Dubbi dopo guarigione da prostatite acuta
Buongiorno, sono un ciclista amatoriale di 39 anni che recentemente sembra aver risolto, dopo una breve cura medica, un problema di prostatite acuta
Pratico l'attività da circa 5 anni per un totale di ore settimanali in sella di circa di 7/8 ore nell'arco della cattiva stagione e fino a 12-13 nella bella
Dopo circa 7 settimane dalla comparsa dei primi sintomi durante una normalissima uscita in bici (ma un mese circa dopo un cambio di sella) e successivo aggravamento del quadro (avevo comunque immediatamente sospeso l'attività ciclista fin da subito a scopo precauzionale) in questi ultimi giorni posso finalmente affermare con relativa sicurezza che la patologia che mi è stata poi diagnosticata sembra essersi finalmente risolta
Mi rimangono però diverse perplessità sulla possibile causa scatenante del problema: questo perché dalla fine della 3a settimana (prima il problema sembrava quasi essersi risolto autonomamente per poi ripresentarsi nuovamente) mi è stata praticamente prescritta una cura inizialmente a base di soli antibiotici (4a settimana = augmentin 2cp x 6 giorni prescritti da MEDICO DI BASE) e poi di antibiotici+anti-infiammatorio (5a+6a settimana = Cefixoral 1cp x 10gg + Topster 1sup x 15gg + Congeprost 1cp x30gg prescritta da UROLOGO dopo visita spec) pur NON avendo di fatto alcun riscontro oggettivo (ad es.
esami specifici come urinocoltura) di infezione di tipo batterico.
La mia sensazione è che si sia un pò andati per "statistica" e, fortunosamente, si sia "apparentemente" centrato e risolto il problema
Dico apparentemente perché mi è rimasto comunque il dubbio che la causa possa essere stata di natura completamente diversa ovvero banalmente relazionata a fattori biomeccanici/fisici del mio gesto atletico ciclistico (ad es. il cambio sella un mese prima della comparsa dei sintomi)
Mi domando anche come possa aver, nel caso, contratto un infezione di tipo batterico.
So perfettamente che una cattiva igiene intima e del vestiario tecnico (ma su quest'ultimo aspetto sono molto maniacale, uso detergenti specifici e lavaggio praticamente dopo ogni uscita) e che lo stare tante ore in sella magari sotto al sole cocente in estate e sudando molto favorisce lo sviluppo di batteri nel pantaloncino ma credo sia veramente un'ipotesi molto remota perlomeno nel mio caso.
Ho però anche pensato che sono uno che beve molta acqua durante l'attività approvigiandosi TANTO e SPESSO presso fontanelle/fonti di montagna talvolta NON troppo controllate e magari potrei essere stato infettato da un batterio (es. ischerichia c.) proprio in questo modo.
Concludendo vorrei semplicemente avere qualche ulteriore autorevole parere in merito alla vicenda e soprattutto capire se la tesi dell'assunzione di acqua potenzialmente contaminata possa essere anch'essa aggiunta alla lista delle possibile cause delle prostatiti di tipo batterico in cui noi ciclisti talvolta c'imbattiamo invece che pensare che il prob. sia quasi sempre
legato agli aspetti biomeccanici del gesto atletico ecc.
Pratico l'attività da circa 5 anni per un totale di ore settimanali in sella di circa di 7/8 ore nell'arco della cattiva stagione e fino a 12-13 nella bella
Dopo circa 7 settimane dalla comparsa dei primi sintomi durante una normalissima uscita in bici (ma un mese circa dopo un cambio di sella) e successivo aggravamento del quadro (avevo comunque immediatamente sospeso l'attività ciclista fin da subito a scopo precauzionale) in questi ultimi giorni posso finalmente affermare con relativa sicurezza che la patologia che mi è stata poi diagnosticata sembra essersi finalmente risolta
Mi rimangono però diverse perplessità sulla possibile causa scatenante del problema: questo perché dalla fine della 3a settimana (prima il problema sembrava quasi essersi risolto autonomamente per poi ripresentarsi nuovamente) mi è stata praticamente prescritta una cura inizialmente a base di soli antibiotici (4a settimana = augmentin 2cp x 6 giorni prescritti da MEDICO DI BASE) e poi di antibiotici+anti-infiammatorio (5a+6a settimana = Cefixoral 1cp x 10gg + Topster 1sup x 15gg + Congeprost 1cp x30gg prescritta da UROLOGO dopo visita spec) pur NON avendo di fatto alcun riscontro oggettivo (ad es.
esami specifici come urinocoltura) di infezione di tipo batterico.
