Quanto tempo si può tenere un catetere prima di un intervento alla prostata?
Gentili medici, mio padre di anni 75 porta il catetere vescicale dal mese di dicembre perché del tutto impossibilitato a urinare.
Il catetere è stato inserito in pronto soccorso e l'indicazione è stata quella di rivolgersi all'urologo per sospetta ipertrofia prostatica, diagnosi poi confermata.
Lo specialista ha poi sottolineato che la vescica dall'ecografia risulta iperdistesa.
Da allora l'inserimento in lista d'attesa per l'intervento, il cambio del catetere ogni venti giorni e la somministrazione di Ofuxal la sera (1 cp), Permixon e Prodirexan (1cp) la mattina, cura che è attualmente in corso.
Inoltre assume Metforal (1Cp) tre volte al giorno.
In questo arco di tempo si è tentato di rimuovere il catetere per valutare una ripresa spontanea della minzione ma l'esito è stato negativo.
Due settimane fa la chiamata per il prericovero e i relativi esami ma l'emergenza coronavirus ha costretto la struttura a sospendere tutte le attività considerate non urgenti, tra cui questa.
La permanenza così prolungata del catetere può causare dei danni?
Il paziente, inoltre, ha cominciato a soffrire di una stipsi piuttosto ostinata e dolorosa che necessita di ingenti dosi di lassativi per essere sbloccata e gli causa uno stato di grave prostrazione.
Il mio timore, in particolare, è che il protrarsi di questa situazione ansiogena possa avere conseguenze ben più gravi, considerato che dall'elettrocardiogramma sono emerse (cito testualmente) "piccole alterazioni".
Nonostante l'età, prima di questa circostanza, aveva sempre goduto di ottima salute ed era fisicamente molto attivo.
Mi è stato richiesto di attendere nuove comunicazioni dall'ospedale ma non sono tranquilla.
Sto trascurando qualcosa?
È corretta questa prassi?
So che è un momento molto difficile per tutti e non vorrei sembrare irragionevole o poco paziente ma desidererei un parere "terzo", considerata la laconicità cui mi sono imbattuta in questi giorni.
Grazie a chi vorrà rispondere.
Il catetere è stato inserito in pronto soccorso e l'indicazione è stata quella di rivolgersi all'urologo per sospetta ipertrofia prostatica, diagnosi poi confermata.
Lo specialista ha poi sottolineato che la vescica dall'ecografia risulta iperdistesa.
Da allora l'inserimento in lista d'attesa per l'intervento, il cambio del catetere ogni venti giorni e la somministrazione di Ofuxal la sera (1 cp), Permixon e Prodirexan (1cp) la mattina, cura che è attualmente in corso.
Inoltre assume Metforal (1Cp) tre volte al giorno.
In questo arco di tempo si è tentato di rimuovere il catetere per valutare una ripresa spontanea della minzione ma l'esito è stato negativo.
Due settimane fa la chiamata per il prericovero e i relativi esami ma l'emergenza coronavirus ha costretto la struttura a sospendere tutte le attività considerate non urgenti, tra cui questa.
La permanenza così prolungata del catetere può causare dei danni?
Il paziente, inoltre, ha cominciato a soffrire di una stipsi piuttosto ostinata e dolorosa che necessita di ingenti dosi di lassativi per essere sbloccata e gli causa uno stato di grave prostrazione.
Il mio timore, in particolare, è che il protrarsi di questa situazione ansiogena possa avere conseguenze ben più gravi, considerato che dall'elettrocardiogramma sono emerse (cito testualmente) "piccole alterazioni".
Nonostante l'età, prima di questa circostanza, aveva sempre goduto di ottima salute ed era fisicamente molto attivo.
Mi è stato richiesto di attendere nuove comunicazioni dall'ospedale ma non sono tranquilla.
Sto trascurando qualcosa?
È corretta questa prassi?
So che è un momento molto difficile per tutti e non vorrei sembrare irragionevole o poco paziente ma desidererei un parere "terzo", considerata la laconicità cui mi sono imbattuta in questi giorni.
Grazie a chi vorrà rispondere.
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La presenza del catetere a permanenza è generalmente considerata la massima aggravante della patologia prostatica benigna e pertamnto anche nelle strutture pubbliche porta alla classe di urgenza massima (es. A) con tempi d'attesa che si orientano mediamente sui 2 mesi nella maggioranza delle strutture. Il catetere è ovviamente un compromesso e meno lo si tiene e meglio è, però ci sono soggetti che per vari motivi lo portano a permanenza e lo sopportano mediamente abbastanza bene. Questo per dire che il mese in più od in meno non costituisce un rischio così elevato, è più che altro questione di pazienza e sopportazione. Per quanto concerene la stitichezza, noi la vedremmo possibilmente collegata con l'assunzione dell'alfa-litico alfuzosina, che a nostro parere in questa situazione di attesa pre intervento (con precedenti tentativi di svezzamento falliti) non ha più ragione di essere somministrata. Per motivi abbastanza simili, anche la serenoa repens non può manifestare in questa fase alcuna efficacia. Non così la dutasteride, che può teoricamente ridurre il sanguinamento intraoperatorio.
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 7.5k visite dal 17/03/2020.
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