Infezione vie urinare - malattie sessualmente tras
Gentili dottori,
poco più di un mese fa ho avuto un rapporto sessuale non protetto. Al termine del rapporto, urinando ho avvertito un intenso bruciore. Il fastidio è continuato nei giorni a venire, con maggiore o minore intensità. Poiché la donna con cui avevo avuto il rapporto mi aveva detto di aver effettutato da pochi giorni degli esami per verificare che non avesse malattie sessualmente trasmissibili (gonorrea, clamidia, etc.), non mi ero preoccupato e avevo deciso di lasciar passare del tempo, pensando che fosse semplicemente una irritazione. Tuttavia a distanza di tempo ho ancora fastidi e adesso avverto anche un cattivo odore provenire dal mio organo genitale. Ho quindi provveduto prima ad effettuare un'analisi delle urine con ricerca di batteri (esito negativo), e poi, su indicazione del medico curante (medico di famiglia), ho effettuato un tampone per la ricerca anche di una specifica infezione da malattia sessualmente trasmissibile. Il risultato dovrebbe arrivare entro la prossima settimana. Al momento non ho febbre, né sembra che il medico abbia rintracciato particolari sintomi, come linfonodi ingrossati. Per il momento il medico mi ha prescritto della ciprofloxacina 500mg, per una settimana, due volte al giorno, in attesa delle analisi.
Sono consapevole che i fluorochinonici sono piuttosto forti, con potenziali effetti collaterali importanti. Inoltre ho già qualche fastidio di natura neurologica (niente di importante, ma questo mi fa essere ancora meno sereno nell'uso del farmaco). Magari provvederò ad informare il medico. Le mie domande sono le seguenti.
1) È sensato aver prescritto un farmaco così potente su base puramente speculativa, senza aver rintraciato un agente patogeno specifico?
2) Avrebbe senso magari cominciare con qualcosa di meno forte? Oppure, essendo già passato del tempo, per evitare che l'infezione (se c'è)
si diffonda è meglio partire tempestivamente in modo forte?
3) Il medico ha effettuato il tampone al momento della visita. Non sapendolo non avevo seguito la generale prescrizione di non urinare almeno tre ore prima. Potrebbe essere un problema? A detto del medico non lo è.
4) In questi casi conviene rivolgersi direttamente ad un urologo specialista?
Chiedo scusa in anticipo per le mie domande, se risultano un po' pedanti,. Ma sono un soggetto che tende a preoccuparsi.
Grazie,
Cordiali Saluti.
poco più di un mese fa ho avuto un rapporto sessuale non protetto. Al termine del rapporto, urinando ho avvertito un intenso bruciore. Il fastidio è continuato nei giorni a venire, con maggiore o minore intensità. Poiché la donna con cui avevo avuto il rapporto mi aveva detto di aver effettutato da pochi giorni degli esami per verificare che non avesse malattie sessualmente trasmissibili (gonorrea, clamidia, etc.), non mi ero preoccupato e avevo deciso di lasciar passare del tempo, pensando che fosse semplicemente una irritazione. Tuttavia a distanza di tempo ho ancora fastidi e adesso avverto anche un cattivo odore provenire dal mio organo genitale. Ho quindi provveduto prima ad effettuare un'analisi delle urine con ricerca di batteri (esito negativo), e poi, su indicazione del medico curante (medico di famiglia), ho effettuato un tampone per la ricerca anche di una specifica infezione da malattia sessualmente trasmissibile. Il risultato dovrebbe arrivare entro la prossima settimana. Al momento non ho febbre, né sembra che il medico abbia rintracciato particolari sintomi, come linfonodi ingrossati. Per il momento il medico mi ha prescritto della ciprofloxacina 500mg, per una settimana, due volte al giorno, in attesa delle analisi.
