Trattamento vescia neurologica
Gentili dottori,
vorrei chiedervi un consulto in merito alla mia condizione patologica la cui diagnosi attualmente sembra propendere verso una vescica neurologica.
E' iniziato tutto all'età di 16 anni con i primi sintomi di febbricole ricorrenti, lombalgie, affaticamento e infezioni urinarie.
I primi accertamenti evidenziarono una scompensazione nelle dimensioni dei reni (dx modestamente aumentate, sx evidentemente ridotte) e una pielonefrite sx da RVU a cui fece seguito un primo trattamento con inflitrazione antireflusso dell'ostio con collagene e, vista l'inefficacia, un 2° intervento analogo ma con maggiori dosi di collagene.
Questa seconda infaltrazione provocò una parziale ostruzione degli ureteri con conseguente idroureteronefrosi e IVU. Si dovette quindi di nuovo intervenire per calibrare correttamente la quantità di collagene con una "pielografia ascendente + cistouretroscopia e inserimento di catetere uretrale, solidarizzato con un catetere di foley per stenosi da eccesso di collagene".
5 mesi dopo quest'ultima infiltrazione, il persistere della diagnosi di "RVU sx (ex bilat.) con nefropatia da reflusso" spinse i medici a optare a intervenire chirurgicamente. Fui pertanto operata con la tecnica "Cohen bilaterale (ureteroneocistostomia). Reimpianto vescico-uretereale bilaterale con escissione dell'impianto precedente, ricostruzione del piano muscolare dell'apparato vescicale".
Da quell'intervento le fasi di minzione hanno continuato ad essere sempre più rare (faticosamente 4 al giorno) e caratterizzate da lunghe sedute in cui urino in più tempi e l'utilizzo del torchio addominale che, nel tempo, ha provocato un prolasso rettale, solo in parte corretto chirurgicamente 7 anni fa. Saltuariamente, inoltre, avverto coliche renali di moderata intensità e sangue nelle urine anche in assenza di infezione.
L'ultima videocistomanometria cui sono stata sottoposta (11/2014) riporta, in modo analogo a quanto rilevato dai precedenti esami urodinamici, il seguente referto: "vescica stabile, margini regolari, senza difetti di riempimento endoluminali. Elevate capacità e compliance. Ipo-anestesia vescicale. Non ottenuta la fase minzionale, non ottenuta la minzione anche con l'aiuto della spinta addominale. Non RVU bilateralmente". Il mio urologo ha pertanto diagnosticato una vescica neurologica presumibilmente provocata dalle aderenze sopravvenute a seguito dell'intervento effettuato e fornendomi due possibili scenari terapeutici:
1) cicli di cateterismi con intervento endoscopico di dilatazione dell'uretra (sottolineandone l'effetto temporaneo e la necessità di ripetere il tutto dopo qualche anno)
2) miorilassanti della vescica (con mio timore di conseguente incontinenza).
Alla luce di quanto esposto chiedo un vostro parere per comprendere se esistano ulteriori strade per risolvere il mio problema in via DEFINITIVA in quanto le soluzioni fino ad oggi a me prospettate sembrano, a mio modesto parere, temporanei palliativi.
Vi ringrazio anticipatamente
vorrei chiedervi un consulto in merito alla mia condizione patologica la cui diagnosi attualmente sembra propendere verso una vescica neurologica.
E' iniziato tutto all'età di 16 anni con i primi sintomi di febbricole ricorrenti, lombalgie, affaticamento e infezioni urinarie.
I primi accertamenti evidenziarono una scompensazione nelle dimensioni dei reni (dx modestamente aumentate, sx evidentemente ridotte) e una pielonefrite sx da RVU a cui fece seguito un primo trattamento con inflitrazione antireflusso dell'ostio con collagene e, vista l'inefficacia, un 2° intervento analogo ma con maggiori dosi di collagene.
Questa seconda infaltrazione provocò una parziale ostruzione degli ureteri con conseguente idroureteronefrosi e IVU. Si dovette quindi di nuovo intervenire per calibrare correttamente la quantità di collagene con una "pielografia ascendente + cistouretroscopia e inserimento di catetere uretrale, solidarizzato con un catetere di foley per stenosi da eccesso di collagene".
5 mesi dopo quest'ultima infiltrazione, il persistere della diagnosi di "RVU sx (ex bilat.) con nefropatia da reflusso" spinse i medici a optare a intervenire chirurgicamente. Fui pertanto operata con la tecnica "Cohen bilaterale (ureteroneocistostomia). Reimpianto vescico-uretereale bilaterale con escissione dell'impianto precedente, ricostruzione del piano muscolare dell'apparato vescicale".
Da quell'intervento le fasi di minzione hanno continuato ad essere sempre più rare (faticosamente 4 al giorno) e caratterizzate da lunghe sedute in cui urino in più tempi e l'utilizzo del torchio addominale che, nel tempo, ha provocato un prolasso rettale, solo in parte corretto chirurgicamente 7 anni fa. Saltuariamente, inoltre, avverto coliche renali di moderata intensità e sangue nelle urine anche in assenza di infezione.
L'ultima videocistomanometria cui sono stata sottoposta (11/2014) riporta, in modo analogo a quanto rilevato dai precedenti esami urodinamici, il seguente referto: "vescica stabile, margini regolari, senza difetti di riempimento endoluminali. Elevate capacità e compliance. Ipo-anestesia vescicale. Non ottenuta la fase minzionale, non ottenuta la minzione anche con l'aiuto della spinta addominale. Non RVU bilateralmente". Il mio urologo ha pertanto diagnosticato una vescica neurologica presumibilmente provocata dalle aderenze sopravvenute a seguito dell'intervento effettuato e fornendomi due possibili scenari terapeutici:
1) cicli di cateterismi con intervento endoscopico di dilatazione dell'uretra (sottolineandone l'effetto temporaneo e la necessità di ripetere il tutto dopo qualche anno)
2) miorilassanti della vescica (con mio timore di conseguente incontinenza).
Alla luce di quanto esposto chiedo un vostro parere per comprendere se esistano ulteriori strade per risolvere il mio problema in via DEFINITIVA in quanto le soluzioni fino ad oggi a me prospettate sembrano, a mio modesto parere, temporanei palliativi.
Vi ringrazio anticipatamente
[#1]
un caso chiaramente complesso, ma mi sembra correttamente interpretato. La condotta terapeutica consigliata è quella giusta.
Onestamente le consiglierei di tentare la terapia medica che potrebbe aiutare, non necessariamente con gli effetti collaterali
Onestamente le consiglierei di tentare la terapia medica che potrebbe aiutare, non necessariamente con gli effetti collaterali
Dr. Andrea Militello.
Specialista in UROLOGIA ANDROLOGIA.
Ecografia, urodinamica
www.urologia-andrologia.net
www.andrologiamilitello.
[#2]
Utente
Grazie mille dottore per il tempestivo riscontro,
mi permetta di rilvogerle un ultimo quesito: non esistono quindi inteventi definitivi per la cura della mia patologia ?
valutando che io segua la terapia dei miorilassanti, dovrò farlo per tutta la vita ?
Grazie per la sua competenza e la sua disponibilità
mi permetta di rilvogerle un ultimo quesito: non esistono quindi inteventi definitivi per la cura della mia patologia ?
valutando che io segua la terapia dei miorilassanti, dovrò farlo per tutta la vita ?
Grazie per la sua competenza e la sua disponibilità
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.8k visite dal 14/04/2015.
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