Prostatite: due opinioni differenti
Buongiorno Dottori,
a novembre del 2016, dopo due/tre mesi di fastidi localizzati nella zona perineale, all’urgenza minzionale (in particolare notturna) e ad una visibile riduzione nel getto, approfittando del mio ritorno in Italia (tenete presente che sono spesso in trasferta nella penisola saudita), mi faccio visitare dal mio medico di famiglia. Alla palpazione la prostata appare ingrossata e molle, e la diagnosi è quella di prostatite cronica da curare con Levoxacin e Topster per 10 giorni. Effettivamente la cura sembra sortire i suoi effetti ed i sintomi si attenuano fino a sparire.
Purtroppo, a gennaio, il quadro clinico ritorna velocemente quello pre-cura ed, anzi, i fastidi diventano a tratti incontrollabili (notti insonni, fastidio intenso e senza nessun accenno a diminuire). Sconfortato, prendo il primo volo per l’Italia e mi reco da uno specialista che, de facto, conferma la diagnosi del medico di famiglia: prostata infiammata e molle, sospetta prostatite cronica e cura con Ciproxin e Topster. In più mi vengono prescritti tutta una serie di esami (residuo minzionale, urine con urocultura, uroflussometria) che danno tutti esito negativo, con la sola eccezione dell’uroflussometria, nettamente patologica (picco 10ml/sec, volume svuotato 400ml, curva piatta). I fastidi, invece, seguono la medesima dinamica del precedente ciclo di cura: attenuazione fino a sparire e poi ritorno dopo circa un mese.
Torno nuovamente dal medico specialista che, allarmato dall’uroflussometria mi prescrive Mittoval e Profluss oltre ad un nuovo esame (urodinamica), il cui risultato dovrà dare un quadro più completo sull’occlusione ed eventualmente fornire indicazioni per la necessità di un intervento (!!!) risolutivo dell’ostruzione. I fastidi, invece, rimangono lì: un nuovo ciclo antibiotico rischierebbe di far sviluppare una resistenza. Semmai, alla bisogna, occorre assumere il Topster. Che, detto fra noi, da solo, migliora poco o niente la mia situazione.
Tornato a Dubai, ed in preda ad i soliti fastidi decido di recarmi da un (famoso) specialista della zona che, dopo aver ascoltato tutta la vicenda, visto gli esami e palpato anche lui la mia prostata (sempre infiammata e molle) ha una differente diagnosi: nuovo ciclo antibiotico, stavolta di 2 settimane e, in caso di (probabili, visti i precedenti) miglioramenti, prolungamento del ciclo per altre 4 settimane, per un totale di 6. A suo vedere i precedenti buoni risultati dati dagli antibiotici sono la prova della correttezza della strada intrapresa e, riporto testualmente: “la prostata è per i batteri come una fortificazione: non si può pensare di fare un assedio vincente in soli 10 giorni”.
In sintesi, da una parte viene paventato un intervento e si nega la necessità di antibiotici, dall’altra l’intervento non viene neanche citato e, al contrario, si consiglia di proseguire con gli antibiotici.
Vi ringrazio per ogni consiglio che vorrete darmi, al momento sono piuttosto sfiduciato e disorientato.
a novembre del 2016, dopo due/tre mesi di fastidi localizzati nella zona perineale, all’urgenza minzionale (in particolare notturna) e ad una visibile riduzione nel getto, approfittando del mio ritorno in Italia (tenete presente che sono spesso in trasferta nella penisola saudita), mi faccio visitare dal mio medico di famiglia. Alla palpazione la prostata appare ingrossata e molle, e la diagnosi è quella di prostatite cronica da curare con Levoxacin e Topster per 10 giorni. Effettivamente la cura sembra sortire i suoi effetti ed i sintomi si attenuano fino a sparire.
Purtroppo, a gennaio, il quadro clinico ritorna velocemente quello pre-cura ed, anzi, i fastidi diventano a tratti incontrollabili (notti insonni, fastidio intenso e senza nessun accenno a diminuire). Sconfortato, prendo il primo volo per l’Italia e mi reco da uno specialista che, de facto, conferma la diagnosi del medico di famiglia: prostata infiammata e molle, sospetta prostatite cronica e cura con Ciproxin e Topster. In più mi vengono prescritti tutta una serie di esami (residuo minzionale, urine con urocultura, uroflussometria) che danno tutti esito negativo, con la sola eccezione dell’uroflussometria, nettamente patologica (picco 10ml/sec, volume svuotato 400ml, curva piatta). I fastidi, invece, seguono la medesima dinamica del precedente ciclo di cura: attenuazione fino a sparire e poi ritorno dopo circa un mese.
