Allergia al nichel

Il Nichel è fra i più potenti allergizzanti, e, sotto questo aspetto, è il più conosciuto fra i metalli. La sua ubiquitarietà è forse la maggior causa dell’alta frequenza delle sensibilizzazione, che, una volta instaurata, innesca una serie di reazioni, mediate dal sistema immunitario, allergiche e tossiche, sia localizzate, sia sistemiche

Azione aptenica del Nichel

Il Nichel è fra i più potenti allergizzanti, e, sotto questo aspetto, è il più conosciuto fra i metalli. La sua ubiquitarietà è forse la maggior causa dell’alta frequenza delle sensibilizzazione, che, una volta instaurata, innesca una serie di reazioni, mediate dal sistema immunitario, allergiche e tossiche, sia localizzate, sia sistemiche. Ogni volta che il soggetto sensibilizzato entra in contatto con questo metallo, sulla sua cute si possono manifestare recidive della dermatite, e, se il contatto è continuo o molto frequente, la dermatite può cronicizzare con presenza di papule, desquamazione e ragadi.

 

Dati Epidemiologici

La causa più frequente delle dermatite allergiche da contatto (DAC) è dovuta al Nichel, ed è anche la più nota, sostenuta dalla presenza del metallo nei manufatti di uso domestico e nella bigiotteria.
La sensibilizzazione avviene nella maggior parte dei casi durante il periodo di cicatrizzazione della ferita successiva alla foratura dei lobi o di altro distretto cutaneo (piercing), se effettuata in modo non idoneo e con materiali non appropriati.

In questo modo l’orecchino, contenente una certa quantità di Nichel, rimane in contatto continuo e duraturo con il tessuto cicatriziale che si sta riepitelizzando, con facilità di penetrazione e quindi di sensibilizzazione. Viene difatti riportato che il 15% delle donne di età compresa tra 8-15 anni, che hanno il lobo forato, è allergico al Nichel, mentre fra le ragazze senza foro solo il 2% è sensibilizzato. Il Nichel è inoltre in grado di favorire localmente l’instaurarsi di fenomeni infiammatori che agevolano, a loro volta, l’insorgenza di una DAC.

 

Con l’intento di ridurre l'incidenza della DAC da Nichel, l'Unione Europea ha emanato una Direttiva, la 94/27/EEC (Official Journal of the European Communities, 22.07.1994, n. L188/1-2), in cui ha inserito il Nichel tra le sostanze ed i preparati pericolosi, limitandone l’impiego negli oggetti destinati ad entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle, come gioielli, orologi, bottoni, ornamenti utilizzati per il piercing ecc..
Nel 2004 il limite è stato ridotto a 0,02 μg/cm2 per le componenti metalliche da piercing e similari.
Le monete europee (Euro) sono costituite da una lega di rame-nichel e sono risultate in grado di rilasciare questo metallo in quantità fino a 100 volte superiori rispetto al limite di 0,5 μ/cm2/settimana previsti dalla Direttiva Europea del ‘94.

Questa direttiva non contempla le monete metalliche, le forbici metalliche, chiavi, attrezzi ecc., considerando che il contatto con questi oggetti non è continuo e costante e che quindi non sono in grado di sensibilizzare; ma è stato dimostrato che il contatto ripetitivo, anche se temporaneo, di oggetti contenti Nichel può provocare la ricomparsa della dermatite nelle persone già sensibilizzate.

Sono state trascurate anche altre occasioni di contatto prolungato, come i materiali impiegati in ortodonzia, in ortopedia, cosmetici, dispositivi medico chirurgici (cateteri venosi, stent, devices impiegati in cardiochirurgia) e altre nuove fonti di Nichel, segnalate recentemente: telefoni cellulari, apparecchi piezoelettrici e preparati per terapie alternative o impiegati dalla medicina non convenzionale. Per controllare la presenza di Nichel in manufatti si può ricorrere ad un metodo semplice (spot test) testando con una soluzione di ammonio idrato e dimetilgliossima la sostanza; Se vi è Nichel compare una colorazione rossa, con un limite di sensibilità di 10 ppm di Nichel libero.

La responsabilità del Nichel nelle lesioni cutanee sistemiche o nelle manifestazioni extracutanee non è sempre chiaramente individuabile e dimostrabile, pertanto è controversa, ma a volte è evidente e lampante.