La mia sensazione è che si sia un pò andati per "statistica" e, fortunosamente, si sia "apparentemente" centrato e risolto il problema
Dico apparentemente perché mi è rimasto comunque il dubbio che la causa possa essere stata di natura completamente diversa ovvero banalmente relazionata a fattori biomeccanici/fisici del mio gesto atletico ciclistico (ad es. il cambio sella un mese prima della comparsa dei sintomi)
Mi domando anche come possa aver, nel caso, contratto un infezione di tipo batterico.
So perfettamente che una cattiva igiene intima e del vestiario tecnico (ma su quest'ultimo aspetto sono molto maniacale, uso detergenti specifici e lavaggio praticamente dopo ogni uscita) e che lo stare tante ore in sella magari sotto al sole cocente in estate e sudando molto favorisce lo sviluppo di batteri nel pantaloncino ma credo sia veramente un'ipotesi molto remota perlomeno nel mio caso.
Ho però anche pensato che sono uno che beve molta acqua durante l'attività approvigiandosi TANTO e SPESSO presso fontanelle/fonti di montagna talvolta NON troppo controllate e magari potrei essere stato infettato da un batterio (es. ischerichia c.) proprio in questo modo.
Concludendo vorrei semplicemente avere qualche ulteriore autorevole parere in merito alla vicenda e soprattutto capire se la tesi dell'assunzione di acqua potenzialmente contaminata possa essere anch'essa aggiunta alla lista delle possibile cause delle prostatiti di tipo batterico in cui noi ciclisti talvolta c'imbattiamo invece che pensare che il prob. sia quasi sempre
legato agli aspetti biomeccanici del gesto atletico ecc.
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La prostatite acuta è un quadro particolare, caratterizzato principalmente da febbre molto elevata, malessere generale, dolore al basso addome, difficoltà urinarie. La causa è certamente di tipo infettivo e si tratta dell'unica situazione, peraltro abbastanza rara, in cui senza dubbio devono essere prescritti degli antibiotici anche in modo empirico.
In tutti gli altri casi, come molto spesso ci troviamo a scrivere in questa sede, i disturbi prostatici irritativi hanno molto più facilmente una causa infiammatoria e congestizia, gli accertamenti sono quasi sempre negativi o comunque dubbi. L'esperienza ci ha insegnato in questi casi ad essere in linea di massima contrari a terapie antibiotiche energiche e protratte, che quasi mai portano a miglioramenti significativi ed altro non fanno se non alterare l'equilibrio della preziosissima flora batterica intestinale (microbiòta). Da decenni conosciamo bene i crucci dei cicloamatori con le loro selle bucate e le loro ... prostatiti! Nel suo caso ci pare evidente che i disturbi abbiano avuto questa origine "traumatica". Le sue ipotesi di contaminazione ci paiono piuttosto fantasiose, sopratutto quelle a mezzo acqua, che prima della prostatite avrebbe certamente scatenato una poderosa diarrea.
In tutti gli altri casi, come molto spesso ci troviamo a scrivere in questa sede, i disturbi prostatici irritativi hanno molto più facilmente una causa infiammatoria e congestizia, gli accertamenti sono quasi sempre negativi o comunque dubbi. L'esperienza ci ha insegnato in questi casi ad essere in linea di massima contrari a terapie antibiotiche energiche e protratte, che quasi mai portano a miglioramenti significativi ed altro non fanno se non alterare l'equilibrio della preziosissima flora batterica intestinale (microbiòta). Da decenni conosciamo bene i crucci dei cicloamatori con le loro selle bucate e le loro ... prostatiti! Nel suo caso ci pare evidente che i disturbi abbiano avuto questa origine "traumatica". Le sue ipotesi di contaminazione ci paiono piuttosto fantasiose, sopratutto quelle a mezzo acqua, che prima della prostatite avrebbe certamente scatenato una poderosa diarrea.
