Suggerito intervento TURP?
Buongiorno,
ho 47 anni e soffro da quasi 4 anni di disuria.
Gli accertamenti svolti inizialmente sono stati
1) urofluss.
varie con valori del flusso di picco che sono scesi dai 13 ml/sec (dicembre 2018) a 8ml /sec (luglio 2019) e con rpm in peggioramento da circa 30 ml a 40 ml
2) uretrocistoscopia a giugno 2019 con esito collo vesc.
rilevato e chiuso la lobo medio; calibro normale dell'uretra anteriore con presenza di un lieve restringimento anterior.
allo sfintere superabile da ch 17.
3) esame urodinamico a 11/2019 con esito: quadro di significativa ipocontr.
vescicale associata a discreta ostruzione, con tendenza allo scompenso miogeno detrusionale verosimilmente da ostruzione inveterata.
In base a questi mi è stato consigliato intervento disostruttivo e in virtù dell'età per non perdere eiaculaziome sono stato indirizzato verso il rezum.
Eseguito questo intervento ad aprile 2020 ho avuto un beneficio di circa 4 mesi pur non osservando un grosso miglioramento del flusso.
Dopo è ripresa la sintomatologia con per altro un pesante stato infiammatorio.
Ridotto quest'ultimo sono stato indirizzato verso la TUIP che ho svolto a aprile 2021.
Eseguito tale intervento (mono incisione) nelle settimane immediatamente successive ho registrato un sensibile miglioramento del flusso che si è poi man mano ridotto stabilizzandosi intorno ai 15 ml di picco.
Ma la sintomatologia non è mai passata definitivamente.
Inoltre le uroflussometrie svolte successivamente mostrano un residuo aumentato a valori di 100 ml con esigenza di minzione ulteriore a quella per misurazione del flusso al fine di svuotare quasi completamente vescica.
Attualmente alterno periodi in cui sto benino e periodi in cui devo urinare spesso (ogni 30') e la notte devo alzarmi almeno due volte anche se la quantità di urina espulsa è davvero poca pari a max 10 ml.
Le opinione degli urologi consultati non sono del tutto concordi:
chi mi ha operato protende per una infiammazione cronica da tenere a bada e comunque consiglia una TURP di qui a qualche anno e chi imputa la causa ad un indebolimento della vescica per cui l'intervento di TURP potrebbe non servire.
C'è da dire che nelle attuali condizioni l'uso di antinfiammatori in particolare dicloreum compresse o voltaren supposte placa la sintomatologia, ma passato l'effetto siamo punto e a capo.
ho svolto anche una nuova uretrocistoscopia a giugno 21 il cui risultato è: collo vesc.
aperto e non più rilevato senza caratteri ostruenti, ma permane un lieve restringimento anteriormente allo sfintere superabile da ch 17 all'.
Mentre ulteriori due esami urodinamici svolti nella passata estate hanno risultati non proprio omogenei.
Uno propende per l'infiammazione e la dubbia ostruzione, il secondo per la ipocontrattilità e la dubbia ostruzione.
Chiedo gentilmente se quel restringimento lieve dell'uretra anteriore possa essere la causa della non completa guarigione e cosa mi si consiglia di fare.
Grazie.
ho 47 anni e soffro da quasi 4 anni di disuria.
Gli accertamenti svolti inizialmente sono stati
1) urofluss.
varie con valori del flusso di picco che sono scesi dai 13 ml/sec (dicembre 2018) a 8ml /sec (luglio 2019) e con rpm in peggioramento da circa 30 ml a 40 ml
2) uretrocistoscopia a giugno 2019 con esito collo vesc.
rilevato e chiuso la lobo medio; calibro normale dell'uretra anteriore con presenza di un lieve restringimento anterior.
allo sfintere superabile da ch 17.
3) esame urodinamico a 11/2019 con esito: quadro di significativa ipocontr.
vescicale associata a discreta ostruzione, con tendenza allo scompenso miogeno detrusionale verosimilmente da ostruzione inveterata.
In base a questi mi è stato consigliato intervento disostruttivo e in virtù dell'età per non perdere eiaculaziome sono stato indirizzato verso il rezum.
Eseguito questo intervento ad aprile 2020 ho avuto un beneficio di circa 4 mesi pur non osservando un grosso miglioramento del flusso.
Dopo è ripresa la sintomatologia con per altro un pesante stato infiammatorio.
Ridotto quest'ultimo sono stato indirizzato verso la TUIP che ho svolto a aprile 2021.
Eseguito tale intervento (mono incisione) nelle settimane immediatamente successive ho registrato un sensibile miglioramento del flusso che si è poi man mano ridotto stabilizzandosi intorno ai 15 ml di picco.
Ma la sintomatologia non è mai passata definitivamente.
Inoltre le uroflussometrie svolte successivamente mostrano un residuo aumentato a valori di 100 ml con esigenza di minzione ulteriore a quella per misurazione del flusso al fine di svuotare quasi completamente vescica.
