Il tumore del pene: cosa fare?
Un tumore al pene non è una patologia molto frequente anzi è piuttosto rara. Da un punto di vista istologico il più comune, il 95% dei casi, è il carcinoma spinocellulare, con una incidenza, nei Paesi industrializzati, di un caso ogni 100.000 maschi, questa si alza di poco nei Paesi in via di sviluppo; l’Italia si posiziona ad una incidenza annuale più bassa di 0.7 ogni 100.000 uomini, in leggera flessione rispetto ad un recente passato; l’età media in cui insorge la malattia è di 60 anni per i Paesi ricchi e di 50 anni per i Paesi più poveri
Nozioni anatomiche
Il pene è l’organo sessuale esterno che caratterizza un uomo; è una struttura costituita da tre “tubi” con una regione interna, situata nel piano perineale che si definisce radice ed una parte esterna anteriore, pendula ed attaccata, con il suo legamento sospensore, alla sinfisi pubica; questa è la parte del pene che tutti possiamo ben vedere; ventralmente, cioè nella sua parte inferiore, scorre l’uretra, rivestita dal suo corpo spongioso, il primo dei tre “tubicini” che parte dalla vescica e che permette di svuotarla dall’urine, prodotte dai reni, e di far fuoriuscire anche il liquido seminale, prodotto invece a livello dei testicoli, prostata e vescicole seminali.
Dorsalmente, cioè nella parte superiore, si trovano gli altri due “tubi”, chiamati corpi cavernosi, che, come il corpo spongioso dell’uretra, sono costituiti da un insieme di lacune vascolari e vasi sanguigni che sono le strutture basilari che permettono al pene di andare in erezione quando stimoli di varia natura, soprattutto di natura psicologica, ormonale e neurologica, portano più sangue dilatando queste strutture anatomiche in modo adeguato determinando così un’erezione valida e stabile che permette poi un eventuale e regolare rapporto sessuale di tipo penetrativo.
Il pene è avvolto da una cute sottile, più pigmentata e quindi più scura rispetto a quella che caratterizza altre parti del nostro corpo, sotto la cute si trova un’altra fascia costituita da tessuto connettivo lasso e da fibre muscolari e poi una terza fascia, chiamata di Buck, costituita invece da tessuto connettivo meno elastico, più denso e spesso che permette al pene di ottenere, quando scatenata, la corretta rigidità fisiologica.
Tutte le cellule che costituiscono queste complesse strutture del pene, come purtroppo tutte le cellule del nostro organismo, possono “mutare”, trasformarsi e dare inizio ad un processo neoplastico, cioè ad un tumore.
Epidemiologia
Iniziamo subito dicendo, per tranquillizzare, che un tumore al pene non è molto frequente anzi è piuttosto raro. Il tumore più comune, che costituisce il 95% dei casi e parte dal rivestimento dell’epidermide del glande e dal foglietto interno del prepuzio, cioè il carcinoma spinocellulare, compare in un uomo ogni 100.000 maschi alle nostre latitudini, si alza di poco nei Paesi in via di sviluppo; l’Italia si posiziona ad una incidenza annuale più bassa di 0.7 ogni 100.000 uomini, in leggera flessione rispetto ad un recente passato; l’età media in cui insorge la malattia è di 60 anni per i Paesi industrializzati, "ricchi" e di 50 anni per i Paesi più poveri.
Un’osservazione interessante e positiva è che sembrerebbe quasi inesistente presso tutte le comunità dove si pratica la circoncisione alla nascita o prima della pubertà (ebrei, musulmani, igienisti nordamericani, ecc.).
Oltre al carcinoma spinocellulare poi dobbiamo ricordare, anche se veramente molto rari, altri tumori del pene come il sarcoma, il neurofibroma, il melanoma.
Sintomi
I sintomi in presenza di un tumore del pene sono purtroppo molte volte aspecifici, cioè si confondono con quelli che possono essere causati da malattie benigne.
Primi sintomi possono essere una variazione del colore, dell’aspetto della cute che può diventare più spessa o più sottile, piccole ulcerazioni o noduli sulla superficie del pene che non vanno confusi con i più comuni noduli che si riscontrano in una Induratio Penis Plastica, patologia questa fastidiosa, complessa ma benigna da un punto di vista oncologico. Piccole placchette rossastre o biancastre, superficiali soprattutto a livello del foglietto interno del prepuzio o del glande, a volte più o meno dolorose, spesso senza fastidi o dolore, con o senza secrezioni particolari od irritanti, meritano sempre un’attenta valutazione clinica.
Anche gonfiori a livello del glande o la presenza di linfonodi a livello inguinale necessitano sempre di un controllo clinico attento.
Diagnosi
La vista del medico di famiglia e la successiva visita specialistica sono le prime tappe per arrivare a diagnosticare un tumore del pene, quando si ha il sospetto o la paura di avere una tale problema.
Dopo un’accurata valutazione clinica, che prevede una completa raccolta della storia dell’interessato con anche l’anamnesi famigliare e soprattutto dopo un accurato esame obbiettivo del pene e di tutto il genitale, regioni inguinali comprese, se si conferma il sospetto di un problema oncologico, il primo passo è quello di fare una biopsia, cioè viene prelevato un po’ del tessuto “incriminato” e si fa una prima valutazione istologica al microscopio ottico; questa procedura di solito permette di arrivare a stabilire una diagnosi certa.
Fatto questo è importante, fare una stadiazione, cioè capire quali sono le caratteristiche specifiche di questo tumore, ad esempio la sua eventuale diffusione nell’organismo. In alcuni casi, può essere utile procedere con altre indagini quali l’ecografia dei linfonodi inguinali e loro ago-biopsia, effettuare una risonanza magnetica nucleare (RMN) del pene, una tomografia assiale computerizzata (TAC) oppure una tomografia a emissione di positroni (PET).
