La vertigine nel bambino
La vertigine in età pediatrica rappresenta a volte un problema di non facile soluzione per lo specialista ed una condizione estremamente preoccupante per i genitori. Le possibili cause sono particolarmente numerose, alcune delle quali estremamente impegnative. Con un’attenta anamnesi ed una corretta valutazione audio-vestibolare le cause vengono identificate e, ove possibile, definitivamente trattate.
Introduzione
I disturbi dell’equilibrio in età pediatrica sono solo apparentemente poco frequenti e questo in genere per la difficoltà di esprimere correttamente il disturbo da parte del piccolo, per la durata spesso breve del sintomo ed a volte per la sottovalutazione da parte dei genitori del disturbo lamentato dal piccolo.
Per questi motivi, soltanto una minima parte di bambini giunge all’osservazione medica specialistica.
Se poi consideriamo che l’aspetto fondamentale per una corretta diagnosi è la precisa descrizione del sintomo, la sua durata, la sua frequenza e l’eventuale associazione con altri disturbi, è chiaro quanto possa essere complicato giungere ad una diagnosi, per la quale spesso è indispensabile l’aiuto e l’ intuizione dei genitori.
Ne consegue che l’approccio a questi piccoli pazienti è differente rispetto all’approccio che si ha nei confronti dell’adulto e richiede una particolare esperienza.
Quali sono le cause
Nel bambino come nell’adulto le cause di vertigine possono essere periferiche o centrali.
Per cause periferiche intendiamo qualsiasi patologia che interessi l’orecchio medio, il labirinto o il nervo vestibolare; tra queste ricordiamo anomalie congenite (sindromi genetiche, embriopatie), cause familiari (tra le quali l’areflessia vestibolare familiare) e cause acquisite (neurolabirintiti virali o batteriche, traumi, malattia di Menière, idrope endolinfatico ritardato, otomastoidite cronica, colesteatoma, otite media, vertigine parossistica posizionale benigna, ototossicità da farmaci, malattie autoimmuni). Le patologie periferiche si accompagnano frequentemente disturbi uditivi.
Per cause centrali intendiamo qualsiasi patologia che interessi le vie vestibolare centrali (tronco encefalico e cervelletto in particolare); tra queste ricordiamo anomalie congenite (malformazione di Arnold-Chiari, epilessia vestibolare), cause familiari (torcicollo parossistico benigno dell’infanzia, la vertigine-atassia periodica familiare, l’emicrania, la vertigine parossistica dell’infanzia) e cause acquisite (tumori infratentoriali, traumi, encefalite, malformazioni artero-venose, conflitti vascolo-nervosi).
Tra quelle elencate, la causa di vertigine di gran lunga più frequente in età pediatrica è senz’altro la vertigine parossistica dell’infanzia (VPI).
La VPI interessa bambini di età compresa generalmente fra 1 e 4 anni ed è caratterizzata da brevi crisi di vertigine ed instabilità in assenza di qualsiasi fattore scatenante. Tipicamente, il piccolo sospende qualsiasi attività, si immobilizza, impallidisce, appare spaventato, il tutto per circa 1-2 minuti; superata la crisi, il piccolo spesso ritorna alle sue normali attività senza alcun problema residuo. Nel bambino con VPI la visita neurologica e la RMN dell’encefalo risultano nella norma. Il 50 % dei bambini guarisce con la crescita mentre il restante sviluppa una emicrania classica.
La causa della VPI è sconosciuta ma è estremamente probabile che si tratti di un equivalente emicranico, ossia di un sintomo determinato da una predisposizione ereditaria all’emicrania, le cui manifestazioni cliniche cambiano a seconda dell’età e che devono essere conosciuti per indirizzare correttamente la diagnosi.