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
[#2]
Utente
Grazie mille dottore, risposta chiarissima.
Nel frattempo ci sono state delle ulteriori evoluzioni in merito alla faccenda: dopo un paio di giorni in cui sono stato veramente bene sono iniziati a ricomparire i i primi sintomi e l'urologo che mi segue mi ha detto di riprendere il topster 1sup al dì per altri 10 giorni. Oggi sono al terzo giorno che ho finito questo secondo ciclo e, nonostante i sintomi siano stati presenti fino al decimo giorno di questo ulteriore ciclo, dall'undicesimo giorno fino ad oggi non ho di nuovo più sintomi. Sto ancora prendendo, sempre su suggerimento dell'urologo, solo 2cp di congeprost al giorno (invece di una ) e 1 brufen 600 al dì a giorni alterni. Per adesso ovviamente incrocio le dita che tutto rimanga così.
Le faccio però una ulteriore ultima domanda: dato che è la prima volta affronto questa patologia e vorrei far tesoro di tutta l'esperienza vissuta ed il relativo know-how acquisito per il futuro vorrei semplicemente capire se esiste una metologia empirica per classificare FIN DA SUBITO la causa che ha scatenato il problema magari con un iter di esami specifici. Ho perfettamente capito che quasi sicuramente il problema è stata di natura traumatica e legato all'attività ciclistica ecc. ecc. ma l'unica cosa che mi sembra di notare e che ci si basa molto più sui sintomi per inquadrare la tipologia di prostatite che su dati oggettivi legati ad esami mirati. Questo semplicemente perché vorrei inquadrare nella maniera più precisa il problema fin da subito nel caso si ripresentasse ed effettuare immediatamente la cura più opportuna per risolverlo nel minor tempo possibile e magari evitare, per quanto possibile, qualsiasi ulteriore inutile strascico o complicazione. Da quando si sono presentati i primi sintomi ho iniziato la terapia solo dopo circa 3 settimane: questo perché inizialmente questi ultimi sono andati attenuandosi per poi riacutizzarsi improvvisamente e secondo me ho perso del tempo utile che magari avrei potuto utilizzare per inquadrare esattamente il problema (magari potevo fare subito degli accertamenti mirati per capire l'esatta causa) ed iniziare la cura più appropriata fin da subito senza dover aspettare il riacutizzarsi dei sintomi
Grazie mille ancora per il suo aiuto
Nel frattempo ci sono state delle ulteriori evoluzioni in merito alla faccenda: dopo un paio di giorni in cui sono stato veramente bene sono iniziati a ricomparire i i primi sintomi e l'urologo che mi segue mi ha detto di riprendere il topster 1sup al dì per altri 10 giorni. Oggi sono al terzo giorno che ho finito questo secondo ciclo e, nonostante i sintomi siano stati presenti fino al decimo giorno di questo ulteriore ciclo, dall'undicesimo giorno fino ad oggi non ho di nuovo più sintomi. Sto ancora prendendo, sempre su suggerimento dell'urologo, solo 2cp di congeprost al giorno (invece di una ) e 1 brufen 600 al dì a giorni alterni. Per adesso ovviamente incrocio le dita che tutto rimanga così.
Le faccio però una ulteriore ultima domanda: dato che è la prima volta affronto questa patologia e vorrei far tesoro di tutta l'esperienza vissuta ed il relativo know-how acquisito per il futuro vorrei semplicemente capire se esiste una metologia empirica per classificare FIN DA SUBITO la causa che ha scatenato il problema magari con un iter di esami specifici. Ho perfettamente capito che quasi sicuramente il problema è stata di natura traumatica e legato all'attività ciclistica ecc. ecc. ma l'unica cosa che mi sembra di notare e che ci si basa molto più sui sintomi per inquadrare la tipologia di prostatite che su dati oggettivi legati ad esami mirati. Questo semplicemente perché vorrei inquadrare nella maniera più precisa il problema fin da subito nel caso si ripresentasse ed effettuare immediatamente la cura più opportuna per risolverlo nel minor tempo possibile e magari evitare, per quanto possibile, qualsiasi ulteriore inutile strascico o complicazione. Da quando si sono presentati i primi sintomi ho iniziato la terapia solo dopo circa 3 settimane: questo perché inizialmente questi ultimi sono andati attenuandosi per poi riacutizzarsi improvvisamente e secondo me ho perso del tempo utile che magari avrei potuto utilizzare per inquadrare esattamente il problema (magari potevo fare subito degli accertamenti mirati per capire l'esatta causa) ed iniziare la cura più appropriata fin da subito senza dover aspettare il riacutizzarsi dei sintomi
Grazie mille ancora per il suo aiuto
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Utente
Ok, dottore, ma dimentichiamoci per un attimo che io appartenga allo sfortunato girone dei cicloamatori, con le loro selle bucate e le loro ... prostatiti, e quindi dovrò a quanto pare rassegnarmi al mio triste destino.