Attualmente alterno periodi in cui sto benino e periodi in cui devo urinare spesso (ogni 30') e la notte devo alzarmi almeno due volte anche se la quantità di urina espulsa è davvero poca pari a max 10 ml.
Le opinione degli urologi consultati non sono del tutto concordi:
chi mi ha operato protende per una infiammazione cronica da tenere a bada e comunque consiglia una TURP di qui a qualche anno e chi imputa la causa ad un indebolimento della vescica per cui l'intervento di TURP potrebbe non servire.
C'è da dire che nelle attuali condizioni l'uso di antinfiammatori in particolare dicloreum compresse o voltaren supposte placa la sintomatologia, ma passato l'effetto siamo punto e a capo.
ho svolto anche una nuova uretrocistoscopia a giugno 21 il cui risultato è: collo vesc.
aperto e non più rilevato senza caratteri ostruenti, ma permane un lieve restringimento anteriormente allo sfintere superabile da ch 17 all'.
Mentre ulteriori due esami urodinamici svolti nella passata estate hanno risultati non proprio omogenei.
Uno propende per l'infiammazione e la dubbia ostruzione, il secondo per la ipocontrattilità e la dubbia ostruzione.
Chiedo gentilmente se quel restringimento lieve dell'uretra anteriore possa essere la causa della non completa guarigione e cosa mi si consiglia di fare.
Grazie.
[#1]
Buongiorno,
in presenza di un quadro iniziale quale quello descritto: una significativa ostruzione allo svuotamento vescicale causata da una sclerosi del collo vescicale sulla quale si e' instaurata con gli anni anche una iperplasia prostatica con terzo lobo, situazione in grado di determinare un danno vescicale con una ipocontrattilita' del detrusore confermata all'esame urodinamico, bisogna procedere ad un intervento distruttivo importante e non cercare di mantenere l'eiaculazione con nuove tecnologie o semplicemente eseguire una incisione (TUIP). Capisco che il paziente puo' essere interessato a mantenere l'eiaculazione, ma il rischio e' di non risolvere il problema di base che e' un problema importante se ha già' causato un danno rilevabile alla muscolatura vescicale. Il rischio e' che questo danno proceda fino a portare ad una situazione dove la vescica non ha sufficiente forza per svuotarsi e si debba procedere a cateterismo vescicale.
Quindi il mio primo parere e' che all'inizio doveva essere eseguita una TURP, o comunque una resezione completa del collo vescicale e prostata o con tecnica tradizionale (TURP) o con laser, con conseguente perdita dell'eiaculazione.
Adesso, dopo due interventi eseguiti, Rezum e TUIP, ci sono già' stati due processi cicatriziali, ed ulteriori manovre operative ( per esempio una TURP) andrebbero ad agire su un tessuto già' trattato e già' cicatrizzato per ben due volte, con il rischio di creare una infiammazione ulteriore o una cicatrizzazione non corretta.
Non e' una decisione semplice in questo momento, ma in generale, se l'esame urodinamico ( e' questo più' di tutti gli altri esami che deve guidare la decisione) non evidenzia con sicurezza una residua ostruzione allo svuotamento vescicale significativa, proverei con terapie mediche quali alfa litici ed antinfiammatori.
In caso di un peggioramento della ipocontrattilita' del detrusore a controlli successivi, o aumento del residuo o in presenza di una ostruzione documentata certa all'esame urodinamico, allora una terza procedura questa volta completa bisognerebbe provare ad eseguire , con i rischi prima detti, ma nel tentativo di evitare di arrivare ad un catetere a permanenza.
Un cordiale saluto
in presenza di un quadro iniziale quale quello descritto: una significativa ostruzione allo svuotamento vescicale causata da una sclerosi del collo vescicale sulla quale si e' instaurata con gli anni anche una iperplasia prostatica con terzo lobo, situazione in grado di determinare un danno vescicale con una ipocontrattilita' del detrusore confermata all'esame urodinamico, bisogna procedere ad un intervento distruttivo importante e non cercare di mantenere l'eiaculazione con nuove tecnologie o semplicemente eseguire una incisione (TUIP). Capisco che il paziente puo' essere interessato a mantenere l'eiaculazione, ma il rischio e' di non risolvere il problema di base che e' un problema importante se ha già' causato un danno rilevabile alla muscolatura vescicale. Il rischio e' che questo danno proceda fino a portare ad una situazione dove la vescica non ha sufficiente forza per svuotarsi e si debba procedere a cateterismo vescicale.
Quindi il mio primo parere e' che all'inizio doveva essere eseguita una TURP, o comunque una resezione completa del collo vescicale e prostata o con tecnica tradizionale (TURP) o con laser, con conseguente perdita dell'eiaculazione.
Adesso, dopo due interventi eseguiti, Rezum e TUIP, ci sono già' stati due processi cicatriziali, ed ulteriori manovre operative ( per esempio una TURP) andrebbero ad agire su un tessuto già' trattato e già' cicatrizzato per ben due volte, con il rischio di creare una infiammazione ulteriore o una cicatrizzazione non corretta.
