Prostatite batterica recidivante
Buongiorno dottori ringrazio in anticipo per il riscontro.
Sono un uomo di 36 anni.
Da circa 10 anni soffro di prostatite cronica batterica recidivante e il problema con il tempo sembra peggiorare piuttosto che migliorare, in quanto i periodi di benessere si accorciano e le recidive aumentano e i sintomi (che non sono mai particolarmente acuti ma sono persistenti e prolungati e quindi molto fastidiosi) sono i tipici della prostatite: dolore sovrapubico, forte disagio zona genitale, disagio post minzionale, pollachiuria, a volte dolore durante la minzione e riduzione del flusso di urina, disagio durante e dopo l'eiaculazione ecc.
Tanto malgrado stia seguendo alla lettera le indicazioni dei medici!
Per completare il quadro, ho un varicocele di IV grado che mi causa dolore alla palpazione però non ha alterato negli anni lo spermiogramma (sono peraltro padre di 2 bambini).
Alle visite urologiche, in fase acuta dell'infezione, il volume talvolta risulta aumentato con consistenza ridotta per la flogosi.
Condizioni che rientrano a seguito della terapia antibiotica.
I batteri responsabili sono sempre diversi: enterococco faecalis, escherichia coli, klebsiella pneumoniae, staffilococco emoliticio, miceti ecc... Dagli esami di Stamey che ormai effettuo periodicamente, risulta principalmente infetto l'esame colturale del liquido seminale prima del massaggio prostatico e il tampone uretrale dopo il massaggio prostatico.
Urine sempre negative, se non la positività del primo getto a seguito del test stamey.
Il mio stile di vita è piuttosto sano.
Ho eliminato alcool, cibi piccanti, limitato il caffè, eliminato latte e derivati.
Seguo un regime alimentare corretto (anche se sto approfondendo il discorso intolleranze alimentari (al momento ho effettuato test intolleranza glutine negativa) e faccio attività fisica.
Le terapie hanno previsto numerosi e logoranti cicli di antibiotici, tonnellate di fermenti lattici per prevenire la disbiosi, un'infinità di integratori, massaggi prostatici, addirittura sedute dallo psichiatra poiché sono un soggetto ansioso che tende ad angosciarsi, somatizzare e "genitalizzare".
Sono disperato e non so più a chi rivolgermi.
Vorrei quindi capire se tale patologia è solitamente così insidiosa e difficile da debellare (a questo punto impossibile?! ) oppure il mio caso è particolarmente sfortunato oppure ancora se devo cambiare strategia e medici?
E poi il fatto che i batteri siano sempre diversi cosa significa?
Che ci sono varie colonie che si risvegliano?
Oppure che transitano dall'intestino?
Grazie.
Sono un uomo di 36 anni.
Da circa 10 anni soffro di prostatite cronica batterica recidivante e il problema con il tempo sembra peggiorare piuttosto che migliorare, in quanto i periodi di benessere si accorciano e le recidive aumentano e i sintomi (che non sono mai particolarmente acuti ma sono persistenti e prolungati e quindi molto fastidiosi) sono i tipici della prostatite: dolore sovrapubico, forte disagio zona genitale, disagio post minzionale, pollachiuria, a volte dolore durante la minzione e riduzione del flusso di urina, disagio durante e dopo l'eiaculazione ecc.
Tanto malgrado stia seguendo alla lettera le indicazioni dei medici!
Per completare il quadro, ho un varicocele di IV grado che mi causa dolore alla palpazione però non ha alterato negli anni lo spermiogramma (sono peraltro padre di 2 bambini).
Alle visite urologiche, in fase acuta dell'infezione, il volume talvolta risulta aumentato con consistenza ridotta per la flogosi.
Condizioni che rientrano a seguito della terapia antibiotica.
