Terapia dopo prostatectomia radicale
Gent.mi dottori,
Mio padre, 70 anni, è stato sottoposto ad un intervento di prostatectomia radicale per via retropubica dopo che, nei mesi precedenti all'intervento era stato rilevato un valore di PSA di 9 ng/dl ed una positività per adenocarcinoma all'agobiopsia prostatica(GPS 3+3).
Fornisco quelli che sono stati i risultati dell'istologico dopo prostatectomia radicale eseguita il 6 novembre '08:
-Materiale analizzato: linfonodi otturatori dx e sx
(n.6 dx, n.9 sx); diagnosi: tutti indenni.
-Materiale analizzato: Prostata con vescicole seminali; descrizione macroscopica: Prostata di cm 5x4x3 con vescicole seminali e tratto deferente dx cm 2 e sx cm 1,5; diagnosi: Adenocarcinoma convenzionale della prostata, GPS 7(3+4), interessamento entrambi i lobi con estensione all'apice. La neoplasia in corrispondenza del lobo sx interessa focalmente il margine di resezione, e presenta microfocolaio di diffusione extracapsulare. Base, rimanenti margini di resezione e vescicole seminali indenni.
Inoltre aggiungo che, in data 12 gennaio abbiamo effettuato il primo rilevamento del PSA post-intervento con esito: 0,01 ng/dl.
Alla luce dei dati forniti, quale sarebbe nel prossimo periodo l'intervento più opportuno da adottare e quale possibilità esiste che ci possa essere una ripresa della malattia? Anticipatamente si ringrazia.
Mio padre, 70 anni, è stato sottoposto ad un intervento di prostatectomia radicale per via retropubica dopo che, nei mesi precedenti all'intervento era stato rilevato un valore di PSA di 9 ng/dl ed una positività per adenocarcinoma all'agobiopsia prostatica(GPS 3+3).
Fornisco quelli che sono stati i risultati dell'istologico dopo prostatectomia radicale eseguita il 6 novembre '08:
-Materiale analizzato: linfonodi otturatori dx e sx
(n.6 dx, n.9 sx); diagnosi: tutti indenni.
-Materiale analizzato: Prostata con vescicole seminali; descrizione macroscopica: Prostata di cm 5x4x3 con vescicole seminali e tratto deferente dx cm 2 e sx cm 1,5; diagnosi: Adenocarcinoma convenzionale della prostata, GPS 7(3+4), interessamento entrambi i lobi con estensione all'apice. La neoplasia in corrispondenza del lobo sx interessa focalmente il margine di resezione, e presenta microfocolaio di diffusione extracapsulare. Base, rimanenti margini di resezione e vescicole seminali indenni.
Inoltre aggiungo che, in data 12 gennaio abbiamo effettuato il primo rilevamento del PSA post-intervento con esito: 0,01 ng/dl.
Alla luce dei dati forniti, quale sarebbe nel prossimo periodo l'intervento più opportuno da adottare e quale possibilità esiste che ci possa essere una ripresa della malattia? Anticipatamente si ringrazia.
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Gentile lettore,
naturalmente il primo suggerimento è di attenersi al programma di controlli che le verà dato dagli Urologi che hanno in carico suo padre.
Detto ciò l'esito dell'esame istologico ha di positivo il fatto che i linfonodi non sono interessati da malattia, ma il punteggio Gleason ("GPS"), unitamente al microfocolaio di diffusione extracapsulare, suggeriscono l'opportiunità di controlli periodici, in particolare del PSA.
naturalmente il primo suggerimento è di attenersi al programma di controlli che le verà dato dagli Urologi che hanno in carico suo padre.
Detto ciò l'esito dell'esame istologico ha di positivo il fatto che i linfonodi non sono interessati da malattia, ma il punteggio Gleason ("GPS"), unitamente al microfocolaio di diffusione extracapsulare, suggeriscono l'opportiunità di controlli periodici, in particolare del PSA.
Dott. Edoardo Pescatori
Specialista in Urologia - Andrologo
www.andrologiapescatori.it
[#3]
Gentile signore
Questo è un caso di "margini positivi dopo prostatectomia radicale".
Stadio patologico pT3a M0 N0 Gleason 7 (3+4).
L' argomento è molto controverso e a tuttoggi divide la comunità medica.
La decisione viene presa analizzando il singolo caso e i pro e i contro di ogni decisione terapeutica.
Quella esperessa dal collega Pescatori, è una opzione prevista dalle linee guida della terapia del cancro della prostata.
Onestamente, preferisco non pronunciarmi e rimettere la decisione ai colleghi che tengono attualmente in cura suo padre.
Se vuole acquisire maggiori informazioni a riguardo le consiglio questo link:
http://www.studiourologicogallo.it/cancro_prostata.php
Questo è un caso di "margini positivi dopo prostatectomia radicale".