Per meglio stadiare un tumore del pene, come per molti altri tumori, viene utilizzato il cosiddetto sistema TNM; con questo metodo è possibile dare una “grado” al tumore e capire quanto è diffuso nell’organismo e, in questo senso, T è riferito alla diffusione locale della patologia, N se sono coinvolti i linfonodi vicini al tumore, M se il tumore si è esteso, attraverso delle metastasi, a distanza in altri organi del corpo.
Un altro elemento importante poi da valutare è il grado di differenziazione cellulare, cioè esaminare quanto le cellule neoplastiche risultano diverse e anomale rispetto a quelle normali. Ci sono quattro gradi di differenziazione per descrivere questa situazione. Maggiore è il grado assegnato e più importante e maggiore la capacità di queste cellule a riprodursi e diffondersi in altre parti del nostro corpo.
Terapie
Il tumore del pene è quasi sempre curabile, come ormai molte neoplasie, quando prese nelle sue manifestazioni precoci.
Comunque le strategie terapeutiche vengono sempre studiate, intraprese e discusse con l’interessato valutando tutti i fattori che sono presenti per ogni specifico caso che si va ad affrontare, ad esempio la posizione, l’estensione del tumore, le condizioni generali di salute, ed altro ancora.
Detto questo poi generalmente la parola passa alla chirurgia che è il trattamento ancora più utilizzato ma gli interventi e le tecniche utilizzate sono diverse e a volte complesse in funzione delle caratteristiche specifiche del tumore in questione.
Nei tumori superficiali, non invasivi si può ricorrere alla chirurgia col laser che elimina le cellule neoplastiche più superficiali, a volte si procede con una semplice circoncisione se il problema è confinato al prepuzio oppure si asporta solo il tumore e le piccole parti di tessuto adiacente, utilizzando un normale bisturi, ancora si può utilizzare la chirurgia micrografica di Mohs che prevede un’asportazione chirurgica controllata intraoperatoriamente mediante ripetuti esami istologici dei margini della resezione fatta del tumore.
Quando la neoplasia è piuttosto estesa ed ha invaso il pene in profondità possono essere indicate strategie più radicali con l’asportazione parziale o totale del pene e successivi tentativi di ricostruzione tramite interventi di chirurgia plastica.
Ancora la chirurgia si utilizza quando bisogna asportare linfonodi interessati dal tumore a livello inguinale o pelvico.
Altre strategie possono prevedere l’uso della radioterapia, da sola o in combinazione con la chirurgia, anche utilizzando delle piccole capsule radioattive, inserite dentro al tumore; questa tecnica viene chiamata brachiterapia.
Infine, ultima ma non la meno importante, vi è la chemioterapia, cioè farmaci somministrati tramite punture endovenose o per via orale; questa soluzione viene indicata di solito quando le cellule neoplastiche hanno dato metastasi in altri organi; in alcuni casi si possono pure utilizzare creme da applicare in loco.
Fattori di rischio
I più noti sono la presenza di una fimosi, cioè un restringimento della pelle che ricopre il glande, cioè la punta del pene, condizioni infiammatorie di tipo cronico, ad esempio un lichen sclerosus, le infezioni da Papilloma virus umano (HPV), che si contrae generalmente tramite rapporti sessuali; qui dobbiamo ricordare che in circa la metà dei tumori del pene è presente una infezione da HPV, virus già ben conosciuto per il suo legame con il tumore della cervice uterina, della vulva, dell’ano, del cavo orale e della gola.
Altra informazione non positiva è che un pregressa storia di condilomatosi genitale aumenta il rischio di 3-5 volte di avere un tumore del pene ed è questa la ragione per cui nel 2013 l'American Cancer Society ha suggerito di estendere anche ai maschi la vaccinazione contro l'HPV.
Informazione positiva invece per i maschi è che il cancro della cervice nel partner femminile non è associato ad un aumento reale dell'incidenza del tumore del pene.
Ancora ricordiamo, come possibili fattori di rischio, il trattamento con raggi ultravioletti usati in alcuni casi nel trattamento della psoriasi o altre patologie dermatologiche, l'infezione da HIV, che può ridurre drammaticamente le risposte immunitarie, il fumo ed anche l’età.
Per approfondire:L'HPV colpisce 1 uomo su 3
Prevenzione
Vista la rarità di questa neoplasia è difficile indicare in modo preciso e mirato quali possono essere le strategie di prevenzione da adottare; sicuramente il primo consiglio da dare è quello di mantenere una buona igiene personale a livello del proprio organo genitale, attenzione al fumo di sigaretta e a tutti quei comportamenti ed atteggiamenti sessuali che possono aumentare il rischio di avere una infezione al pene, soprattutto quelle legate al Papilloma virus e all’HIV.
Anche rapporti sessuali con diversi partner, un’età precoce del primo rapporto sembrano aumentare l’incidenza di un problema oncologico a livello del pene.
Infine anche una circoncisione, fatta in età precoce, sembra essere un fattore che riduce il rischio non così per gli interventi fatti in età adulta.
La vaccinazione contro l’HPV è poi un’altra misura di prevenzione su cui discutere.
In questa direzione sono in commercio vaccini bivalenti, per i ceppi HPV 16 e 18, e quadrivalenti per altri due ceppi HPV 6-11; questi sono già ben noti per il loro legame con alcune neoplasie come il tumore della cervice uterina; in particolare l'HPV 16 e 18 sono i sottotipi più "pericolosi".