Induratio Penis Plastica (I.P.P.)

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Dr. Diego Pozza Andrologo, Endocrinologo, Chirurgo generale, Oncologo, Urologo

Le dieci domande per sapere tutto sulla Malattia di Peyronie

Malattia di Peyronie (10 Domande e 10 Risposte)

1. Cos’è la Induratio Penis Plastica (I.P.P.)?

Spesso, dopo i 50 anni, ma anche prima o dopo, possono comparire dei fenomeni che coinvolgono il pene, determinando dolore alla erezione, al toccamento o sfregamento, accompagnati da incurvamenti dell’asta in erezione.

Questi fenomeni non hanno una chiara relazione con un trauma od altro, compaiono in maniera subdola e, per questo provocano meraviglia e preoccupazione.

Successivamente compare una zona di indurimento a carico del pene, la placca, che pur non determinando particolare dolore o fastidio, si associa ad un netto incurvamento dell’asta in erezione tanto da rendere complessa, se non impossibile, la penetrazione.

Spesso a questi fenomeni si associa una variabile diminuzione della qualità dell’erezione. Non si riesce più ad ottenere un a ottimale rigidità e la rigidità ottenuta tende a decrescere velocemente non consentendo un rapporto sessuale ottimale.

  

2. Quali sono le cause del fenomeno?

Fino ad ora non si è riusciti a conoscere appieno la natura della malattia che venne descritta già nel 1561 da Vesalio e nel 1743 da Francois de La Peyronie, medico di Luigi XV, che ne ha dato la prima comunicazione scientifica ed il nome. Ancora oggi non si sa con precisione quale sia la causa specifica del fenomeno. Ci sono molte ipotesi.

Si pensa che ci sia una certa correlazione con malattie del collageno, artriti, morbo di Dupuytren, lesioni tendinee ed altro; si è osservata una certa maggior frequenza nei soggetti arteriosclerotici, ipertesi e diabetici; si è ipotizzata una diminuzione della elasticità dei tessuti che formano i corpi cavernosi del pene (i serbatoi che si riempiono di sangue durante l’erezione), che potrebbero andare incontro a micro-lesioni di tipo traumatico durante certe manovre del coito, flessioni, piegamenti, forzature.

Queste micro-lesioni innescano un processo riparativo cellulare, operato da certe cellule specializzate, i fibroblasti, con la formazione di tessuto fibroso di tipo riparativo (fibrina). Verrebbe a mancare il segnale biologico che arresta tale processo di riparazione e quindi i fibroblasti continuerebbero a produrre fibrina e tessuto connettivo in eccesso alla lesione, formando un ispessimento, la placca.

Guarda il video: 3 domande sul pene curvo

3. Perché si avverte dolore?

Nella prima fase di formazione della placca, avviene una reazione di tipo infiammatorio che può portare alla liberazione di sostanze chimiche (istamina) che provocano dolore ogni qualvolta il tessuto infiammatorio viene messo sotto tensione e quindi durante le erezioni notturne, durante la frequente erezione che si verifica al risveglio e tanto più durante le erezioni indotte e provocate nella attività sessuale.

 

4. Perché il pene si piega?

All’interno del pene ci sono due serbatoi, conformati a cilindro, i corpi cavernosi, che riempiendosi di sangue durante la eccitazione sessuale, aumentano di lunghezza, calibro e dimensioni. Il tessuto di rivestimento, l’albuginea, è spessa e fibrosa, con pareti simmetriche e quindi si distende, allunga ed ingrossa in maniera assolutamente simmetrica durante la distensione erettile.

Se, su una parte del corpo cavernoso, si forma una lesione fibrosa, la placca, ispessita e anelastica, è evidente che nella dilatazione del corpo cavernoso, durante l’ erezione, quella zona non si distenderà in maniera adeguata e quindi determinerà una forzata ripiegatura.     Tutto il pene, quindi, in erezione, apparirà incurvato in corrispondenza della placca.

Il più spesso verso l’alto, ma anche verso il basso o lateralmente se la placca interessa un solo corpo cavernoso. Qualche volta la placca può avere una forma ad anello e quindi determinare un restringimento anulare del pene in erezione con minore rigidità distale.

