Varicocele e dolori post operatori
Salve.
Ringrazio in anticipo per l' attenzione.
Vi espongo in breve il problema:
Mesi fa a seguito di piccoli fastidi al testicolo sinisto, ho eseguito un eco che ha evidenziato sotto manovra di Valsava un varicocele sinistro di tipo 3 secondo Hirsche.
Ho eseguito esami del liquido spermatico che sono risultati ottimali. L' urologo mi ha comunque consigliato di eseguire un intervento a causa dei fastidi che avvertivo( senso di pesantezza, calore). In data 12 settembre 2017 ho quindi eseguito un intervento di embolizzazione con uso di atossisclerol e spirali radiopache. A detta del radiologo l'intervento è andato a buon fine. Dopo 90 giorni ho eseguito l' eco di controllo che ,purtroppo,ha evidenziato un varicocele di tipo 2 secondo hirsche. Sia il radiologo che l' urologo mi hanno tranquillizzato dicendomi che avrei potuto ancora beneficiare dell' effetto del farmaco, e che quindi si sarebbero potute chiudere definitivamente con il tempo. pochi giorni fa ho eseguito un altra visita urologica con un altrp urologo, in quanto non avverto più sintomi come quelli precedenti alla scleroembolizzazione, tuttavia avverto altri sintomi quali lievi fitte all' inguine in corrispondenza della vena chiusa( che è possibile avvertire al tatto) e di tanto in tanto lievi dolori a livello del testicolo e bruciore all'atto della minzione. L' urologo non ha riscontrato altre anomalie oltre a questo varicocele persistente. Inoltre lo stesso ha affermato che ormai l'effetto del farmaco è ormai concluso, quindi devo solamente tenere sotto controllo il problema ed eventualmente si ingrossa eseguire un nuovo intervento tradizionale. Volevo in definitiva chiedere:è possibile che dopo 5 mesi le fitte e gli altri dolori che avverto sono dovuti all' intervento? È possibile che con il tempo le vene finiranno per chiudersi o si può già parlare di recidiva? Posso compiere attività fisica o ciò può andare ad aggravare questo problema?
In attesa di una vostra risposta porgo cordiali saluti.
Ringrazio in anticipo per l' attenzione.
Vi espongo in breve il problema:
Mesi fa a seguito di piccoli fastidi al testicolo sinisto, ho eseguito un eco che ha evidenziato sotto manovra di Valsava un varicocele sinistro di tipo 3 secondo Hirsche.
Ho eseguito esami del liquido spermatico che sono risultati ottimali. L' urologo mi ha comunque consigliato di eseguire un intervento a causa dei fastidi che avvertivo( senso di pesantezza, calore). In data 12 settembre 2017 ho quindi eseguito un intervento di embolizzazione con uso di atossisclerol e spirali radiopache. A detta del radiologo l'intervento è andato a buon fine. Dopo 90 giorni ho eseguito l' eco di controllo che ,purtroppo,ha evidenziato un varicocele di tipo 2 secondo hirsche. Sia il radiologo che l' urologo mi hanno tranquillizzato dicendomi che avrei potuto ancora beneficiare dell' effetto del farmaco, e che quindi si sarebbero potute chiudere definitivamente con il tempo. pochi giorni fa ho eseguito un altra visita urologica con un altrp urologo, in quanto non avverto più sintomi come quelli precedenti alla scleroembolizzazione, tuttavia avverto altri sintomi quali lievi fitte all' inguine in corrispondenza della vena chiusa( che è possibile avvertire al tatto) e di tanto in tanto lievi dolori a livello del testicolo e bruciore all'atto della minzione. L' urologo non ha riscontrato altre anomalie oltre a questo varicocele persistente. Inoltre lo stesso ha affermato che ormai l'effetto del farmaco è ormai concluso, quindi devo solamente tenere sotto controllo il problema ed eventualmente si ingrossa eseguire un nuovo intervento tradizionale. Volevo in definitiva chiedere:è possibile che dopo 5 mesi le fitte e gli altri dolori che avverto sono dovuti all' intervento? È possibile che con il tempo le vene finiranno per chiudersi o si può già parlare di recidiva? Posso compiere attività fisica o ciò può andare ad aggravare questo problema?
In attesa di una vostra risposta porgo cordiali saluti.
[#1]
Buonasera la prima cosa che mi preme evidenziare che non si parla di recidiva ma di persistenza del varicocele almeno dopo il primo intervento. E questo perchè l'anatomia venosa è differente da persona a persona motivo per cui non è stata ancora trovata una tecnica efficace e risolutiva al 100% per tutti. Generalmente si inizia con l'embolizzazione sempre che ci sia l'indicazione al trattamento di questa patologia. Se questo risulta inefficace, non per difetto di tecnica o di manualità, si procede con un intervento di chirurgia tradizionale a livello subinguinale. In questo caso la possibilità di risoluzione del problema è molto elevata. E' difficile che abbia significativi miglioramenti se non li ha già avuti. Auguri
Dr. giuseppe dovinola
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.2k visite dal 15/01/2018.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.