Torno nuovamente dal medico specialista che, allarmato dall’uroflussometria mi prescrive Mittoval e Profluss oltre ad un nuovo esame (urodinamica), il cui risultato dovrà dare un quadro più completo sull’occlusione ed eventualmente fornire indicazioni per la necessità di un intervento (!!!) risolutivo dell’ostruzione. I fastidi, invece, rimangono lì: un nuovo ciclo antibiotico rischierebbe di far sviluppare una resistenza. Semmai, alla bisogna, occorre assumere il Topster. Che, detto fra noi, da solo, migliora poco o niente la mia situazione.
Tornato a Dubai, ed in preda ad i soliti fastidi decido di recarmi da un (famoso) specialista della zona che, dopo aver ascoltato tutta la vicenda, visto gli esami e palpato anche lui la mia prostata (sempre infiammata e molle) ha una differente diagnosi: nuovo ciclo antibiotico, stavolta di 2 settimane e, in caso di (probabili, visti i precedenti) miglioramenti, prolungamento del ciclo per altre 4 settimane, per un totale di 6. A suo vedere i precedenti buoni risultati dati dagli antibiotici sono la prova della correttezza della strada intrapresa e, riporto testualmente: “la prostata è per i batteri come una fortificazione: non si può pensare di fare un assedio vincente in soli 10 giorni”.
In sintesi, da una parte viene paventato un intervento e si nega la necessità di antibiotici, dall’altra l’intervento non viene neanche citato e, al contrario, si consiglia di proseguire con gli antibiotici.
Vi ringrazio per ogni consiglio che vorrete darmi, al momento sono piuttosto sfiduciato e disorientato.
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Urologo, Microbiologo, Andrologo
Salve a Lei,
allora facciamo un po'di ordine.
1_Un intervento DISOSTRUTTIVO si propone solo dopo aver confermato la presenza REALE e PERSISTENTE di ostruzione cervico/prostatica e delle sue complicanze:presenza di Residuo Vescicale Postminzionale,Infezioni Urinarie Recidivanti(non infezioni prostatiche recidivanti)e quantaltro.
2_La prostata e'sicuramente un "sito privilegiato"per le infezioni perche'gli antibiotici vi penetrano con difficolta'e non tutti.A maggior ragione la terapia antibiotica DEVE essere MIRATA per quanto possibile ,di POSOLOGIA e DURATA adeguate al germe isolato ed alla sintomatologia clinica.NON si IMPROVVISA NULLA.
I pareri possono essere tanti e tutti da rispettare ,ma questi sono i PALETTI da porre.
NON si sfiduci e NON si disorienti ,scelga un Collega geograficamente dove crede e dialoghi con lui in tal senso.
Cordiali saluti.
Dr.gabriele fontana.
allora facciamo un po'di ordine.
1_Un intervento DISOSTRUTTIVO si propone solo dopo aver confermato la presenza REALE e PERSISTENTE di ostruzione cervico/prostatica e delle sue complicanze:presenza di Residuo Vescicale Postminzionale,Infezioni Urinarie Recidivanti(non infezioni prostatiche recidivanti)e quantaltro.
2_La prostata e'sicuramente un "sito privilegiato"per le infezioni perche'gli antibiotici vi penetrano con difficolta'e non tutti.A maggior ragione la terapia antibiotica DEVE essere MIRATA per quanto possibile ,di POSOLOGIA e DURATA adeguate al germe isolato ed alla sintomatologia clinica.NON si IMPROVVISA NULLA.
I pareri possono essere tanti e tutti da rispettare ,ma questi sono i PALETTI da porre.
NON si sfiduci e NON si disorienti ,scelga un Collega geograficamente dove crede e dialoghi con lui in tal senso.
Cordiali saluti.
Dr.gabriele fontana.
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 4.3k visite dal 24/04/2017.
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