Stenosi del giunto

Buonasera, ho 37 anni solo due anni fa (2015) ho scoperto di avere al rene sx la stenosi del giunto. sempre due anni fa sono stata sottoposta all'intervento chirurgico in laparoscopia per la plastica del giunto, ed ho tenuto lo stent per circa un anno ed oltre tra rimozioni e sostituzioni a seguito di ostruzione, perchè si cercava di capire se il restringimento si ripresentasse in assenza dello stent.
analisi sangue e scintigrafia che feci all'inizio della vicenda sono a posto.
A novembre del 2016 il mio medico urologo che mi segue vedendo il ripresentarsi del restringimento decide di sottopormi ad una manovra nella quale per via uretrale mi introduce un catetere e procede con un palloncino a dilatare la parte ristretta. intervento di un'oretta circa, mi rintroduce le stent e lo tengo per tre mesi. A marzo 2017 procedo alla sua rimozione,(lo stent si presentava completamente pulito e non incrostato) premetto che le analisi delle urine sono a posto non ci sono infezioni in corso e i valori sono nella norma.
oggi all'insorgenza di un dolore persistente al fianco sx mi reco dal mio medico che mi sottopone ad ecografia e mi dice una cosa che già mi aveva predetto la settimana prima quando mi ha rimosso lo stent e che un lieve aumento del bacinetto c è stato e che se solo dovesse progredire mi ha prospettato nuovamente l intervento in laparoscopia per rifare il giunto.
ora la mia domanda è: il secondo intervento è necessario farlo e soprattutto mi risolve la situazione?? senza introduzione di stent? oppure potrei andare avanti convivendo solo con lo stent e tenerlo a vita ? in tutto ciò ho un po' di paura per l 'eventuale intervento (sono molto fifona!!)
attualmente non seguo nessuna terapia antibiotica o altro, l ho seguita solo nel decorso post operatorio e nei periodi in cui avevo lo stent ( di solito prendo il tavanic)
grazie a chi mi risponderà e mi aiuta a capire
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Dr. Paolo Piana Urologo 42.5k 1.9k
Premettiamo che in ogni caso lo stent è da considerare una soluzione temporanea e costituisce sempre un compromesso tra lo sfruttare le sue proprietà "modellanti" ed accettare il pericoloso reflusso che avviene verso il rene ogni volta che si urina. Questa ultima circostanza, nel lungo periodo, sostiene e può far peggiorare la dilatazione, oltre ad essere un fattore di rischio per eventuali infezioni. Oggigiorno è anche possibile inserire uno stent metallico segmentario unicamente a ponte del tratto ristretto, evitando così il problema del reflusso, ma anch'esso alla sua età non può essere considerato una soluzione definitiva. Pertanto, andando per gradi, si può pensare ad una incisione endoscopica eseguita con il laser del tratto ristretto, lasciando solo come ultima ipotesi una nuova correzione chirurgico/laparoscopica. Come può intendere, la decisione da prendere non è mai facile e si basa su molti fattori, a partire da entità e frequenza di eventuali disturbi. C'è da dire che in molti casi dopo qualche tempo si instaura una stabilizzazione, in cui la dilatazione non peggiora ulteriormente ed allora in assenza di disturbi si può solo controllare la situazione nel tempo.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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Utente
Utente
Gentilissimo Dottore, la ringrazio della sua chiara e sollecita risposta. mi auguro che come dice lei il mio sia uno di quei casi in cui la situazione si sia stabilizzata. tra dieci giorni ho un 'altra ecografia di controllo con il mio medico, e vedremo . le farò sapere . grazie