Prostatite con aumento psa
Gentili dottori, da qualche tempo soffro di prostatiti che in genere si presentano un paio di volte l'anno, quasi sempre in corrispondenza dei periodi primaverile e autunnale, in concomitanza col riacutizzarsi dei sintomi gastrointestinali della gastrite cronica dalla quale sono affetto.
Nelle scorse settimane ho iniziato ad accusare i soliti sintomi (stranguria, pollachiuria, bruciore all'eiaculazione, senso di calore/fastidio ai testicoli e in zona perineale) e il medico di base dopo aver praticato un'esplorazione rettale che mostrava prostata molto infiammata e dolente mi ha consigliato una terapia a base di bactrim, topster supposte e permixon.
Nel frattempo per dei controlli periodici relativi ad un problema di tiroide ho effettuato una serie di esami del sangue, tra i quali anche il psa, che l'endocrinologo mi aveva consigliato a partire da un paio di anni fa a causa di un caso della malattia nella mia famiglia (zio materno), il cui valore è risultato abbastanza alterato (8, 27 con ratio 20, 8%, mentre ai due precedenti prelievi del 2019 e 2020 era 0, 80 e 0, 85) con un lieve rialzo anche della fosfatasi alcalina (124).
Allarmato sono tornato dal medico che non ha dato grande peso alla cosa, dicendo che probabilmente l'alterazione è dovuta all'infezione e mi ha consigliato di fare un'ecografia dell'apparato urinario e un ricontrollo del psa a un mese e a tre mesi facendo in caso di valori ancora anomali una RNM multiparametrica.
Dall'ecografia non è emerso niente di particolare, fatta eccezione per una "ecostruttura leggermente disomogenea per esiti flogistici fibrocalcifici" e un residuo post-minzionale un po' superiore alla norma (60 ml).
Mi sono poi recato per sicurezza da un urologo e anch'esso non ha rilevato nulla di particolare dalla palpazione e dall'ecografia transrettale che ha effettuato, dove risulta solo un adenoma di 20 cc (volume totale della ghiandola 45 cc) il quale però mi ha messo un po' di ansia decidendo di anticipare il primo controllo del psa tra due settimane e dicendomi che in caso di valori ancora alti preferirebbe effettuare per sicurezza una biopsia, vista la familiarità per una forma di carcinoma prostatico abbastanza aggressivo.
Il mio medico di famiglia pensa invece si tratti di un eccesso di cautela e che effettuarla così in fretta potrebbe andare a peggiorare questo problema di prostatiti ricorrenti che mi affligge.
Da un lato tenderei più a seguire lui, però essendo molto ansioso se i valori non dovessero tornare alla normalità vorrei anche togliermi il pensiero.
Voi cosa mi consigliate?
Nel caso malauguratamente il tumore ci sia non essendo stato rilevato né dalle visite né dalla ecografie significa che sarebbe molto piccolo e quindi anche attendendo si avrebbe un margine di tempo ragionevole per intervenire o semplicemente potrebbe essere posizionato in un punto cieco a queste procedure diagnostiche ma essere già in fase abbastanza avanzata?
Ringrazio anticipatamente e porgo distinti saluti.
Nelle scorse settimane ho iniziato ad accusare i soliti sintomi (stranguria, pollachiuria, bruciore all'eiaculazione, senso di calore/fastidio ai testicoli e in zona perineale) e il medico di base dopo aver praticato un'esplorazione rettale che mostrava prostata molto infiammata e dolente mi ha consigliato una terapia a base di bactrim, topster supposte e permixon.
Nel frattempo per dei controlli periodici relativi ad un problema di tiroide ho effettuato una serie di esami del sangue, tra i quali anche il psa, che l'endocrinologo mi aveva consigliato a partire da un paio di anni fa a causa di un caso della malattia nella mia famiglia (zio materno), il cui valore è risultato abbastanza alterato (8, 27 con ratio 20, 8%, mentre ai due precedenti prelievi del 2019 e 2020 era 0, 80 e 0, 85) con un lieve rialzo anche della fosfatasi alcalina (124).
Allarmato sono tornato dal medico che non ha dato grande peso alla cosa, dicendo che probabilmente l'alterazione è dovuta all'infezione e mi ha consigliato di fare un'ecografia dell'apparato urinario e un ricontrollo del psa a un mese e a tre mesi facendo in caso di valori ancora anomali una RNM multiparametrica.
Dall'ecografia non è emerso niente di particolare, fatta eccezione per una "ecostruttura leggermente disomogenea per esiti flogistici fibrocalcifici" e un residuo post-minzionale un po' superiore alla norma (60 ml).
Mi sono poi recato per sicurezza da un urologo e anch'esso non ha rilevato nulla di particolare dalla palpazione e dall'ecografia transrettale che ha effettuato, dove risulta solo un adenoma di 20 cc (volume totale della ghiandola 45 cc) il quale però mi ha messo un po' di ansia decidendo di anticipare il primo controllo del psa tra due settimane e dicendomi che in caso di valori ancora alti preferirebbe effettuare per sicurezza una biopsia, vista la familiarità per una forma di carcinoma prostatico abbastanza aggressivo.
Il mio medico di famiglia pensa invece si tratti di un eccesso di cautela e che effettuarla così in fretta potrebbe andare a peggiorare questo problema di prostatiti ricorrenti che mi affligge.
Da un lato tenderei più a seguire lui, però essendo molto ansioso se i valori non dovessero tornare alla normalità vorrei anche togliermi il pensiero.
Voi cosa mi consigliate?
Nel caso malauguratamente il tumore ci sia non essendo stato rilevato né dalle visite né dalla ecografie significa che sarebbe molto piccolo e quindi anche attendendo si avrebbe un margine di tempo ragionevole per intervenire o semplicemente potrebbe essere posizionato in un punto cieco a queste procedure diagnostiche ma essere già in fase abbastanza avanzata?
Ringrazio anticipatamente e porgo distinti saluti.
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Il PSA è un marcatore tumorale di scarsa qualità, ma a tutt’oggi non è disponibile una alternativa praticabile. Molto comune, anzi quasi costante, il suo rialzo non specifico in caso di infiammazioni/infezioni della prostata, tant’è che il buon senso clinico direbbe di evitare di eseguire il dosaggio a cavallo di questi disturbi, per evitare appunto inutili ansie e preoccupazioni. Nel suo caso specifico, vista la familiarità per cui ci scrive, è corretto iniziare i controlli già dai 40 anni, comunque la inviteremmo a stare tranquillo e ripetere l’esame quando la fase acuta dei suoi disturbi ricorrenti sia stabilmente risolta.
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
[#2]
Utente
La ringrazio, in effetti non l'avevo mai misurato a prostatite in corso, questa volta è capitato appunto perché dovevo fare gli esami per la visita endocrinologica e in mezzo c'era anche quello. Riguardo alla ripetizione bastano due settimane come suggerito dall'urologo o c'è la possibilità che in un tempo così breve l'eventuale rialzo dovuto all'infezione non sia ancora riassorbito?
[#3]
Dal nostro punto di vista attenderemmo almeno un paio di mesi dopo la risoluzione dei disturbi.
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.7k visite dal 04/12/2021.
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