Non e' una decisione semplice in questo momento, ma in generale, se l'esame urodinamico ( e' questo più' di tutti gli altri esami che deve guidare la decisione) non evidenzia con sicurezza una residua ostruzione allo svuotamento vescicale significativa, proverei con terapie mediche quali alfa litici ed antinfiammatori.
In caso di un peggioramento della ipocontrattilita' del detrusore a controlli successivi, o aumento del residuo o in presenza di una ostruzione documentata certa all'esame urodinamico, allora una terza procedura questa volta completa bisognerebbe provare ad eseguire , con i rischi prima detti, ma nel tentativo di evitare di arrivare ad un catetere a permanenza.
Un cordiale saluto
Prof. Alessandro Sciarra
Prof I fascia Universita' Sapienza di Roma
Specialista in Urologia-Chirurgia Robotica
alessandro.sciarra@uniroma1.it
[#2]
Utente
La ringrazio, il mio timore è proprio quello di rimandare un intervento che, mi dicono, di qui a qualche anno dovrò fare, con conseguente ulteriore danno alla vescica.
In realtà generalmente non devo sforzarmi per eseguire la minzione e il flusso anche se non molto abbondante è regolare, diritto. Generalmente perché invece la notte e a primo mattino il flusso è debole. Inoltre la cosa fastidiosa è rappresentata da questi intervalli di tempo in cui devo urinare spesso che possono durare diverse ore e che puntualmente almeno un paio di volte a settimana mi capitano. Non pensa che sarebbe opportuno ripetere uretrocistoscopia per vedere se la situazione non è peggiorata e come giudica quel restringimento lieve dell'uretra anteriore? Ininfluente?
Grazie
In realtà generalmente non devo sforzarmi per eseguire la minzione e il flusso anche se non molto abbondante è regolare, diritto. Generalmente perché invece la notte e a primo mattino il flusso è debole. Inoltre la cosa fastidiosa è rappresentata da questi intervalli di tempo in cui devo urinare spesso che possono durare diverse ore e che puntualmente almeno un paio di volte a settimana mi capitano. Non pensa che sarebbe opportuno ripetere uretrocistoscopia per vedere se la situazione non è peggiorata e come giudica quel restringimento lieve dell'uretra anteriore? Ininfluente?
Grazie
[#3]
la decisione non si deve basare sulla sintomatologia. L'intervento migliora qualcosa se c'e' una ostruzione obiettivamente verificata all'esame urodinamico, ed i sintomi non necessariamente sono legati ad un effetto istruttivo ma potrebbe essere solo irritativi.
Altro punto da considerare e' quello che le ho detto. Ha già' eseguito due interventi, i tessuti sono già' stati sottoposti a due stress e due processi cicatriziali; se ripete intervento a stretta vicinanza la reazione ad un nuovo stress potrebbe non essere favorevole.
Sono due punti fondamentali da considerare per decidere se e quando fare un terzo intervento
Altro punto da considerare e' quello che le ho detto. Ha già' eseguito due interventi, i tessuti sono già' stati sottoposti a due stress e due processi cicatriziali; se ripete intervento a stretta vicinanza la reazione ad un nuovo stress potrebbe non essere favorevole.
Sono due punti fondamentali da considerare per decidere se e quando fare un terzo intervento
Prof. Alessandro Sciarra
Prof I fascia Universita' Sapienza di Roma
Specialista in Urologia-Chirurgia Robotica
alessandro.sciarra@uniroma1.it
[#4]
Utente
Buongiorno,
La ringrazio. E’ stato molto chiaro e seguirò senz’altro il suo consiglio.
In ultimo un dubbio che mi era venuto: avendo registrato un peggioramento del residuo post uroflussometria dopo gli interventi suddetti, seppure con un flusso migliorato e senza sforzo per la minzione, potrebbe ciò essere dovuto al fatto che in precedenza agli interventi la vescica, avendo un lume ristretto all’uscita, necessitava di contrarsi poco per svuotarsi e invece ora essendo questo lume più ampio necessita di una maggiore contrazione? C’è nel caso un qualcosa che si può fare per agevolare diciamo un processo di adattamento della vescica alle nuove condizioni?
Ho sentito ad esempio del medicinale myocholine che però non è disponibile in Italia.
La ringrazio di nuovo.
Cordiali saluti.
La ringrazio. E’ stato molto chiaro e seguirò senz’altro il suo consiglio.
In ultimo un dubbio che mi era venuto: avendo registrato un peggioramento del residuo post uroflussometria dopo gli interventi suddetti, seppure con un flusso migliorato e senza sforzo per la minzione, potrebbe ciò essere dovuto al fatto che in precedenza agli interventi la vescica, avendo un lume ristretto all’uscita, necessitava di contrarsi poco per svuotarsi e invece ora essendo questo lume più ampio necessita di una maggiore contrazione? C’è nel caso un qualcosa che si può fare per agevolare diciamo un processo di adattamento della vescica alle nuove condizioni?
Ho sentito ad esempio del medicinale myocholine che però non è disponibile in Italia.
La ringrazio di nuovo.
Cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 5.9k visite dal 06/05/2022.
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