Una terapia antibiotica adeguatamente lunga

Buongiorno,
Sono un uomo di 41 anni.
desidero chiedere un consulto sul vostro portale in quanto da diverso tempo soffro di prostatite cronica o almeno questo è quanto mi è stato diagnosticato dal medico di base e dallo specialista urologo consultato.
A 26 anni circa ho avuto un caso di Clamidya definitivamente risolto dopo la cura antibiotica.
Purtroppo negli anni a seguire non ho mai avuto lunghi periodi di tranquillità, ricorrenti uretriti e prostatiti si sono avvicendate, sempre curate con terapie antibiotiche.
Dall'inizio del 2015 ho cominciato ad avvertire un leggero dolore all'asta del pene durante l'erezione che si è protratto per mesi fino ad acutizzarzi nel mese di novembre dicembre rendendo l'erezione dolorosissima tanto da rendere quasi impossibili rapporti sessuali, necessità di urinare frequentemente , flusso urinario rallentato (svuotamento completo circa 2 minuti) e sporadicamente qualche goccia di sangue e fine minzione.
Nel frattempo avevo fatto delle analisi (urine, spermiocoltura, ricerca del bacillo di Koch) tutte negative e anche diverse ecografie e visite con esplorazione rettale da parte del medico e urologo.
Tutto nella norma anche la prostata non era nè ingrossata nè dolente.
Comunque il medico ho ritenuto trattarsi di una prostatite cronicizzata in quanto i precedenti casi non erano mai stati curati con una terapia antibiotica adeguatamente lunga.
A questo punto ho fatto un mese di antibiotico supportato dall'assunzione di Tamsulosina.
Ad oggi a distanza di 7 mesi il forte dolore è molto diminuito ma non scomparso, continuo a prendere la Tamsulosina ma senza evidenti risultati.
Si alternano periodi in cui ho sintomi leggeri a periodi in cui sono molto più acutizzati come il dolore all'asta del pene e il flusso rallentato della minzione.
L'urologo afferma che si tratta di un fenomeno flogistico e mi prescrive delle terapie periodiche con antinfiammatori (nimesulide-oki), il medico di base insiste sull'utilizzo della Tamsusolina e non vogliono farmi fare altri accertamenti.
Da parte mia l'unica cosa che posso dire è che i sintomi ci sono sempre ed a volte il loro acutizzarsi non mi rende la vita serena.
Devo tranquilizzarmi e seguire le indicazioni del medico curante e dell'urologo in attesa che un giorno la situazione si risolva oppure è opportuno fare qualche altro accertamento?

Grazie in anticipo.
Saluti.
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Dr. Paolo Piana Urologo 43.1k 1.9k
Se lei frequeta un minimo questo servizio, avrà già letto almeno alcune delle centinaia di richieste di consulto che riceviamo per problemi simmili al suo. Purtroppo i disturbi prostatici del giovane adulto sono tuttora un problema irrisolto, sia a livello di diagnosi che di terapia. E' noto quanto le guarigioni defnitive siano rarissime, ma invece nella maggioranza dei casi possano trascorrere periodi anche relativamente lunghi tra un periodo di riacutizzazione (spesso per cause imprecisabili) e l'altro. L'esperienza ha insegnato che anche le terapie antibioptiche protratte non sono risolutive, anzi spesso innescano circoli viziosi di effetti collaterali controproducenti. I fastidi pelvici rispondono poco e male ai comuni antidolorifici. Noi siamo convinti da tempo che l'approccio più soddisfacente sia sempre quello comportamentale, cercando di influire positivamente sullo stile di vita, nelle sue varie articolazioni: alimentazione, idratazione, funzione intestinale, attività fisica ed attività sessuali. In alcuni casi i disturbi si giovano di terapie antidolorifiche con farmaci ad azione sul sistema nervoso centrale ed antidepressivi. Sono sempre e comunque storie lunghe, in cui è essenziale la pazienza sia del medico che del paziente, tra i quali deve intercorrere un rapproto di comunicazione e fiducia buono e duraturo.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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