Stadio patologico pT3a M0 N0 Gleason 7 (3+4).
L' argomento è molto controverso e a tuttoggi divide la comunità medica.
La decisione viene presa analizzando il singolo caso e i pro e i contro di ogni decisione terapeutica.
Quella esperessa dal collega Pescatori, è una opzione prevista dalle linee guida della terapia del cancro della prostata.
Onestamente, preferisco non pronunciarmi e rimettere la decisione ai colleghi che tengono attualmente in cura suo padre.
Se vuole acquisire maggiori informazioni a riguardo le consiglio questo link:
http://www.studiourologicogallo.it/cancro_prostata.php
Cordiali saluti
Dr Luigi Gallo
www.studiourologicogallo.it
[#4]
Pur concordando con il collega Gallo sulle diatribe scientifiche nel mondo uro-oncologico sulla radioterapia post-operatoria lecite a fino a qualche anno fa, devo sottolineare come dagli studi SWOG 8794, EORTC 27911 e ARO 01, con più di 1500 pts analizzati, la RT post-operatoria aggiunge un contributo al controllo biochimico di malattia. Infatti il trattamento RT dei pazienti con R1, PT3b o PSA failure, è considerato ormai mandatorio, come anche confermato in Italia collegialmente da urologi, oncologi e radioterapisti al Congresso nazionale SIURO di Pescara di questo anno.
Quindi la radioterapia è più che fortemente consigliata nel caso di suo padre, essendoci un margine positivo.
Inoltre numerosi studi dimostrerebbero come l'approccio entro i 6 mesi dall'intervento è più efficace di una radioterapia di salvataggio più tardiva, solo dopo l'aumento del PSA sopra i valori limite di 0,2ng/ml.
Per quanto riguarda i controlli periodici, quelli andranno fatti a priori, indipendentemente da gleason o altri parametri: trattandosi di una neoplasia il paziente è oncologicamente soggetto ad un Follow-up regolare con PSA ed esami clinici e strumentali ogni 3-4 mesi per il primo anno ed ogni 6-8 dal secondo anno.
Quindi la radioterapia è più che fortemente consigliata nel caso di suo padre, essendoci un margine positivo.
Inoltre numerosi studi dimostrerebbero come l'approccio entro i 6 mesi dall'intervento è più efficace di una radioterapia di salvataggio più tardiva, solo dopo l'aumento del PSA sopra i valori limite di 0,2ng/ml.
Per quanto riguarda i controlli periodici, quelli andranno fatti a priori, indipendentemente da gleason o altri parametri: trattandosi di una neoplasia il paziente è oncologicamente soggetto ad un Follow-up regolare con PSA ed esami clinici e strumentali ogni 3-4 mesi per il primo anno ed ogni 6-8 dal secondo anno.
Prof. Filippo Alongi
Professore ordinario di Radioterapia
Direttore Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, IRCCS Negrar(Verona)
[#5]
Ex utente
Grazie mille per la risposta dott. Alongi, vorrei però aggiungere che l'urologo che ha in cura mio padre vorrebbe mantenere uno stato di vigile attesa fino a quando il PSA si dovesse mantenere intorno ai valori risultanti dal primo rilevamento (0.01 ng/dl), per poi eventualmente procedere con RT qualora vi fosse un progressivo aumento verso valori prossimi a 0.2 ng/dl. Come ritiene questa condotta?
[#6]
Cara signora ho appena scritto quanto segue:
.....numerosi studi dimostrerebbero come l'approccio entro i 6 mesi dall'intervento è più efficace di una radioterapia di salvataggio più tardiva, solo dopo l'aumento del PSA sopra i valori limite di 0,2ng/ml.
.....numerosi studi dimostrerebbero come l'approccio entro i 6 mesi dall'intervento è più efficace di una radioterapia di salvataggio più tardiva, solo dopo l'aumento del PSA sopra i valori limite di 0,2ng/ml.
[#7]
Gentile signora
Non me ne voglia il collega Alongi, ma mi sento di condividere l' atteggiamento attendista e conservatore del collega urologo che ha in cura suo padre.
Spesse volte oltre all' efficacia di un trattamento bisogna soppesare anche i suoi effetti collaterali.
In medicina ogni trattamento va indicato tenendo in considerazione i pro e i contro.
E' chiaro che questo non può essere fatto a distanza ma valutando accuratamente la storia clinica del paziente.
E' per questo che inizialmente le ho detto che preferivo non pronunciarmi.
E come vede io ed il collega Alongi abbiamo due opinioni differenti proprio per il fatto che, come precedentemente espresso, l' argomento è controverso
Non me ne voglia il collega Alongi, ma mi sento di condividere l' atteggiamento attendista e conservatore del collega urologo che ha in cura suo padre.