Sono consapevole che i fluorochinonici sono piuttosto forti, con potenziali effetti collaterali importanti. Inoltre ho già qualche fastidio di natura neurologica (niente di importante, ma questo mi fa essere ancora meno sereno nell'uso del farmaco). Magari provvederò ad informare il medico. Le mie domande sono le seguenti.
1) È sensato aver prescritto un farmaco così potente su base puramente speculativa, senza aver rintraciato un agente patogeno specifico?
2) Avrebbe senso magari cominciare con qualcosa di meno forte? Oppure, essendo già passato del tempo, per evitare che l'infezione (se c'è)
si diffonda è meglio partire tempestivamente in modo forte?
3) Il medico ha effettuato il tampone al momento della visita. Non sapendolo non avevo seguito la generale prescrizione di non urinare almeno tre ore prima. Potrebbe essere un problema? A detto del medico non lo è.
4) In questi casi conviene rivolgersi direttamente ad un urologo specialista?
Chiedo scusa in anticipo per le mie domande, se risultano un po' pedanti,. Ma sono un soggetto che tende a preoccuparsi.
Grazie,
Cordiali Saluti.
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Cominciando dal fondo, pare ovvio che la presenza di disturbi alla sfera uro-genitale non propriamente banali imponga la valutazione diretta di uno specialista in urologia.
La comparsa immediata dei disturbi dopo il rapporto rende poco probabile l’infezione, che per manifestarsi avrebbe comunque necessità di un minimo di incubazione. Tutto sommato parrebbe più sostenibile l’ipotesi di un trauma dell’uretra, anche minimo, ma che giustificherebbe il bruciore immediato legato al passaggio dell’urina acida. In quanto alle sue domande, rispondiamo in base al nostro punto di vista, che ha comunque un valore relativo e lungi dal voler essere assoluto.
1) In assenza di febbre od evidenti complicazioni, la somministrazione empirica di un antibiotico è comunque discutibile. Vi sono comunque delle variabilità che possono essere colte solo caso per caso.
2) L’infezione si tratta per bene quando viene dimostrata e possibilmente anche con un antibiotico mirato. Non esistono mezze misure.
3) Il tampone uretrale è veramente utile solo in presenza di una secrezione uretrale attiva evidente. Eseguito a secco , oltre ad essere potenzialmente fastidioso, ha elevate probabilità di risultare falsamente positivo per la contaminazione da parte di batteri innocui residenti sull’area genitale e nell’ultimo tratto dell’uretra. Queste false positività possono indurre a terapie inutili e talora controproducenti.
La comparsa immediata dei disturbi dopo il rapporto rende poco probabile l’infezione, che per manifestarsi avrebbe comunque necessità di un minimo di incubazione. Tutto sommato parrebbe più sostenibile l’ipotesi di un trauma dell’uretra, anche minimo, ma che giustificherebbe il bruciore immediato legato al passaggio dell’urina acida. In quanto alle sue domande, rispondiamo in base al nostro punto di vista, che ha comunque un valore relativo e lungi dal voler essere assoluto.
1) In assenza di febbre od evidenti complicazioni, la somministrazione empirica di un antibiotico è comunque discutibile. Vi sono comunque delle variabilità che possono essere colte solo caso per caso.
2) L’infezione si tratta per bene quando viene dimostrata e possibilmente anche con un antibiotico mirato. Non esistono mezze misure.
3) Il tampone uretrale è veramente utile solo in presenza di una secrezione uretrale attiva evidente. Eseguito a secco , oltre ad essere potenzialmente fastidioso, ha elevate probabilità di risultare falsamente positivo per la contaminazione da parte di batteri innocui residenti sull’area genitale e nell’ultimo tratto dell’uretra. Queste false positività possono indurre a terapie inutili e talora controproducenti.
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
[#2]
Utente
Gentile Dr. Piana,
la ringrazio per la cortese ed esauriente risposta. Mi permetta di approfittare della sua cortesia per porle qualche altra domanda. Posto che provvederò appena possibile a trovare un urologo cui affidarmi per essere seguito, e pur essendo consapevole dei limiti di una consultazione medica on-line, vorrei infatti avere dei chiarimenti ulteriori per quantomeno aumentare la mia consapevolezza come paziente.
