Il maschio italiano, la “vittima” della procreazione medicalmente assistita
Spesso una semplice terapia medica, o un piccolo intervento chirurgico, sarebbe in grado di risolvere la causa di infertilità maschile, consentendo di raggiungere l’obiettivo di una gravidanza naturale, ma purtroppo poco viene fatto per diagnosticarla o trattarla
Le più recenti statistiche collocano l’Italia agli ultimi posti tra i paesi europei per tasso di natalità, con un valore per il 2013 pari a 1,39 figli per donna, quando il tasso medio perché sia possibile un ricambio generazionale è di 2,1.
Se in alcuni casi ciò può essere legato a scelte, più o meno forzate, in altri casi invece il figlio, pur desiderato, non arriva. Le statistiche indicano che ogni anno, in Italia, 60.000 nuove coppie abbiano difficoltà ad avere figli dove si stima che in circa la metà dei casi la sterilità sia d’origine maschile e nell’altra metà femminile.
Nonostante questi numeri, la sterilità è vissuta come un problema privato e individuale, del quale si parla poco e male. I toni sensazionalistici dei pochi articoli che si leggono sull’argomento nascondono la realtà di un problema che, se mal affrontato, può rivelarsi devastante per l’equilibrio della coppia.
L'International Council on Infertility Information Dissemination (INCIID, Consiglio Internazionale per la Diffusione di Informazioni sull'Infertilità) considera una coppia sterile se non c'è stato concepimento dopo un anno di rapporti non protetti.
Il massimo di fertilità femminile nella donna si ha a 23 anni; quindi decresce prima lentamente, fino a 30 anni, poi rapidamente dopo i 35 anni, fino alla menopausa.
Da un punto di vista sociologico, l’allungamento dei percorsi formativi ha spostato in avanti l’età media nella quale una coppia decide di procreare e oltre al fisiologico declino della fertilità legato all’avanzare degli anni, esistono numerose situazioni patologiche e stili di vita che possono influenzare negativamente la fertilità, sia maschile sia femminile.
Tra queste, particolarmente importanti sono il vizio del fumo, l’obesità, l’esposizione a fattori nocivi ambientali e alimentari, le malattie sessualmente trasmissibili, e numerose altre patologie sia dell’apparato genitale sia di tutto l’organismo (sistemiche).
I dati epidemiologici, facendo spesso riferimento al numero di figli per donna, tendono a sottovalutare la componente maschile nell’infertilità di coppia. In realtà, la concentrazione media di spermatozoi è calata del 60% negli ultimi 70 anni, e il numero dei maschi che producono un numero insufficiente di spermatozoi (oligospermici) è passato dal 5% al 20% della popolazione.
Le cause di questa “epidemia” sono ascrivibili al mutato stile di vita, alla maggiore libertà sessuale, alla diffusione nell’ambiente di sostanze inquinanti. Purtroppo il progredire di patologie degenerative occulte, gli esiti delle patologie infettive legate alla promiscuità e l’esposizione ad agenti nocivi tra i quali i diffusi “distruttori endocrini”, agenti con effetto simil-ormonale diffusi nell’ambiente e negli alimenti, complottano nel ridurre drasticamente la capacità riproduttiva dell’individuo.
La prima risposta della scienza medica a questo diffuso problema dovrebbe risiedere nella prevenzione, sempre invocata in ogni dibattito e confermata nelle leggi, ma molto spesso disattesa nella pratica. Stili di vita sani e screening per la prevenzione e diagnosi precoce delle principali patologie, oltre ad un’adeguata informazione, dovrebbero costituire i cardini della prevenzione dell’infertilità maschile.
Nella pratica clinica, per motivi soprattutto di ordine culturale, spesso la coppia infertile si rivolge esclusivamente all’Ostetrico-Ginecologo, figura competente a diagnosticare e trattare l’infertilità femminile. In ciò tuttavia si annida il rischio di una sottovalutazione delle problematiche maschili, che se correttamente diagnosticate e trattate consentono spesso di risolvere il problema nel modo più naturale possibile.
