Prostatite cronica abatterica: dubbio su trattamento

Gentili Dottori,
da circa un anno, prima a fasi alterne, ora in maniera molto più continuativa, soffro di quella che mi è stata diagnosticata come prostatite abatterica.
Principalmente, i sintomi si concentrano nella notte quando, dopo le prime 3-4, ore di sonno mi sveglio con la sensazione di dover urinare. Purtroppo, ed è un film che si ripete tutte le sere, a detto stimolo corrisponde uno scarso esito: getto debolissimo e scarsissima o nulla minzione. Da quel momento, la sensazione di peso alla zona perineale diventa insistente e diventa quasi impossibile riaddormentarsi. Quelle poche volte che l'impresa riesce, non c'è da cantar vittoria: mezz'ora, un'ora e la situazione si ripresenta.
Durante il giorno vuoi perché il getto, pur debole, esiste, vuoi perché il lavoro mi tiene impegnato, la situazione diventa un filo più gestibile. Resta il fatto che, capirete, non è un gran vivere con 3 ore di sonno per notte.

La prima volta che sono stato da un vostro collega è stato a marzo del 2016: all'esplorazione la prostata fu trovata congestionata e mi fu prescritto un ciclo di levoxacin da 10gg, mittoval per aiutarmi nella minzione e prostamol come integratore. I sintomi passarono. Per poi tornare dopo un mesetto.
Ovviamente mi sono sottoposto a tutti gli esami di rito (urine, ecografia con residuo, PSA, uroflussometria, urocultura) dei quali solo l'uroflussometria ha dato esito patologico.
Tornai dal medico che, appurata la mancanza di infezione batterica, sostituì il levoxacin con il topster da usare alla sera al riacutizzarsi del dolore lasciando mittoval e prostamol. In realtà la situazione con il topster non è cambiata di una virgola: stesse nottate insonni, stesso getto lentissimo e faticoso.
Preso dallo sconforto, e memore degli ottimi risultati raggiunti col primo ciclo di levoxacin, ho provato a riassumerlo usando una confezione che avevo in casa: sintomi nettamente migliorati e finalmente sonni di 7-8 ore. Purtroppo, terminato il farmaco, dopo pochi giorni, sono tornato al punto di partenza.
Ora, vi chiedo, come è possibile che in presenza di una prostatite abatterica il levoxacin mi aiuti così tanto? Il mio urologo ha ascritto il successo della terapia all'azione analgesica del farmaco e non a quella antibatterica, tuttavia, allora, perché lo stesso effetto non viene sortito dal topster? Come posso muovermi, dal momento che il mio urologo mi sconsiglia di continuare col levoxacin in presenza di una situazione abatterica, ma che questo (fino ad ora) è l'unico farmaco che mi abbia aiutato?
Spero nelle vostre risposte.
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Andrologo, Chirurgo generale, Urologo attivo dal 2016 al 2018
Andrologo, Chirurgo generale, Urologo
Il levoxacin potrebbe aver eliminato un po' di batteri e interagisce con la reazione infiammatoria squilibrandola (si può accentuare o ridurre in relazione alle condizioni reattive locali). Il cortisone può ridurre la reazione infiammatoria ma, soprattutto insieme all'anti-androgeno (prostamol che contiene serenoa), finisce per squilibrare il sistema di riparazione locale. Non cita la coltura del secreto prostatico, estratto al meato uretrale, che è l'esame colturale utile per verificare la presenza batterica nella prostata, quindi si deve dedurre che non sia stato eseguito. Per il resto le valutazioni sono state solo di tipo strettamente urologico, mentre vanno estese nel campo più ampio andrologico e presumibilmente generale (condizione metabolico-ossidativa, tossica per fumo e alcool, qualità di attività fisica, stress, ecc.) per individuare le ragioni della congestione infiammatoria pelvico-prostatica.
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