Spesse volte oltre all' efficacia di un trattamento bisogna soppesare anche i suoi effetti collaterali.
In medicina ogni trattamento va indicato tenendo in considerazione i pro e i contro.
E' chiaro che questo non può essere fatto a distanza ma valutando accuratamente la storia clinica del paziente.
E' per questo che inizialmente le ho detto che preferivo non pronunciarmi.
E come vede io ed il collega Alongi abbiamo due opinioni differenti proprio per il fatto che, come precedentemente espresso, l' argomento è controverso
[#8]
L'argomento è controverso per chi lo vuole ancora rendere tale. Le ho portato studi e citazioni in merito.
Sulla tossicità ci sono altri studi che ci dicono come possa essere contenuta con tecniche moderne(tomoterapia, IMRT, ecc) che non tutti i colleghi purtroppo conoscono.
La medicina, e sopratutto in oncologia, si fa con le evidenze, non con le opinioni. Io le ho citato delle pubblicazioni e delle esperienze internazionali con il livello di affidabilità tra i più alti. Ne parli con il suo urologo per un eventuale secondo parere anche con il radioterapista, unico specialista del ramo oncologico deputato a dare, o meno, indicazione al trattamento suddetto.
Sulla tossicità ci sono altri studi che ci dicono come possa essere contenuta con tecniche moderne(tomoterapia, IMRT, ecc) che non tutti i colleghi purtroppo conoscono.
La medicina, e sopratutto in oncologia, si fa con le evidenze, non con le opinioni. Io le ho citato delle pubblicazioni e delle esperienze internazionali con il livello di affidabilità tra i più alti. Ne parli con il suo urologo per un eventuale secondo parere anche con il radioterapista, unico specialista del ramo oncologico deputato a dare, o meno, indicazione al trattamento suddetto.
[#10]
Ex utente
Gent.mo dott. Alongi, mi sono informato circa le modalità radioterapiche utilizzate dall'ospedale in cui è in cura mio padre, mi hanno detto che utilizzano L'acceleratore lineare "Elekta Synergy" dotato di sistema IGRT. Ai fini della riduzione degli effetti collaterali come risulta essere tale apparecchiatura. Grazie
[#11]
L'IGRT è una tecnica che consente di visualizzare la sede da irradiare con immagini di alta qualità durante ogni singola seduta di trattamento, con una maggiore accuratezza nel colpire il bersaglio e conseguentmente nel risparimiare gli organi a rischio circostanti.
Il radioterapista le spiegherà durante il suo primo colloquio, con accuratezza, rischi e benefici del trattamento eventualmente indicato.
Cordiali saluti
Il radioterapista le spiegherà durante il suo primo colloquio, con accuratezza, rischi e benefici del trattamento eventualmente indicato.
Cordiali saluti
[#12]
Gentile signora
Il mio consiglio è quello di valutare soprattutto i rischi in un paziente già fortemente provato dal punto di vista fisico e psicologico per l' intervento chirurgco subito.
Mi lasci dire che molti pazienti affetti da cancro della prostata muoiono non per il tumore della prostata ma per altri motivi.
Addirittura ancor' oggi non c' è accordo sul fatto che se lo screening del PSA migliori effettivamente l' aspettativa di vita e soprattutto la qualità della vita dei pazienti affetti da cancro della prostata.
L' argomento è molto complesso e , le ripeto, ogni singolo paziente va considerato singolarmente.
Il mio consiglio è quello di valutare soprattutto i rischi in un paziente già fortemente provato dal punto di vista fisico e psicologico per l' intervento chirurgco subito.
Mi lasci dire che molti pazienti affetti da cancro della prostata muoiono non per il tumore della prostata ma per altri motivi.
Addirittura ancor' oggi non c' è accordo sul fatto che se lo screening del PSA migliori effettivamente l' aspettativa di vita e soprattutto la qualità della vita dei pazienti affetti da cancro della prostata.
L' argomento è molto complesso e , le ripeto, ogni singolo paziente va considerato singolarmente.
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Proprio per quanto scrive il collega qui sopra, ne parli con lo specialista del ramo, il radioterapista, per avere con chiarezza una valutazione dei rischi e benefici del caso: solo lui potrà darle le delucidazioni sulla RT, trattando ogni giorno molti pazienti con situazioni simili a quelle di suo padre. E' vero che non si muore necessariamente di tumore alla prostata, ma una malattia tumorale prostatica non adeguatamente trattata quando ancora microscopicamente locale (R1) può esitare in metastasi ossee, che hanno sicuramente un elevato impatto sulla qualità della vita, a qualsiasi età. Il mezzo di internet non può aggiungere altro. Non sarebbe, a mio avviso, eticamente corretto.
Questo consulto ha ricevuto 15 risposte e 7.1k visite dal 24/01/2009.
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