Come prepararsi alla visita allergologica
La visita allergologica ha lo scopo di accertare se i sintomi del paziente possono essere ricondotti a un'allergia, a individuare l'allergene responsabile e la relativa terapia. Vediamo come si svolge e cosa deve aspettarsi il paziente.
A cosa serve la visita allergologica?
La visita allergologica serve per accertare la natura di particolari sintomi che possono ricondurre alla presenza di un'allergia. Tra questi per esempio dei sintomi respiratori (rinite o asma), mal di testa, bruciore e prurito degli occhi, segnali cutanei come orticaria o eczema.
Questa visita traccia un “percorso” particolare, che meriterebbe alcune piccole accortezze al fine di migliorare l’accuratezza diagnostica e, talora, di risparmiare ulteriori accessi (quindi tempo e denaro) al paziente.
Come si svolge la visita allergologica?
Generalmente la visita medica si compone di tre fasi:
- la raccolta dei dati anamnestici (cioè l’ottenimento della “storia” del paziente e la visione degli esami eventualmente già svolti);
- l’esame obiettivo (cioè la “visita” in senso stretto);
- il momento di sintesi tra le prime due che rivela il sospetto diagnostico (o la diagnosi) e suggerisce eventuali ulteriori accertamenti e/o la terapia.
Quali sono i test allergologici da fare?
In campo allergologico la valutazione si arricchisce solitamente di un passaggio ulteriore, rappresentato da un tipo di test cutaneo a lettura immediata, il Prick-test (PrT), poiché spesso necessario per la diagnosi (e non di rado già di per sé sufficiente a formularla), rapido e semplice da eseguire.
A seconda del motivo della visita e di quanto emerge dall’anamnesi si decide quali fonti allergeniche impiegare. Invece, se i risultati del Prick-test sono ritenuti insufficienti (o, per qualche motivo, inattendibili) si richiedono ulteriori esami.
Se si sospetta la presenza di una malattia bronchiale ostruttiva si esegue, seduta stante (già prima del PrT), anche una spirometria.
Gli unici test cutanei sicuramente (reattività cutanea permettendo) e prontamente eseguibili nella circostanza della prima visita sono i Prick-test. Generalmente (a meno che sia consentito da coincidenze favorevoli) i test epicutanei a lettura ritardata (patch-test) devono essere programmati, così come succede di norma con i test per farmaci e per veleno di imenotteri.
La diagnosi di un'allergia ai farmaci, in particolare, a seconda dei casi può essere particolarmente impegnativa e non surrogabile in un unico accesso. In altre occasioni i test possono essere negati ai pazienti (ad esempio per assenza di indicazioni all’esecuzione) talora suscitando sollievo, talora delusione; in ogni caso lo specialista fornirà precise istruzioni scritte sui farmaci utilizzabili (eventualmente con quali rischi) e quelli che devono invece essere assolutamente evitati.
Cosa fare prima della visita dall'allergologo?
Alcune regole generali per il paziente:
- Portare una nota del nome dei farmaci assunti quotidianamente, se non si ricordano;
- riferire quali farmaci sono stati utilizzati (su consiglio del curante o di altri specialisti) per la cura della condizione clinica sottoposta alla valutazione dell’allergologo, e quali effetti hanno sortito;
- portare in visione tutti i documenti inerenti il problema clinico, e magari anche esami (soprattutto ematochimici) recenti, pur se eseguiti per altri motivi;
- evitare (se possibile) l’assunzione di antistaminici per almeno 5-7 giorni prima della visita;
- evitare (se possibile) l’uso di cortisonici (sia per via generale che locale) per almeno due-tre settimane se il motivo della visita è una forma di dermatite.
Cosa deve fare il paziente?
Con il colloquio si cerca di ricostruire minuziosamente la storia clinica allergologica. Spesso alle domande dello specialista i pazienti rispondono, invece, in maniera molto vaga: questo può succedere, ad esempio, anche quando si ritiene che possa esistere un’allergia alimentare. In questo caso è utile che il paziente compili un diario sul quale fornisce dettagli circa gli alimenti (e gli eventuali farmaci) assunti prima della reazione, il tempo intercorso (e le eventuali attività svolte) tra il pasto (e/o il farmaco) e la comparsa delle manifestazioni cliniche, i caratteri di quei segni e sintomi; meglio ancora se annota anche quali alimenti ha consumato senza lamentare disturbi.
Nel sospetto di una reazione avversa a un farmaco, anche se datata, il paziente deve cercare di ricordare ogni particolare di quell’evento (come appena descritto per gli alimenti), in primo luogo il nome del farmaco implicato; anche per le punture di insetto aculeato le indicazioni sono più o meno le stesse (identificazione, se possibile, dell’insetto e descrizione della reazione).