In questo, come in altri campi, l’evoluzione di tecniche sempre più sofisticate ha portato a perdere di vista l’essenza stessa dell’atto medico, che deve partire anzitutto da una diagnosi il più corretta e precisa possibile.
Poichè oggi è possibile ottenere un embrione fecondato partendo da un singolo spermatozoo e da una cellula uovo, attraverso sofisticate tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA), la tentazione di ricorrere ad una tecnica di PMA, saltando a piè pari ogni fase diagnostica maschile, porta ad una medicalizzazione esasperata della procreazione, con un dispendio improprio di mezzi senza aver neppure tentato di diagnosticare e curare la malattia che ha determinato l’infertilità maschile.
Vuoti legislativi e normativi favoriscono un atteggiamento superficiale nei confronti del maschio infertile, condannato al ruolo di fornitore di un’imbarazzante provetta di seme. Spesso una semplice terapia medica, o un piccolo intervento chirurgico, sarebbe in grado di risolvere la patologia maschile, consentendo di raggiungere l’obiettivo di una gravidanza naturale; in alcuni casi, la malattia causa d’infertilità maschile può essere progressiva, pericolosa o invalidante, ma purtroppo poco viene fatto per diagnosticarla o trattarla.
Che ruolo ha la Società italiana di Andrologia nel cercare di tutelare il maschio infertile?
La "Società Italiana di Andrologia" (S.I.A.) è una associazione scientifica senza fini di lucro, volta allo studio, alla prevenzione ed alla cura delle disfunzioni organiche e funzionali dell'apparato genitale maschile e della sessualità di coppia. Essa si propone di promuovere e di favorire gli studi e la ricerca tecnico-scientifica nel campo dell'Andrologia, anche sotto l'aspetto socio-antropologico, consentendo inoltre lo sviluppo ed il corretto esercizio dell'attività professionale in ambito andrologico.
Tra le numerose iniziative, la SIA ha promosso per circa 10 anni la “Settimana della Prevenzione Andrologica”, durante la quale gli specialisti effettuavano visite androlgiche gratuite; ha inoltre svolto numerose campagne di sensibilizzazione mediatica e istituzionale (ministeri, assessorati regionali e singole AUSL) sui problemi andrologici, oltre a iniziative rivolte soprattutto al mondo della scuola, nell’ottica della prevenzione.
Nel 2016 la SIA prevede un progetto per l’organizzazione di corsi educativi indirizzati ai cittadini con particolare attenzione alle famiglie con figli piccoli o adolescenti, agli insegnanti, alle coppie alla ricerca di un figlio che culminerà in una Giornata Nazionale dedicata al tema della fertilità: “Fertility day”.
L’evento previsto dal ministero della Salute sarà promosso su scala nazionale per il prossimo 7 maggio 2016, con successiva cadenza annuale, in tutte le città che aderiranno, con il coinvolgimento dei Sindaci dei Comuni, degli Ordini dei Medici, delle Società Scientifiche, delle Farmacie, delle Scuole e delle Famiglie.
Bibliografia
- Maretti C.- Coordinatore Nazionale commissione “PMA e Fertilità” della Società Italiana di Andrologia
- Egidi V. Invecchiamento, longevità, salute: nuovi bisogni, nuove opportunità. In: Livi Bacci M. Salute, sopravvivenza e sostenibilità dei sistemi sanitari: la sfida dell’invecchiamento demografico. 2013, Istituto Stensen: pagg. 13-32
- Istat-Report indicatori demografici, Stime per l'anno 2013, Roma, 2014
- Tassi di fecondità e natalità ed invecchiamento della popolazione in Italia – Atti del convegno del 12 gennaio 2008 – www.eticaeconomia.it, ultimo accesso 29 aprile 2015 http://demo.istat.it/, ultimo accesso 29 aprile 2015
- Nieschlag E. et al. Andrology: male reproductive health and dysfunction. Springer, 2010.
- WHO 2010 Laboratory Manual for the Examination and Processing of Human Semen, Fifth Edition, Geneva, Switzerland.