 

5. E’ pericoloso avere erezioni e rapporti quando compare il dolore?

No, anche se l’erezione del pene determina dolore o disagio e se lo sfregamento manuale o vaginale del pene determina sensazioni spiacevoli o dolorose il rapporto sessuale non è controindicato. Non è assolutamente nocivo, ma certo l’interessato deve valutare la dose di piacere e quella di disagio o dolore nel decidere se avere attività sessuale.

 

6. Può essere pericoloso forzare l’incurvamento con l’erezione e la penetrazione?

Anche per l’incurvamento vale la stessa regola che per il dolore. Il pene curvo può richiedere manovre anche complesse per poter penetrare ma non può avere particolari danni dall’atto coitale. Ugualmente è abbastanza infrequente che l’incurvamento del pene possa determinare disagio, fastidio o dolore alla partner. La parete vaginale non dovrebbe reagire con stimoli dolorosi allo sfregamento di un’ asta incurvata.

Il più delle volte si tratta di un disagio “psicologico”. Si pensa che l’atto sessuale possa essere dannoso o pericoloso per il pene dell’uomo e si teme che il pene curvo possa determinare danni di tipo vaginale o genitale.

 

7. E’ una malattia contagiosa?

Assolutamente no. Non si tratta di una malattia infettiva e quindi non esiste possibilità di contagio del partner.

 

8. Cosa bisogna fare quando ci si accorge di questa malattia?

Si deve andare dal proprio Medico di Famiglia che vi rassicurerà di non avere qualche malattia “brutta” o di tipo tumorale e vi invierà allo specialista andrologo che, dopo aver effettuato una accurata visita, vi farà eseguire una ecografia dinamica del pene o, meglio, un Eco Color Doppler per valutare anche la funzione circolatoria erettile.

Possono essere effettuati anche semplici indagini quali la Biotesiometria. Una valutazione dell’ erezione per documentare fotograficamente l’entità dell’incurvamento. In casi particolari può essere effettuata una RMN dell’asta che permette una visione in dettaglio delle strutture cavernose.

 

9. Quali sono le soluzioni e le terapie mediche?

Una volta fatta la diagnosi e riassicurato il paziente si inizia con una terapia medica che ha lo scopo di ridurre il dolore ed arrestare l’evoluzione della malattia. Vengono usati Vitamina E e derivati del Carnitene. (in un recente passato Potaba, Piascledine, Tamoxifene, altri farmaci).

In casi particolari può essere utile utilizzare la somministrazione iontoforetica di Cortisonici e Verapamil. In presenza di placche piccole e limitate, tali sostanza possono essere iniettate intraplacca ambulatoriamente. Altre modalità terapeutiche (laser, ultrasuoni, termoterapia, onde d’urto) non hanno dimostrato alcuna concreta efficacia.

 

10. Ci possono essere soluzioni chirurgiche?

Se la placca determina molto disagio o se la curvatura del pene rende difficile o impossibile la penetrazione, si può ricorrere alla chirurgia che consente di correggere la curvatura (le semplici corporoplastiche sec. Nesbit o Yachia) pur con un certo accorciamento del pene oppure agli interventi di incisione od asportazione della placca e copertura della albuginea con tratti di vena prelevati dalle gambe o con materiale eterologo (di origine animale) estremamente duttile.

Questa chirurgia consente un buon raddrizzamento del pene, senza determinare alcun accorciamento dell’asta, che anzi appare allungata. Dopo la chirurgia, se la erezione non fosse ottimale si può eventualmente fare uso di farmaci per l’erezione quali le iniezioni intracavernose di PGE1, o le compresse di Viagra, Cialis o Levitra con buona soddisfazione.

Gli interventi sono effettuabili in anestesia locale o regionale anche in day hospital. L’intervento chirurgico migliore è rappresentato dall’impianto protesico endocavernoso che elimina la curvatura, ristabilisce la lunghezza del pene e consente una normale attività sessuale in qualunque momento senza dover ricorrere a farmaci od ad iniezioni intracavernose.

 

Data pubblicazione: 03 giugno 2011

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