Escherichai-coli persistente

Salve dottore.
Spero lei possa darmi delle risposte al mio problema-Soffro di cistiti recidive, una o due volte al mese, praticamete sempre... IL batterio sembra sempre lo sstesso Escherichai-coli.
Questo problema si è accentuato dopo una istrectomia totale fatta nell'ottobre del 2022, con riposizionamento della vescica (cestocele di 4 grado) e riposizionamento del retto... Purtroppo ho ormai fatto cicli troppo frequenti di ciproxin 400 non ottenendo alcun risultato, se non un sollievo per brevi momemti.
L'ultimo ciclo di antibiotico non ha ottenuto nessun risultato.
Da premettere che in ospedale ho avuto, dopo l'operazione, episodi di dissenteria e da li è iniziato il calvario.
Cosa posso fare per risolvere il problema?
Ora sento dolore anche dietro la schiena all'altezza dei reni... Grazie mille.
attendo risposta
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Dr. Paolo Piana Urologo 43.7k 1.9k
Il batterio Escherichia Coli, il più spesso coinvolto nelle infezioni delle basse vie urinarie, proviene quasi esclusivamente dal proprio intestino. Tanto peggiore è la qualità della funzione intestinale (stitichezza, diarrea, eccetera) tanto maggiore è la possibilità che si manifestino ceppi batterici più aggressivi che vanno a colonizzare la pelle e le mucose dell'area ano-genitale e da lì risalgono alle basse vie urinarie. Questo è perlopiù indipendente dall'igiene locale, che addirittura se troppo aggressiva diventa sfavorevole. Ovviamente l'antibiotico può avere solo un'efficacia del tutto transitoria, anzi se utilizzato ripetutamente può essere controproducente, selezionando a livello intestinale ceppi batterici sempre più resistenti ed aggressivi. Pertanto, nella sua situazione, come in moltissimi altri casi simili, l'unica possibilità di successo sta nel migliorare la funzione intestinale e l'equilibrio della flora batterica locale (microbiòta). Questo, più che dell'urologo, è compito del gastro-enterologo e del dietologo/nutrizionista. L'alimentazione e l'assunzione di liquidi sono in effetti gli elementi principali di queto tipo di approccio. L'antibiotico dovrbbe essere utilizzato il meno possibile, limitandolo alla presenza di febbre ed altre evidenti complicazioni (es. sanguinamento) e il più possibile non modo empirico, ma basandosi sul'esito di una urocoltura con antibiogramma.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it