Intervento in laparascopia tridimensionale o robot davinci
1^ Biopsia prostata esito: adenocarcinoma a cellule acinari del lobo sinistro della prostata, score di gleason 6, grade group 1, la neoplasia è presente in 3 dei 24 cilindri, GPC 15%, TPC 1, 5, consigliatomi sorveglianza attiva.
2^ biopsia a mesi 6 esito: adenocarcinoma a cellule acinari del lobo sinistro della prostata, score di gleason 7 (3+4), grade group 2, la neoplasia è presente in 2 dei 31 cilindri, GPC 15%, TPC 0, 35.
Sorveglianza attiva non più consigliata mi si propone laparascopia con macchinario tridimensionale, ho chiesto se non sia meglio con Robot DaVinci e mi è stato risposto che le metodologie, entrambe mininvasive, quasi si equivalgono.
Aggiungo che gli esami precedenti alla 2^ biopsia davano un PSA 4, 5 e la RSM riportava " prostata aumentata di volume 42x55x45 mm circa, porzione prostatica transizionaledisomogenea a prevalente struttura plurinodulare adenomatosa, porzione prostatica periferica discretamente rappresentata con sfumata disomogeneità di segnale a sinistra in assenza di franche aree focali di restrizione o di enhacement contrastografico sospetto, in particolare non si rileva l'alterazione di segnale descritta in precedente esame ove in atto si apprezza una sottile stria da verisimile esito presumibilmente infiammatorio senza reperti di rilievo in diffusione o dopo contrasto", indagine eseguita con metodologia triparametrica.
Sembrano contrastare l'esito della biopsia.
Cosa consigliate, grazie.
2^ biopsia a mesi 6 esito: adenocarcinoma a cellule acinari del lobo sinistro della prostata, score di gleason 7 (3+4), grade group 2, la neoplasia è presente in 2 dei 31 cilindri, GPC 15%, TPC 0, 35.
Sorveglianza attiva non più consigliata mi si propone laparascopia con macchinario tridimensionale, ho chiesto se non sia meglio con Robot DaVinci e mi è stato risposto che le metodologie, entrambe mininvasive, quasi si equivalgono.
Aggiungo che gli esami precedenti alla 2^ biopsia davano un PSA 4, 5 e la RSM riportava " prostata aumentata di volume 42x55x45 mm circa, porzione prostatica transizionaledisomogenea a prevalente struttura plurinodulare adenomatosa, porzione prostatica periferica discretamente rappresentata con sfumata disomogeneità di segnale a sinistra in assenza di franche aree focali di restrizione o di enhacement contrastografico sospetto, in particolare non si rileva l'alterazione di segnale descritta in precedente esame ove in atto si apprezza una sottile stria da verisimile esito presumibilmente infiammatorio senza reperti di rilievo in diffusione o dopo contrasto", indagine eseguita con metodologia triparametrica.
Sembrano contrastare l'esito della biopsia.
Cosa consigliate, grazie.
[#1]
Dal tipo di referto non ci pare che la risonanza magnetica sia stata eseguita con tecnica multiparametrica, d'ogni modo l'esito della biopsia è inequivocabile e alla sua età sicuramente fa propendere per l'indicazione chirurgica, pur trattandosi di una malattia di piccolo volume e certamente localizzata. Le tecniche operatorie di cui ci riferisce sono senz'altro equivalenti dal punto di vista della radicalità oncologica. Come sempre in questa sede, teniamo a ricordare che è assai preferibile scegliere il chirurgo a prescindere dalla tecnica operatoria, ovvero un professionista con il quale si intrattenga un buon rapporto di comunicazione e fiducia, poichè la relazione non si esaurisce mai solo con l'intervento.
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
[#2]
Buongiorno,
concordo con l'indicazione di passare da una strategia di sorveglianza attiva ad una chirurgica di prostatectomia radicale per l'aumento del Gleason score rilevato alla seconda biopsia.
E' molto importante eseguire una corretta stagnazione con una risonanza magnetica multiparametrica e definizione del rischio che la lesione sia extracapsulare oltre alla sua distanza dai fasci neurovascolari.
Questi dati sono fondamentali per il chirurgo cosi' da poter definire la possibilità' di eseguire un intervento con preservazione dei nervi erigendi ( mono o bilaterale) in assenza di un rischio elevato di avere dei margini chirurgici positivi per tumore.
La preservazione dei nervi erigendi costringe il chirurgo a rimuovere la prostata tenendosi molto vicino alla capsula prostatica. Se il tumore e ' presente in quella sede, questa tecnica può' determinare un margine positivo, quindi la persistenza del tumore, rendendo l'intervento non più' radicale e costringendo a terapie successive ( radioterapia).
la tecnica laparoscopica classica, laparoscopica tridimensionale o robotica sono ugualmente valide nell'eseguire una buona prostatectomia radicale con o senza tecnica di preservazione dei nervi erigendi.
Dipende molto più' dall'esperienza e confidenza con una od un altra tecnica dell'urologo.
Un urologo abituato ad eseguire laparoscopica può' avere dei risultati altrettanto buoni rispetto ad un urologo che utilizza la tecnica robotica.
Il consiglio e' dare più' importanza a chi esegue l'intervento che non alla tecnica ( laparoscopica o robotica) utilizzata.
Un cordiale saluto
Prof Alessandro Sciarra
concordo con l'indicazione di passare da una strategia di sorveglianza attiva ad una chirurgica di prostatectomia radicale per l'aumento del Gleason score rilevato alla seconda biopsia.
E' molto importante eseguire una corretta stagnazione con una risonanza magnetica multiparametrica e definizione del rischio che la lesione sia extracapsulare oltre alla sua distanza dai fasci neurovascolari.
Questi dati sono fondamentali per il chirurgo cosi' da poter definire la possibilità' di eseguire un intervento con preservazione dei nervi erigendi ( mono o bilaterale) in assenza di un rischio elevato di avere dei margini chirurgici positivi per tumore.
La preservazione dei nervi erigendi costringe il chirurgo a rimuovere la prostata tenendosi molto vicino alla capsula prostatica. Se il tumore e ' presente in quella sede, questa tecnica può' determinare un margine positivo, quindi la persistenza del tumore, rendendo l'intervento non più' radicale e costringendo a terapie successive ( radioterapia).
la tecnica laparoscopica classica, laparoscopica tridimensionale o robotica sono ugualmente valide nell'eseguire una buona prostatectomia radicale con o senza tecnica di preservazione dei nervi erigendi.
Dipende molto più' dall'esperienza e confidenza con una od un altra tecnica dell'urologo.
Un urologo abituato ad eseguire laparoscopica può' avere dei risultati altrettanto buoni rispetto ad un urologo che utilizza la tecnica robotica.
Il consiglio e' dare più' importanza a chi esegue l'intervento che non alla tecnica ( laparoscopica o robotica) utilizzata.
Un cordiale saluto
Prof Alessandro Sciarra
Prof. Alessandro Sciarra
Prof I fascia Universita' Sapienza di Roma
Specialista in Urologia-Chirurgia Robotica
alessandro.sciarra@uniroma1.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.5k visite dal 19/05/2021.
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