I batteri responsabili sono sempre diversi: enterococco faecalis, escherichia coli, klebsiella pneumoniae, staffilococco emoliticio, miceti ecc... Dagli esami di Stamey che ormai effettuo periodicamente, risulta principalmente infetto l'esame colturale del liquido seminale prima del massaggio prostatico e il tampone uretrale dopo il massaggio prostatico.
Urine sempre negative, se non la positività del primo getto a seguito del test stamey.
Il mio stile di vita è piuttosto sano.
Ho eliminato alcool, cibi piccanti, limitato il caffè, eliminato latte e derivati.
Seguo un regime alimentare corretto (anche se sto approfondendo il discorso intolleranze alimentari (al momento ho effettuato test intolleranza glutine negativa) e faccio attività fisica.
Le terapie hanno previsto numerosi e logoranti cicli di antibiotici, tonnellate di fermenti lattici per prevenire la disbiosi, un'infinità di integratori, massaggi prostatici, addirittura sedute dallo psichiatra poiché sono un soggetto ansioso che tende ad angosciarsi, somatizzare e "genitalizzare".
Sono disperato e non so più a chi rivolgermi.
Vorrei quindi capire se tale patologia è solitamente così insidiosa e difficile da debellare (a questo punto impossibile?! ) oppure il mio caso è particolarmente sfortunato oppure ancora se devo cambiare strategia e medici?
E poi il fatto che i batteri siano sempre diversi cosa significa?
Che ci sono varie colonie che si risvegliano?
Oppure che transitano dall'intestino?
Grazie.
[#1]
Si tratta ovviamente di batteri di chiara origine intestinale e considerata la persistenza del problema c’è ovviamente da chiedersi quale sia la sua funzione, la regolarità dell’alimentazione, la presenza di eventuali intolleranze Ma siamo quasi certi che ci si sia già posti queste domande e forse lei sia anche già stato in cura presso un gastroenterologo, un dietologo, un nutrizionista, eccetera. Senz’altro l’insistenza con gli antibiotici è sempre controproducente, tranne casi assolutamente specifici (es. febbre nelle prostatiti acute). Per il resto, la componente ansiosa è sempre in grado di amplificare a dismisura qualsiasi sensazione sgradevole, in particolare quelle provenienti dalla sfera uro-genitale. Noi in questa sede a distanza non possiamo certo avere la presunzione fornirle delle indicazioni decisive, buoni ultimi tra i molti Colleghi che probabilmente l’hanno avuta in cura. D’ogni modo, instaurare un buon rapporto di comunicazione e fiducia con uno specialista, sempre lo stesso, e tanta pazienza da entrambe le parti sono le uniche basi su cui si possa basare un approccio terapeutico con risultati almeno accettabili.
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
[#2]
Ex utente
Grazie Dottore per la pronta risposta. Effettivamente tendo ad angosciarmi ad ogni sintomo. Il che, come correttamente da lei sottolineato, amplifica la portata della patologia che comunque, come tutti i disturbi cronici, è avvilente! Ad ogni modo adesso mi sto concentrando sul discorso alimentazione e eventuali intolleranze con il gastroenterologo. Volevo porle 2 ultimi quesiti se possibile: le infezioni potrebbero dipendere da un ristagno dovuto al varicocele, oppure la chiara origine intestinale ne esclude effettivamente il nesso eziologico? Inoltre, ho omesso di specificare che ho una ptosi dell'intestino e un po' di tensione addominale dopo i pasti. Questo aspetto sicuramente incide, quindi prendo fibre (oltre fermenti) per evitare il ristagno di materiale fecale. Potrebbe essere utile una colonscopia anche virtuale? Ho sempre avuto esiti negativi a sangue occulto delle feci e anche calprotectina fecale. Grazie ancora.
[#3]
Con il varicocele non vi può essere alcun tipo di legame. Da quel che ci scrive ancora il collegamento con l’intestino è invece più che evidente.Le indicazioni alla colonscopia non dipendono da noi, ma eventualmente dal gastroenterologo.
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 4.2k visite dal 14/01/2022.
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