le tecnologie per la riduzione del rischio e per il contenimento delle conseguenze:

http://www.ministerosalute.it/imgs/C_17_pubblicazioni_585_allegato.pdf

Data pubblicazione: 14 marzo 2010