Alcool e Prevenzione Cardiovascolare
La moderata assunzione di alcolici sembra avere un effetto cardioprotettivo, scopriamo come stanno le cose...
Introduzione
La salute e l’efficienza dell’uomo dipendono in gran parte dall’alimentazione, che contribuisce a costruire, rigenerare, mantenere il corpo e a fornire l’energia indispensabile al buon funzionamento dell’organismo. L’ampia varietà di cibi di origine animale e vegetale costituisce il fondamento di un’alimentazione sana e bilanciata. L’alcool non è un nutriente essenziale per l’alimentazione umana ed i suoi effetti sull’organismo dipendono dalle condizioni di assunzione (acuta o cronica), dalla quantità ingerita (moderata o abbondante), dalla circostanza (durante i pasti o a digiuno) e da molti altri fattori individuali (sesso, età, suscettibilità genetica, ecc.).
Alcool e rischio cardiovascolare
Numerosi studi presenti in letteratura hanno evidenziato l’effetto favorevole della moderata assunzione di alcool sul rischio cardiovascolare, sia nel sesso maschile che in quello femminile. In particolar modo i moderati bevitori sembrano avere, rispetto ai non bevitori ed ai grandi bevitori, una riduzione di mortalità cardiovascolare (1- 3). Il possibile effetto cardioprotettivo sembra essere mediato dall’aumento del colesterolo “buono” HDL, degli acidi grassi omega 3, dell’ossido nitrico, potente agente vasodilatatore; e da una riduzione dei trigliceridi e degli indici infiammatori (4- 6).
Quanto alcool aiuta il cuore?
Per beneficiare dell’effetto cardioprotettivo dell’alcool, le linee guida della Società Europea di Cardiologia sulla Prevenzione Cardiovascolare (7) suggeriscono di limitare il consumo di alcolici fino ad un massimo di 30 grammi di etanolo al giorno per gli uomini (pari a 2-3 bicchieri di vino/birra), e 20 grammi al giorno per le donne (pari a 1-2 bicchieri di vino/birra). Le evidenze in letteratura medica suggeriscono un’ assunzione a piccoli sorsi durante i pasti, in modo che l’alcool possa essere assorbito più lentamente (circa 3 ore) e metabolizzato più efficacemente, evitando la trasformazione in grassi e l’effetto tossico sulle cellule del sistema nervoso.
Vino rosso o vino bianco?
Non esistono studi randomizzati sugli uomini che dimostrino il maggior effetto cardioprotettivo del vino rosso rispetto al vino bianco o agli altri tipi di alcolici (8). Agli inizi degli anni Ottanta fu postulata la teoria conosciuta come “paradosso francese”, legata al fatto che in alcune regioni della Francia vi era una mortalità minore, a fronte di un dieta abbastanza ricca di grassi, in soggetti che assumevano moderatamente vino rosso (9). Questo dato fu rafforzato più tardi dall’evidenza che nella regione dell’Alsazia, dove si consumava prevalentemente vino bianco, la mortalità era superiore del 50% rispetto alle aree mediterranea in cui veniva assunto prevalentemente vino rosso (10). Gli studi osservazionali e sperimentali fino ad oggi eseguiti ci orientano verso un maggiore effetto protettivo del vino rosso, da ascrivere principalmente all’elevato contenuto di polifenoli (0,2-0,3 g/l), ed in particolar modo del resveratrolo, presente nella buccia dell’uva, che ha documentati effetti antiossidanti, vasculoprotettivi, antiaggreganti, antifibrotici e pro metabolici (11- 13).
Bere in moderazione o essere astemi?
Per quanto siano sempre crescenti le evidenze dei potenziali effetti cardioprotettivi della moderata assunzione di alcool, le società scientifiche cardiologiche internazionali non consigliano agli astemi di iniziare a bere alcolici al fine di prevenire le malattie cardiovascolari, avendo a disposizione modificazioni dello stile di vita molto più sicure, come smettere di fumare, praticare esercizio fisico, assumere una dieta sana ed equilibrata. L’alcool può infatti provocare dipendenza ed è associato ad un aumentata incidenza di accidenti cerebrovascolari (14).
Alcool: rapporto medico-paziente
Il consumo di alcool dovrebbe essere uno degli argomenti di conversazione fra medico e paziente. Ciascun paziente dovrebbe infatti informare il proprio medico, senza pregiudizio alcuno, circa la tipologia e la quantità di alcolici che assume. Il compito del medico deve essere quello di avvertire il paziente dei potenziali rischi e benefici derivanti dal consumo di alcool, che vanno valutati caso per caso, alla luce delle patologie concomitanti e della terapia farmacologica in atto. In linea generale, i gradi bevitori dovrebbero ridurre l’assunzione a quantità moderate, mentre non c’è alcun motivo scientificamente provato che giustifichi che un astemio cominci ad assumere alcolici, così come un moderato bevitore diventi astemio, in assenza di controindicazioni specifiche.
Conclusioni
La limitazione dell’ assunzione di alcool a quantità moderate, in particolare di vino rosso, nel contesto di una sana ed equilibrata alimentazione non disgiunta dall’attività fisica e dalla cessazione del fumo, può rappresentare un’ ulteriore arma per prevenire l’insorgenza e rallentare la progressione della malattia aterosclerotica cardiovascolare. L’esempio del vino rosso rende ancora una volta attuale in medicina la celebre frase di Paracelso secondo cui:
“Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit”
(Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto)
Bibliografia
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