Psicofarmaci - Dipendenza, tossicità e altri miti da sfatare
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Descrizione
Abbiamo scritto questo libro per parlare di psicofarmaci non in termini tecnici, ma prima di tutto secondo concetti generali. Chi si documenta sui farmaci che prende o che gli hanno prescritto, o che altri prendono, in genere accumula una serie di informazioni più o meno scorrette sul piano tecnico, ma il vero problema è che ci ragiona sulla base di idee fasulle. Non è semplicemente un fatto di mentalità, o di cultura, che pure influisce, ma anche una questione di "cecità" del cervello a se stesso, che fa pensare ai problemi del cervello come problemi che nascono, si svolgono e si esprimono intorno al cervello, vicino al cervello, ma non nel cervello e tramite esso.
E' facile che partendo da questa visione, si arrivi a ragionare di malattie e disturbi pensando che dipendono da mille fattori, che in realtà non sono malattie vere e proprie, che però oltre al cervello esiste la volontà, e altre cose del genere.
Come risultato chi si cura lo fa spesso tardi, a singhiozzo, tirando sulla dose come se fosse motivo di orgoglio o di sicurezza prendere "poco" farmaco. Molti si curano bene la prima volta, ma quando si tratta di affrontare una ricaduta non vogliono riprendere una cura, mostrando così di avere un'idea della loro malattia ancora indefinita.
Esistono poi dei veri e proprio atteggiamenti verso i farmaci che esprimono, più che altro, lo stato mentale che si attraversa. La fobia dei farmaci, l'idea di poterli scegliere da soli, la tentazione di ragionarci e di proporli al medico, e considerare l'effetto di una terapia come la parte degli effetti che si capisce subito il primo giorno.
Utilizzando le domande e le spiegazioni che ci troviamo più spesso ad affrontare coi pazienti, e nei consulti on-line, psicologo e psichiatra hanno cercato di parlare di psicofarmaci per parlare, attraverso i farmaci, di come il cervello si pone, di come può ammalarsi, di come può essere curato. Psicologo e psichiatra insieme, perché, ed è un altro dei luoghi comuni da sfatare, si occupano entrambi di cervello, e non vanno verso scopi diversi, o su livelli diversi. Due punti di vista che rimandano alla centralità della persona, che inizia dal suo cervello, per capire il suo malessere e evitare che eviti gli strumenti della sua guarigione.
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