Gli equivalenti emicranici possono essere distinti in equivalenti emicranici vestibolari, ai quali appartiene la VPI, e non vestibolari, molti dei quali rappresentano dei veri e propri precursori dell’emicrania. Tra questi ricordiamo, il torcicollo parossistico benigno dell’infanzia (frequente nel primo anno di vita, può durare fino a 4 giorni), il vomito ciclico e l’emicrania addominale (frequente tra 4 e 10 anni, caratterizzati da dolore addominale di lunga durata e ricorrente, crampi periombelicali, nausea e vomito in assenza di altre cause), l’emicrania acefalgica (frequente tra 5 e 12 anni, caratterizzata da una serie di disturbi generalmente visivi che non sfociano, come spesso accade, nella cefalea), l’emicrania confusionale acuta (tipica del periodo adolescenziale, caratterizzata da agitazione, confusione, disturbi della memoria). Altre manifestazioni cliniche che orientano la diagnosi verso una forma emicranica sono l’iperattività dei primi sei mesi di vita, i dolori migranti a carico degli arti ed in particolare la cinetosi (mal d’auto) ed i disturbi del sonno come il sonnambulismo, il bruxismo, il sonniloquio (parlare durante il sonno).
Un ruolo fondamentale nella genesi dei sintomi è da attribuire ad un disordine vascolare transitorio e ricorrente a carico del tronco encefalico, associato ad un’ischemia reversibile dei nuclei vestibolari, fenomeni che giustificano la ricorrenza dei sintomi.
La presenza di franca cefalea è piuttosto rara in questi piccoli pazienti.
Da quanto riportato, nel bambino con vertigine la causa più frequente è la VPI: la presenza di familiarità per emicrania (genitori?, parenti di primo grado?, fratelli o sorelle?) e la presenza di equivalenti non vestibolari orientano verso questa forma di vertigine, che va evidentemente seguita nel tempo per valutarne la scomparsa o la trasformazione in emicrania.
Come si fa la diagnosi
Come nell’adulto, la diagnosi si basa sulla raccolta meticolosa dell’anamnesi, sull’esecuzione dell’esame vestibolare e, ove possibile, sullo studio della funzione uditiva utilizzando metodiche basate sulla risposta del piccolo o metodiche elettrofisiologiche che consentono una valutazione anche in assenza di collaborazione.
In casi particolari, possono rendersi necessarie una valutazione neurologica ed indagini neuroradiologiche, quali RMN o TC del cranio, una valutazione cardiologica, visita oculistica o altre indagini specialistiche di supporto.
Qual è il trattamento
Nelle forme periferiche, in presenza di patologie acute a carico dell’orecchio medio o interno il trattamento si avvale generalmente di una terapia antinfiammatoria ed antibiotica; in presenza di patologie croniche a carico dell’orecchio medio o di patologie neoplastica benigne a carico del nervo vestibolare (neurinoma) il trattamento sarà di tipo chirurgico.
Molto più complesso è il trattamento delle forme centrali, soprattutto quando si tratta di malattie neoplastiche, per le quali possono essere utilizzati trattamenti combinati chirurgici e di chemioterapia.
Una nota a parte merita la VPI. In base alla frequenza ed alla gravità delle crisi si potrà decidere se eseguire o meno un trattamento preventivo per l’emicrania, rappresentandone la VPI un equivalente.
Conclusioni
La vertigine in età pediatrica è molto più frequente di quanto si possa pensare e rappresenta a volte un problema di non facile soluzione per lo specialista ed una condizione estremamente preoccupante per i genitori.
Le possibili cause di vertigine sono particolarmente numerose e, soprattutto, alcune di esse sono estremamente impegnative mentre altre sono trattabili e benigne.
Con un’attenta anamnesi ed una corretta valutazione audio-vestibolare le cause vengono identificate e, ove possibile, definitivamente trattate.
Fra queste, il ruolo principale è rivestito dalla VPI, una forma di vertigine particolarmente frequente che deve essere correttamente identificata ed eventualmente trattata, in base alla gravità dei sintomi.