La prevalenza di Allergia da contatto al Nichel in Italia, nella popolazione generale, appare elevata, più che in Europa, ed è compresa tra l’8% e il 15% nelle donne e l’1% e il 3% nei maschi. La maggioranza dei casi di DAC non professionale si osserva nel sesso femminile, con una frequenza da 2 a 6 volte maggiore che nei maschi, nei quali prevalgono i rischi da esposizioni lavorative. L’Allergia al Nichel può essere considerata tra i fattori di maggiore responsabilità della dermatite delle mani di cui soffre circa il 10% della popolazione adulta. La DAC delle mani è sicuramente una delle più gravi conseguenze dell’Allergia al Nichel, comporta difficoltà sul lavoro e nelle relazioni sociali, frequenti assenze per malattia, sospensioni dal lavoro, cambiamento di mansioni, ecc., con conseguenti costi elevati per gli Istituti Previdenziali ed assistenziali (INAIL).

 

Presenza del Nichel nell'ambiente e negli alimenti

Come già si è detto, tracce di Nichel si ritrovano anche in vari alimenti, bevande e condimenti normalmente presenti sulle nostre tavole. A quello di origine alimentare è necessario poi aggiungere il Nichel che si libera da utensili di cucina (pentole, tegami, padelle ecc.) durante la cottura o la conservazione di taluni cibi e alimenti come frutta e vegetali. È possibile ritrovare questo metallo nell’acqua del rubinetto per fenomeni di corrosione dei tubi, boiler e rubinetti.

Risalgono agli anni ’70 le prime osservazioni che l’assunzione del metallo con gli alimenti possa interferire sull’andamento della dermatite da contatto Nichel-indotta ed in particolare sarebbe in grado di provocare la riacutizzazione e/o la cronicizzazione dell’eczema delle mani in pazienti precedentemente sensibilizzati al Nichel.

Il Nichel è presente nei vegetali e negli organismi viventi, in rapporto alla distribuzione nel suolo e nell’acqua, ma nei vegetali è quattro volte più abbondante che negli animali e derivati (carne, latte e derivati), solo l’uovo ha un contenuto di Nichel elevato. La concentrazione di Nichel nei vegetali aumenta in primavera e autunno ed è influenzata da fattori diversi, in special modo dalle abitudini alimentari ed i vegetali sono la fonte alimentare principale per l’uomo.

Esistono molti elenchi relativi al contenuto di Nichel negli alimenti, ma sono discordanti tra di loro e tendono ad allungarsi sempre più, perché il contenuto può variare, nel medesimo alimento, per fattori stagionali, di coltivazione, manipolazioni, cottura, conservazione e confezionamento; gli alimenti acidi possono arricchirsi di Nichel, durante la cottura, anche nei recipienti di acciaio.

Quindi non è prevedibile la quantità di metallo assunto per via alimentare, né la soglia della tolleranza. Probabilmente essa è compresa da 0,2 mg ed 1 mg%. Del Nichel ingerito è assorbito solo tra 1 e il 10%, il resto è eliminato con le feci. Nel sangue si lega all'albumina, in genere non si accumula nei tessuti.

Il tasso ematico varia da 1.6 e 7 ng/l, secondo i metodi di rilevamento; la sua l’escrezione avviene con la sudorazione con e con le urine, ad una concentrazione fra 2 e 5 µg /l al dì. Il fabbisogno minimo, stimato di 50 µg (0,05 mg)/die ed è coperto da una normale dieta.

 

Rischio espositivo

Il Nichel è un forte aptene perché ha una buona reattività chimica, un alto peso molecolare, è idrofobico, cosa che ne facilita la penetrazione attraverso la cute e le mucose, mentre le sostanze idrosolubili non superano lo strato corneo. L’esposizione / sensibilizzazione può avvenire per cause professionali e non professionali.

Nella esposizione professionale è più frequente il rischio di intossicazione da Nichel, per il contatto con i manufatti, i fumi, gli ossidi, le plastiche, i cementi, i cosmetici, ecc., a seconda le manipolazioni da parte del lavoratore e l’assorbimento avviene per inalazione, ingestione o contatto percutaneo.

All’intossicazione si può associare la sensibilizzazione allergica. Il Nichel si lega saldamente alle proteine dell’organismo, in particolare all’albumina, con cui forma un complesso molto allergizzante. L’esposizione professionale più frequente è quella cutanea, che offre la maggiore probabilità di sensibilizzazione e di manifestazioni allergiche, come avviene nei parrucchieri, nei piastrellisti, verniciatori, ecc.