1) Il tampone uretrale mi dice che è veramente utile sono in presenza di una secrezione attiva evidente. Questo significa che il tampone va eventualmente associato ad un massaggio prostatico? Se il tampone è indicato solo per casi specifici, ossia quando c'è una secrezione in atto, andrebbero usate altre tecniche in assenza di questa condizione? Oppure questa condizione può essere ricreata/favorita?
2) In assenza di una secrezione evidente in atto, allora, quale sono gli strumenti che ha il medico per valutare oggettivamente la presenza di un'infezione (esclusi ovviamente la presa d'atto dei disagi che denuncia il paziente)?
3) Mi permetta di tornare al mio caso specifico. Oggi ho misurato la temperatura corporea, trovando decimi (37.1). Ieri ho di nuovo riscontrato presenza di odore sgradevole e penetrante nel meato. Precisamente, mi rendo conto adesso che l'odore non proviene dalle urine, ecco perché non lo avverto sempre. Azzarderei che proviene dal liquido prostatico (perché la comparsa del liquido è coincisa con un episodio di eccitazione sessuale, ma non ne sarei sicurissimo. Ossia, non posso escludere che sia una secrezione dovuta all'infezione). L'aver riscontrato questo odore sgradevole è coinciso con un aumento notevole del bruciore, lungo tutto il canale uretrale nell'asta, avvertito al momento di urinare e che mi ha poi accompagnato tutta la notte.
Aggiungo che, come lei giustamente osserva, un'infezione necessita di incubazione, quindi pare strano sia avvenuta subito dopo il rapporto (In realtà, avevo avuto un altro rapporto, sempre col medesimo partner, sempre senza protezione, circa 14 ore prima). Comunque, poiché il rapporto in questione si era protratto per molto tempo (un paio di ore),
è possibile che sia stata la giacenza di liquidi pre-eiaculatori nel dotto urinario ad aver provocato l'irritazione? Magari ero portatore di una prostatite? Mi rendo conto che a distanza sia pressoché impossibile formulare alcuna diagnosi, pertanto richiedo solo un autroevole consiglio. A suo avviso, a cosa farebbero pensare i sintomi che denuncio (leggerissima febbricola, cattivo odore liquidi uretrali, non urina, forse fluido spermatico)? Sopratutto, lei quale percorso di diagnosi suggerirebbe? Premetto che, essendo un po' preoccupato, e non avendo modo adesso di affidarmi immediatamente ad un altro medico specialista (devo cercarlo), ho cominciato la cura con ciprofloxacin. Questo potrebbe invalidare altri esami che volessi eseguire?
Concludo con un' ultima domanda. In teoria, allo stato attuale, posso tranquillamente affidarmi alle cure dei medici senza dover accelerare i tempi? Oppure, essendo già passato molto tempo (più di 5 settimane dal rapporto col bruciore, ma la comparsa del cattivo odore è molto più recente), è possibile che un'infezione si sia propagata ad altri organi e quindi la cosa sia da prendere con urgenza?
La ringrazio ancora vivamente per la sua disponibilità,
Cordiali Saluti
la ringrazio per la cortese ed esauriente risposta. Mi permetta di approfittare della sua cortesia per porle qualche altra domanda. Posto che provvederò appena possibile a trovare un urologo cui affidarmi per essere seguito, e pur essendo consapevole dei limiti di una consultazione medica on-line, vorrei infatti avere dei chiarimenti ulteriori per quantomeno aumentare la mia consapevolezza come paziente.
1) Il tampone uretrale mi dice che è veramente utile sono in presenza di una secrezione attiva evidente. Questo significa che il tampone va eventualmente associato ad un massaggio prostatico? Se il tampone è indicato solo per casi specifici, ossia quando c'è una secrezione in atto, andrebbero usate altre tecniche in assenza di questa condizione? Oppure questa condizione può essere ricreata/favorita?