Neanche un banale esame delle urine + urinocoltura potrebbe essere utile per fare subito un primo filtro su quelle che potrebbero essere poi le cure più idonee?
O si fa prima a prescrivere antibiotici + anti-infiammatori a prescindere e poi si sta a vedere che succede con calma? Che tanto se è batterica QUASI sicuramente è Escherichia coli e nel frattempo si prova anche a sfiammare....
Mi domando appunto allora a che servono esami come un'urinocultura o uno spermiogramma (tra l'altro entrambi esami totalmente non invasivi ed economicamente relativamente abbordabili), o magari altri esami che io ignoro completamente perchè ovviamente non sono un medico specialista.
Perché farli dopo (come mi è stato poi palesato successivamente se il problema non si dovesse risolvere) e non prima?
Perché comunque farli in generale se portano a risultati dubbi o completamente negativi?
Ok io sono un ciclista ecc. ecc. ma conosco altre persone che non lo sono e che hanno avuto situazioni simili e mi sembra di capire che i primi sintomi sono sempre lievi fastidi alle parti basse e poi, talvolta anche dopo diversi giorni, arriva la febbre se si tratta un infezione di tipo batterico. Per quello mi domando se in quel lasso di tempo si può lavorare per capire l'origine dell'infiammazione.
E se fra qualche anno il problema mi si ripresentasse e fosse di natura batterica e magari io che, sono un ciclista "dannato", dassi subito la colpa alla bici quando magari non c'entra nulla (e magari la tesi fosse approvata anche dal mio medico o urologo)?
Tornando sempre al mio caso avrei potuto innanzitutto allarmarmi un pelo di più e magari assumere solo anti infiammatori che magari avrebbero ridotto un pelo anche i tempi di guarigione. Gli antibiotici allora? A che sarebbero serviti? Per stare più tranquilli?
Non voglio che pensi che sia uno di quelli che se non va in bici "muore", per me non è problema stare fermo anche 6 mesi o un anno o più... anche smettere definitivamente se necessario (mica è il mio lavoro) perché si vive anche senza bici e di problemi nella vita ce ne sono ben altri e più seri. Quello che però desiderei è che il percorso di cura e decorso della patologia fosse determinato più da oggettività che da tentativi.
Per fare un paragone (un po' azzardato lo ammetto) con il settore automobilistico: quando ai giorni d'oggi si accende la spia di segnalazione di un guasto al motore la prima cosa che i meccanici fanno è collegarsi alla vettura ed eseguire un diagnostico per cercare di individuare il problema nel modo più accurato possibile. Poi, sicuramente, in base anche alla loro esperienza, decidono dove ad andare ad intervenire. Mi domando solo se per questo tipo di patologia, nel 2021, per quanto riguarda la diagnosi, siamo come quando si andava dal meccanico negli anni 70 e ci si affidava totalmente al meccanico incrociando le dita che tutto alla fine vada bene.
Grazie mille ancora per ogni suo ulteriore chiarimento
Neanche un banale esame delle urine + urinocoltura potrebbe essere utile per fare subito un primo filtro su quelle che potrebbero essere poi le cure più idonee?
O si fa prima a prescrivere antibiotici + anti-infiammatori a prescindere e poi si sta a vedere che succede con calma? Che tanto se è batterica QUASI sicuramente è Escherichia coli e nel frattempo si prova anche a sfiammare....
