Come andrologo e ginecologo devono interagire correttamente nelle infertilità di coppia
Con la legge 40/2004 si è aperto in Italia un nuovo scenario per l’andrologo che entra “per legge” nei Centri di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) come figura chiave nella diagnosi e nelle decisioni terapeutiche riguardanti il maschio infertile.
Dopo decenni di vuoto legislativo, l’introduzione della tanto discussa e discutibile legge 40, pur nella sua sostanziale ingenuità espositiva, ha posto in positivo sul campo diagnostico e terapeutico alcuni temi interessanti ponendo l’accento su alcuni aspetti che riguardano l‘accesso alle tecniche di riproduzione assistita di secondo e terzo livello e sulle relative certificazioni permettendo di fatto alla coppia, con problemi a riprodursi, di avere a loro disposizione in un Centro qualificato ed aggiornato due figure fondamentali per risolvere il loro problema riproduttivo e cioè l’andrologo ed il ginecologo.
Realtà attuale in un Centro di PMA
A questa visione ideale e “legale” del problema si contrappone la situazione reale ed attuale che è invece caratterizzata da questi punti:
- Molta “scienza di base” con poche novità cliniche
- Il primo medico che prende in carico il maschio infertile è spesso un ginecologo
- Il secondo consulente è spesso un urologo con scarsa “passione” andrologica e poche competenze cliniche specifiche acquisite.
Situazioni cliniche andrologiche comuni da affrontare in modo mirato
Dobbiamo sempre ricordare che l’infertilità nell’uomo è un settore importante della medicina moderna che deve essere valutato da un andrologo o da un urologo con chiare competenze in patologia della riproduzione umana.
Un esempio soltanto è da ricordare: negli uomini infertili vi è una percentuale di rischio di tumore testicolare 20 volte maggiore rispetto ad un uomo fertile (Goldstein M J Urol Nov 2005).
Ancora altre situazioni cliniche, spesso sottovalutate, sono quelle scatenate da infiammazioni che riguardano le vie seminali maschili e che facilmente danno dispermie importanti e che se ben diagnosticate e trattate spesso portano a risultati brillanti e significativi senza ricorrere subito ad una tecnica di riproduzione assistita di secondo o terzo livello (Fivet, ICSI).
Un altro punto importante che considera la legge 40 è il recupero di spermatozoi dal testicolo in pazienti con azoospermia, cioè uomini senza spermatozoi nel loro liquido seminale, che è demandato sempre e solo ad un andrologo o ad un urologico con chiare competenze andrologiche.
Ruolo specifico dell'andrologo in un Centro di PMA
In sintesi il ruolo dell’andrologo in un Centro di PMA è quello di interpretare per bene ed in modo critico i test di laboratorio che si hanno a disposizione; pretendere per questo sempre il rispetto degli standard internazionali accettati ed effettuare sempre un attenta valutazione andrologica diretta che eviti una diagnosi imprecisa e quindi l’indicazione a trattamenti non mirati.
Questo significa da parte del ginecologo del Centro la necessità di confrontarsi sempre con la figura del andrologo, la sua chiamata in causa in tutte le situazioni di infertilità di coppia è d’obbligo, soprattutto se è presente un “fattore maschile”. Poi è importante anche la discussione ed il confronto finale con la figura del biologo e dell’embriologo del Centro in cui si lavora.
Deve essere chiaro per il ginecologo e l’andrologo che la complessità delle scelte cliniche diagnostiche e terapeutiche deve essere condivisa.
Decidere cosa fare, spesso alla fine di un lungo percorso, diventa per il clinico, per i medici interessati e la coppia infertile l’aspetto cruciale di tutta la loro complessa “vicenda sanitaria” mirata ad ottenere un bimbo in braccio.