Dimensioni del pene: se il rapporto tra lunghezza e circonferenza causa rigidità insufficiente
La rigidità del pene in erezione non dipende solo dalla pressione all’interno del pene, ma anche dalla “forma” del pene stesso, intesa come rapporto tra lunghezza e circonferenza. Un rapporto estremo (pene troppo sottile per una data lunghezza) può determinare difficoltà di rigidità.
1. Introduzione
La rigidità del pene in erezione non dipende solo dalla pressione all’interno del pene, ma anche dalla “forma” del pene stesso, intesa in particolare come rapporto tra lunghezza e circonferenza del pene.
A parità di pressione interna al pene abbiamo due possibili estremi: un pene che presenta una completa rigidità, un altro tumescente (cioè “gonfio”), ma non rigido, che potrebbe piegarsi al tentativo di penetrazione.
Come può essere? In un certo senso la risposta è intuitiva; proviamo a pensare a due colonne, dello stesso materiale e dello stesso volume, ma una lunga e sottile, l’altra corta e larga. Istintivamente la colonna in grado di sopportare un carico maggiore senza spezzarsi è la seconda: quella corta e larga. E nel pene capita lo stesso: esistono casi estremi di individui con un pene troppo sottile per quella data lunghezza i quali, pur non avendo nessun problema né psicologico né fisico, non riescono ad ottenere una sufficiente rigidità, per motivi esclusivamente legati al rapporto tra le due dimensioni lunghezza e circonferenza.
2. La Disfunzione Erettile su base Geometrica
Si ha in altri termini una “Disfunzione Erettile su base Geometrica”, definibile come difficoltà di erezione dovuta esclusivamente ad un estremo rapporto lunghezza/circonferenza del pene (cioè in assenza di altre possibili cause: psicologiche, ormonali, circolatorie, eccetera), che necessita, per ottenere una rigidità peniena completa, di valori di pressione sanguigna all’interno del pene “sovrafisiologici” (cioè superiori al normale), e quindi non raggiungibili dalla persona che ha questo problema.
3. L’identikit del soggetto affetto da Disfunzione Erettile su base Geometrica
Il quadro tipico è: persona giovane, che da sempre ha difficoltà di erezione, che non viene risolta in maniera completa né con i comuni farmaci orali per l’erezione (sildenafil, vardenafil o tadalafil) né con iniezioni intracavernose di alprostadil.
Questi farmaci infatti possono al massimo determinare valori normali di pressione di sangue all’interno del pene, mentre nei veri casi di Disfunzione Erettile su base Geometrica sono necessari valori di pressione SUPERIORI ALLA NORMA, che quindi non possono essere prodotti da questi farmaci.
4. Come fare a capire se si è affetti da Disfunzione Erettile su base Geometrica?
Se esiste il sospetto di rientrare in questa situazione una prima rudimentale verifica diagnostica la si può fare dividendo la lunghezza del proprio pene per la sua circonferenza, in erezione. Abbiamo detto che chi ha questo problema non riesce ad ottenere una piena rigidità, ma solitamente raggiungere un buon grado di “tumescenza” (gonfiore) del pene. Si tratta di misurare in stato di massima tumescenza la lunghezza del pene, presa dall’apice del glande (punta del pene) all’osso pubico, e di dividerla per la circonferenza del pene, ottenuta sempre in stato di massima tumescenza, preferibilmente alla base del pene. Se questa divisione, che costituisce in altri termini il “rapporto tra lunghezza e circonferenza del pene”, dà un valore di 1.32 o superiore, è abbastanza probabile che vi sia difficoltà a raggiungere la piena rigidità in erezione a causa di problemi geometrici del pene.
La diagnosi di certezza di deficit erettile di rigidità su base geometrica si ha con la dimostrazione che la rigidità è possibile solo a spese di valori sovrafisiologici di pressione all’interno del pene; l’indagine che permette questa valutazione si chiama “cavernosometria dinamica”.
Figura 1: valutazione di rigidità assiale in corso di cavernosometria dinamica
6. Esistono cure per la Disfunzione Erettile su base Geometrica?
Per le persone con diagnosi certa di questa patologia esistono possibilità di trattamento chirurgico, che devono essere valutate da caso a caso. I principi di trattamento hanno come obiettivo una normalizzazione del rapporto tra lunghezza e circonferenza del pene mediante la modifica chirurgica della geometria peniena, principalmente tramite aumento della circonferenza del pene e/o minima riduzione della sua lunghezza (figura 2).
Figura 2a: caso di Disfunzione Erettile su base Geometrica sottoposto
ad aumento di circonferenza: circonferenza preoperatoria (9.5 cm)
Figura 2b: stesso caso; valutazione postoperatoria:
circonferenza a 1 anno dall’intervento (11.5 cm)
7. Per finire:
Alcune considerazioni sulla “dismorfofobia peniena”
Esiste una patologia relativa alle dimensioni del pene che va nettamente distinta dalla Disfunzione Erettile su base Geometrica: la Dismorfofobia Peniena. Per Dismorfofobia Peniena si intende una situazione in cui un soggetto non accetta le dimensioni del proprio pene perché, seppur normali, vengono vissute come inadeguate. In questi casi non vi sono difficoltà di erezione, se non eventualmente su base psicologica. Sebbene vi siano proposte di chirurgia per questi casi, personalmente ritengo che, essendo il disagio delle persone affette da dismorfofobia su base psicologica, solo un approccio psicosessuologico/psicoterapeutico/psichiatrico sia indicato.
Alcune considerazioni sugli estensori penieni
Frequentemente soggetti non soddisfatti delle proprie dimensioni si affidano a vari tentativi di trattamento, tra cui vi sono gli estensori penieni. Questi strumenti possono IN ALCUNI CASI determinare un effettivo aumento di lunghezza peniena di anche 1,5 cm. Ma va evidenziato che in situazioni limite di rapporto lunghezza/circonferenza questo aumento di lunghezza potrebbe determinare una diminuzione di rigidità in erezione, proprio per una alterazione del rapporto lunghezza/circonferenza. Va inoltre ricordato che l’impiego di questi strumenti, senza supervisione medica, può essere a rischio di abrasioni-ulcerazioni-infezioni nel solco al di sotto del glande.
In conclusione
Esistono casi di difficoltà di rigidità del pene su pura base geometrica, diagnosticabili mediante calcolo del rapporto tra lunghezza e circonferenza del pene e cavernosometria dinamica, e potenzialmente curabili chirurgicamente.