Spermiocoltura
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Diremmo che se il test di Stamey è negativo, la spermiocoltura diventa ridondante. La logica vorrebbe che si seguisse il percorso inverso. D'ogni modo, si tratta di accertamenti il cui risultato è indicativo, le false positività (o negatività) non sono rare. Il risultato deve essere pertanto interpretato criticamente in base alla realtà della sua situazione e dei suoi disturbi.
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
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Utente
Grazie per la sua gentile risposta. La spermiocoltura venne fatta tre anni fa, per 4 volte, a distanza di qualche mese; la prima e la terza volta venne positiva (Enterococcus faecalis). All'epoca feci diversi cicli di antibiotico, con sollievo temporaneo. Ora, dopo un episodio febbrile e leucociti nelle urine a metà agosto, sono riuscito ad eseguire il test di Stamey all'inizio di settembre, con esito appunto negativo, ma i sintomi della prostatite sussistono, per quanto la fase acuta febbrile sia passata (senza assunzione di antibiotici). Programmerò una visita dall'urologo.
Grazie ancora
Grazie ancora
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Utente
Infatti, ho letto molto e ho visto che la prostatite cronica abatterica è quella più difficile; alla fine vengono dati consigli o fatte prescrizioni che possono forse alleviare i sintomi, ma che non rimuovono le cause, anche perché non si sa bene quali siano. Ho anche letto da più parti l'ipotesi secondo cui i batteri formerebbero un biolfilm all'interno della prostata, rendendosi praticamente invisibili alle ricerche colturali e dando periodi di relativo benessere alternati ad altri in cui la malattia ritorna più acuta. Non so se possa essere questa la spiegazione, ma di certo, nella sintomatologia, sicuramente ho provato alti e bassi (o, per meglio dire, bassi e più bassi) nel corso di questi anni. Di certo sono molto sconfortato; ho letto di tanti in una situazione simile alla mia, che non riescono a risolvere dopo anni di tentativi e terapie diverse; purtroppo il detto "mal comunue mezzo gaudio" dà solo un parzialissimo conforto.
Grazie ancora
Grazie ancora
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Utente
Non ha idea di quanta attenzione ci abbia fatto, sia nell'alimentazione sia nello stile di vita, in questi ultimi anni. Parziali benefici, ma poi si ricade sempre. Ovviamente continuo col mio stile di vita sano -non che prima che mi venisse la prostatite non lo fosse, ma poi sono stato molto più attento-, ma posso assicurare che, almeno nel mio caso, non ha risolto nulla. Certo, male non fa.
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Utente
Buongiorno; torno su questo mio vecchio post per un aggiornamento. Sono da ottobre in cura presso un urologo specializzato in prostatiti; in seguito a ulteriore esame microbiologico del secreto prostatico mi è stato nuovamente riscontrato l'enterococcus faecalis, che nel frattempo ha sviluppato alcune resistenze rispetto ai vecchi esami. In seguito a due forti e improvvisi episodi febbrili negli ultimi mesi (a febbraio e ad agosto), l'urologo ha ipotizzato due sepsi, tipiche di quando il biofilm batterico si rompe. Mi sono quindi state prescritte due pesanti terapie antibiotiche mirate, in associazione per cercare anche di rompere il biofilm oltre che per combattere il batterio, ma purtroppo ormai la mia infezione sembra refrattaria a tutto (sto per terminare la seconda, dopo che la prima non ha dato esiti). Avrò prossimamente una nuova visita, ma considerando tutti questi fallimenti, le numerose e lunghe terapie antibiotiche fatte, la qualità della vita pessima che da anni mi accompagna ma che negli ultimi mesi è ormai costante (senso di peso/oppressione continuo in zona pelvica, fastidio/dolore a star seduto, difficoltà di minzione, e soprattutto, purtroppo, quasi costante impotenza) sto iniziando a prendere in considerazione l'intervento. So che è sconsigliato, soprattutto in relazione all'età, però quando la qualità della vita è così bassa forse la valutazione dei rischi/benefici andrebbe fatta sul caso specifico, e non in generale. Inoltre, con la tecnica robotica, mi risulta che i rischi siano più contenuti. Naturalmente valuterò la cosa col mio urologo, ma se intanto voleste fare un commento lo leggerò con piacere.
Grazie e buona giornata
Grazie e buona giornata
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Di che intervento va parlando? La prostatectomia radicale si esegue rigorosamente solo in diagnosi comprovate di tumore maligno, è un intervento comunque invasivo e gravato di complicazioni sia da punto di vista urinario (incontinenza) che sessuale (impotenza). Anche se le moderne tecniche sono senz'altro più raffinate, queste evenienze non sono escluse (in particolare la seconda) ed ovviamente sono accettabili solo se dall'altra parte c'è una malattia tumorale possibilmente aggressiva. Nel remoto passato sono state in effetti eseguite molto raramente delle prostatectomie radicali per prostatite cronica inveterata, anche se perlopiù duramente criticate dalla maggioranza degli specialisti. E' comunque ben noto quanto questi interventi non abbiano mai dato risultati soddisfacenti.
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Utente
Parlo di prostatectomia, appunto. So bene delle possibili/probabili complicazioni, ma nella mia condizione attuale, e ormai da anni, le mie condizioni di vita sono pessime, e refrattarie a tutte le cure. L'impotenza già di fatto c'è, salvo rarissime occasioni, l'incontinnenza no, ma le difficoltà a urinare sono notevolissime. A parte ciò, il senso di peso/fastidio/dolore pressoché costanti le assicuro che rendono la vita un inferno, se già non bastassero i sintomi precedenti. So bene che sarebbe un grosso rischio per le complicazioni, ma se non stessi da cani non lo prenderei in considerazione, almeno come idea da valutare.
Grazie di tutto
Grazie di tutto
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Utente
Grazie per la sua ulteriore replica. Se però volesse spiegarmi un po' meglio il suo giudizio così pesante le sarei grato: a parte le implicazioni assicurative da lei giustamente citate, da un punto di vista esclusivamente medico sarebbe effettivamente così irrazionale e nefasto, tenendo presenti le mie attuali nefaste condizioni?
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Utente
Non mi è del tutto chiara la risposta, ma non la tedierò ulteriormente. Non capisco però come un medico non si debba far influenzare dal paziente; cioé, da quanto leggo -ma sicuramente sono io che traviso il suo scritto-, sembra che una cura o un intervento non siano mirati alla persona e al suo caso particolare, ma solo alla fredda statistica relativa alla sua malattia, senza tener conto della specificità della malattia di quella persona. Dal punto di vista delle linee guida internazionali è certo così e ne prendo atto, ma dal punto di vista squisitamente medico mi lascia quantomeno un po' perplesso.
La ringrazio nuovamente
La ringrazio nuovamente
Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 2.8k visite dal 20/09/2016.
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