Erezione difficile e problemi alla prostata
Dall’ultimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Andrologia, svoltosi in questi giorni a Torino, una lettura interattiva del collega Ferdinando Fusco sembra confermare le osservazioni e le indicazioni che vedono legate, o meglio collegate, le problematiche sessuali maschili (soprattutto la possibilità di avere una valida rigidità) e la presenza di una sintomatologia ostruttiva delle basse vie urinarie, dovuta alla presenza di una ipertrofia prostatica benigna.
Da tempo sono note a molti urologi ed andrologi le osservazioni e le evidenze cliniche che spesso si riscontrano tra queste apparentemente distanti situazioni cliniche.
Le teorie di causa ipotizzate sono state, per decenni, solo quelle di natura psicologica ma ora sembrano emergere altre correlazioni che devono essere attentamente valutate.
Queste partono da osservazioni, fatte in numerosi studi clinici e preclinici, che il trattamento dei disturbi dell’erezione, con i famosi e ormai arcinoti farmaci che inibiscono la fosfodiesterasi di tipo V, per intenderci il Sildenafil (Viagra), il Tadalafil (Cialis) ed il Vardenafil (Levitra), oltre a risolvere il problema sessuale lamentato, migliora anche i sintomi ostruttivi, quando ci sono, di una concomitante ipertrofia prostatica benigna.
Ghiandola prostatica
A questo proposito recentemente un gruppo internazionale di ricercatori ha condotto anche una revisione sistematica, attraverso Medline, di alcuni dati epidemiologici attuali su tali problematiche.
La sintesi delle evidenze ci dice che la variabile età è naturalmente un importante fattore di rischio, da tener presente, nei disturbi dell’erezione confermando che i deficit erettivi aumentano di due volte al passaggio dai quaranta ai cinquanta anni e di cinque volte nei soggetti con sessanta anni di età.
Riguardo al legame tra sintomi ostruttivi delle basse vie urinare e deficit dell'erezione diverse sono ora le ipotesi prese in considerazione dagli autori; tra queste vengono elencate alterazioni metaboliche e dei meccanismi delle vie che portano allo scatenarsi di una normale risposta sessuale (via dell’ossido nitrico e della guanosina monofosfato ciclico, aumento del segnale RhoA- Rho chinasi, l’iperattività del sistema nervoso autonomo e la presenza di aterosclerosi pelvica).
Tutti questi meccanismi fisiologici alterati portano a una riduzione della funzionalità nervosa e dell’endotelio, un’alterazione della contrattilità o del rilasciamento delle muscolature interessate a un normale svuotamento vescicale e a una valida rigidità del pene e quindi insufficienza arteriosa, riduzione del flusso ematico e danni collaterali ai tessuti da mancanza di ossigeno, infiammazioni croniche, sbilanciamento nella produzione di ormoni e alla fine sindromi dismetaboliche, ipertensione, diabete.
È importante qui ancora porre l’accento sul fatto che tutte le ipotesi fatte di correlazione tra ipertrofia prostatica benigna, sintomi ostruttivi delle basse vie urinarie e disturbi dell’erezione sono anche interconnesse tra di loro.
Di più, ricerche recenti suggeriscono questi problemi anche quando si ha la presenza di uno stato infiammatorio cronico e di un non bilanciamento dei livelli degli ormoni steroidei sessuali.
Come si vede è tutto un capitolo della medicina urologica e andrologica da rivisitare e da rivalutare con occhi diversi e privi di pregiudizi, soprattutto psicologici.
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