2) In assenza di una secrezione evidente in atto, allora, quale sono gli strumenti che ha il medico per valutare oggettivamente la presenza di un'infezione (esclusi ovviamente la presa d'atto dei disagi che denuncia il paziente)?
3) Mi permetta di tornare al mio caso specifico. Oggi ho misurato la temperatura corporea, trovando decimi (37.1). Ieri ho di nuovo riscontrato presenza di odore sgradevole e penetrante nel meato. Precisamente, mi rendo conto adesso che l'odore non proviene dalle urine, ecco perché non lo avverto sempre. Azzarderei che proviene dal liquido prostatico (perché la comparsa del liquido è coincisa con un episodio di eccitazione sessuale, ma non ne sarei sicurissimo. Ossia, non posso escludere che sia una secrezione dovuta all'infezione). L'aver riscontrato questo odore sgradevole è coinciso con un aumento notevole del bruciore, lungo tutto il canale uretrale nell'asta, avvertito al momento di urinare e che mi ha poi accompagnato tutta la notte.
Aggiungo che, come lei giustamente osserva, un'infezione necessita di incubazione, quindi pare strano sia avvenuta subito dopo il rapporto (In realtà, avevo avuto un altro rapporto, sempre col medesimo partner, sempre senza protezione, circa 14 ore prima). Comunque, poiché il rapporto in questione si era protratto per molto tempo (un paio di ore),
è possibile che sia stata la giacenza di liquidi pre-eiaculatori nel dotto urinario ad aver provocato l'irritazione? Magari ero portatore di una prostatite? Mi rendo conto che a distanza sia pressoché impossibile formulare alcuna diagnosi, pertanto richiedo solo un autroevole consiglio. A suo avviso, a cosa farebbero pensare i sintomi che denuncio (leggerissima febbricola, cattivo odore liquidi uretrali, non urina, forse fluido spermatico)? Sopratutto, lei quale percorso di diagnosi suggerirebbe? Premetto che, essendo un po' preoccupato, e non avendo modo adesso di affidarmi immediatamente ad un altro medico specialista (devo cercarlo), ho cominciato la cura con ciprofloxacin. Questo potrebbe invalidare altri esami che volessi eseguire?
Concludo con un' ultima domanda. In teoria, allo stato attuale, posso tranquillamente affidarmi alle cure dei medici senza dover accelerare i tempi? Oppure, essendo già passato molto tempo (più di 5 settimane dal rapporto col bruciore, ma la comparsa del cattivo odore è molto più recente), è possibile che un'infezione si sia propagata ad altri organi e quindi la cosa sia da prendere con urgenza?
La ringrazio ancora vivamente per la sua disponibilità,
Cordiali Saluti
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Il fatto che vi sia stato un rapporto sessuale durato due ore giustifica ovviamente qualsiasi tipo di irritazione della prostata, poiché in soggetti predisposti trattenere forzatamente l’eiaculazione è in grado di innescare una congestione della prostata, che ben presto si può trasformare in infiammazione con possibile sovrapposizione infettiva. Dunque il quadro cambia rispetto all’interpretazione che ne si poteva dare in base ai dati incompleti riferiti in precedenza. Vi è dunque assai probabilmente in atto una vera prostatite sub-acuta che necessita di cure urologiche abbastanza sollecite.
A margine facciamo notare quanto a distanza sia difficile interpretare le situazioni basandosi unicamente su quanto viene riferito, con il rischio di condizionare il giudizio poiché l’utente tralascia dettagli essenziali.
A margine facciamo notare quanto a distanza sia difficile interpretare le situazioni basandosi unicamente su quanto viene riferito, con il rischio di condizionare il giudizio poiché l’utente tralascia dettagli essenziali.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 962 visite dal 10/05/2019.
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