Nella sensibilizzazione allergica alimentare l’effetto clinico è dovuto anche al tempo di transito intestinale, all’entità della diuresi e della sudorazione, che concentrano il nichel nel sangue, favoriscono l’assorbimento cutaneo e scatenano manifestazioni cliniche imprevedibili.

L’esposizione non professionale è dovuta al contatto con oggetti personali e domestici, cosmetici, detersivi ed all’assunzione di farmaci ed alimenti contenenti nichel. 

 

Nichel negli alimenti

Il Nickel è ampiamente distribuito negli alimenti, ma alcune categorie ne sono più ricche; le fonti della letteratura riportano dati contrastanti per presenza e quantità e si passa da elenchi ridotti a pochi alimenti ad alto contenuto (riportati negli anni ‘80 e ’90) ad elenchi, più recenti, più ampi, specialmente nelle fonti italiane. Questi elenchi però sono importanti per le dietoterapie.

Si riporta l’elenco di Schiavino e Picarelli degli alimenti in cui risulta presente il Nichel:

  • Aglio Albicocche Anacardio Arachidi o noccioline
  • Aragosta (crostacei) Aringhe Molluschi (cozze, ostriche etc.)
  • Asparagi Broccoli Funghi Lattuga Spinaci
  • Avena (sfarinata) Farina di grano integrale Mais Segala
  • Avocado Cocco in polvere
  • Birra Lievito in polvere
  • Cacao e cioccolato Caffè Tè Rabarbaro
  • Carote Cavolfiore Cavolo Cipolla Lamponi Patata Pomodori
  • Fagioli Lenticchie Piselli Soia semi e prodotti
  • Fichi Frutta essiccata Prugne secche Uva passa Pere fresche e cotte
  • Girasole semi Mandorle Semi di lino Semi di papavero Nocciole Pistacchio
  • Liquirizia Margarina
  • Salmone Sgombro Tonno
  • Vino (rosso)
  • Cibi in scatola, Cibi cotti in acciaio inossidabile, Acqua di flusso iniziale dal rubinetto.

 

La differenza dei tassi di Nichel negli alimenti forse è dovuta al fatto che non è ancora definita una soglia di tolleranza del Nichel rispetto alla quale un alimento possa essere definito “ad alto contenuto”; soglie diverse sono utilizzate da istituzioni o autori diversi. Quella della Swedish Food Administration è 0,5 mg/Kg, Schiavino et al. (2006) la riducono a 0,03 mg/Kg.

Con una soglia così bassa gli alimenti inclusi, considerati ad alto contenuto, sono molti: uva passa, carote, albicocche, fichi, funghi, pere, pomodori, che hanno un contenuto non superiore a 0,1 mg/Kg, non presenti negli elenchi più restrittivi.
Una revisione delle liste, riportata nel 2008, restringere l’elenco ad un contenuto>1,0 mg/Kg e resterebbero inclusi: arachidi, cioccolato e cacao, noci e nocciole, pomodoro, concentrato, lenticchie, mandorle, avena, considerati concordemente “ad alto contenuto di Nichel”.

Il Nichelè in grado di scatenare sintomi sistemici nei sensibilizzati anche con il fumo di sigaretta, che ne contiene circa 1-3 µg. e con l’acqua potabile inquinata. La massima concentrazione nelle acque potabili si ha nella prima acqua del mattino, soprattutto se calda o se vi è stato un lungo disuso dell’impianto.

L’uso di pentole ed utensili in acciaio inossidabile o di pentole non aderenti e la cottura in essi di alimenti acidi, può incrementare la dose di Nichel assunta con i pasti. I dati internazionali riportano che nell’uomo la quantità di Nichel assunta con i pasti è compresa da 0,2 mg e 0,6 mg/die, che variano a seconda delle usanze.

In Italia uno studio del 1997, nella popolazione della campagna padana, risultò che l’assunzione media giornaliera è di circa 0,4 mg ed è costituita dalle verdure (42%).

Tra i fattori di variabilità di assorbimento del Ferro con l’alimentazione è stato rilevato che la vitamina C e di Ferro riducono l’assorbimento del Nichel alimentare. 

 

Data pubblicazione: 25 giugno 2015

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