Mi domando appunto allora a che servono esami come un'urinocultura o uno spermiogramma (tra l'altro entrambi esami totalmente non invasivi ed economicamente relativamente abbordabili), o magari altri esami che io ignoro completamente perchè ovviamente non sono un medico specialista.
Perché farli dopo (come mi è stato poi palesato successivamente se il problema non si dovesse risolvere) e non prima?
Perché comunque farli in generale se portano a risultati dubbi o completamente negativi?
Ok io sono un ciclista ecc. ecc. ma conosco altre persone che non lo sono e che hanno avuto situazioni simili e mi sembra di capire che i primi sintomi sono sempre lievi fastidi alle parti basse e poi, talvolta anche dopo diversi giorni, arriva la febbre se si tratta un infezione di tipo batterico. Per quello mi domando se in quel lasso di tempo si può lavorare per capire l'origine dell'infiammazione.
E se fra qualche anno il problema mi si ripresentasse e fosse di natura batterica e magari io che, sono un ciclista "dannato", dassi subito la colpa alla bici quando magari non c'entra nulla (e magari la tesi fosse approvata anche dal mio medico o urologo)?
Tornando sempre al mio caso avrei potuto innanzitutto allarmarmi un pelo di più e magari assumere solo anti infiammatori che magari avrebbero ridotto un pelo anche i tempi di guarigione. Gli antibiotici allora? A che sarebbero serviti? Per stare più tranquilli?
Non voglio che pensi che sia uno di quelli che se non va in bici "muore", per me non è problema stare fermo anche 6 mesi o un anno o più... anche smettere definitivamente se necessario (mica è il mio lavoro) perché si vive anche senza bici e di problemi nella vita ce ne sono ben altri e più seri. Quello che però desiderei è che il percorso di cura e decorso della patologia fosse determinato più da oggettività che da tentativi.
Per fare un paragone (un po' azzardato lo ammetto) con il settore automobilistico: quando ai giorni d'oggi si accende la spia di segnalazione di un guasto al motore la prima cosa che i meccanici fanno è collegarsi alla vettura ed eseguire un diagnostico per cercare di individuare il problema nel modo più accurato possibile. Poi, sicuramente, in base anche alla loro esperienza, decidono dove ad andare ad intervenire. Mi domando solo se per questo tipo di patologia, nel 2021, per quanto riguarda la diagnosi, siamo come quando si andava dal meccanico negli anni 70 e ci si affidava totalmente al meccanico incrociando le dita che tutto alla fine vada bene.
Grazie mille ancora per ogni suo ulteriore chiarimento
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E se fra qualche anno il problema mi si ripresentasse e fosse di natura batterica e magari io che, sono un ciclista "dannato", dassi subito la colpa alla bici ...
Un ciclista "dannato" che per di più fa anche errori di grammatica ... peggio di così ...
Ci perdoni un po' di umorismo per allenare la tensione emotiva. Scherzi a a parte, è opportuno essere più realisti del Re, se la prostatite cronica è tuttora uno dei maggiori crucci dell'urologo è perché non si dispone ancora di accertamenti e terapie assolutamente specifici e di sicura efficacia. Lei è ancora giovane e noi ci avviamo alla fine della nostra attività professionale, non possiamo che augurarle di potere presto approfittare di qualche evoluzione favorevole nella diagnosi e cura di questi comunissimi problemi.
Un ciclista "dannato" che per di più fa anche errori di grammatica ... peggio di così ...
Ci perdoni un po' di umorismo per allenare la tensione emotiva. Scherzi a a parte, è opportuno essere più realisti del Re, se la prostatite cronica è tuttora uno dei maggiori crucci dell'urologo è perché non si dispone ancora di accertamenti e terapie assolutamente specifici e di sicura efficacia. Lei è ancora giovane e noi ci avviamo alla fine della nostra attività professionale, non possiamo che augurarle di potere presto approfittare di qualche evoluzione favorevole nella diagnosi e cura di questi comunissimi problemi.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 8.5k visite dal 13/10/2021.
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Approfondimento su Prostatite
La prostatite è un'infiammazione della prostata molto diffusa. Si manifesta con bruciore alla minzione, può essere acuta o cronica: tipologie, cause e cura.