Ureteroscopia e stent

Sono stato sottoposto ad ureteroscopia per l'eliminazione di un calcolo ureterale mediante litotrissia intracorporea con laser all'olmio. Prima dell'operazione mi era stato detto che l'opportunità di inserire uno stent veniva valutata durante la seduta operatoria. Al termine dell'intervento dal mio meato urinario fuoriusciva, oltre al catetere vescicale, anche un sottile tubicino di circa 3 mm di diametro (stent?). Alla dimissione mi sono stati rimossi sia il catetere che il sottile tubicino. Vorrei informazioni circa la funzione e l'utilità di questo sottile tubicino. Sul foglio di dimissioni è chiaramente indicato che mi è stato posizionato uno stent da rimuovere alla successiva visita di controllo. Il medico che ha compilato il certificato di dimissioni non è il chirurgo che mi ha operato e presenta alcune imprecisioni (ad es. è indicato che l'intervento è stato effettuato a sinistra invece che a destra) e questo mi fa sorgere alcuni dubbi. Se mi hanno posizionato uno stent interno, quale poteva essere la funzione di quell'ulteriore tubicino di drenaggio? Certo alla prossima visita di controllo verrà fugato ogni mio
dubbio, ma siccome le manovre con l'ureteroscopio sono state per me un'esperienza traumatica, non vorrei restare fino ad allora col timore, spero infondato, di dover ripetere quell'esperienza.
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Dr. Paolo Piana Urologo 43.6k 1.9k
Gentile Signore,
gradiremmo conoscere per quale motivo l'ureteroscopia sia stata per lei un'esperienza traumatica. Verosimilmente fino a non moltissimi anni fa, per risolvere il suo problema sarebbe stato necessario un intervento chirurgico ben più invasivo. Per venire al suo giusto dubbio, concordiamo nell'ipotesi di una scarsa sintonia tra il Collega che ha eseguito l'intervento e chi ha materialmente compilato le dimissioni (cosa abbastanza frequente e comunque foriera più di incomprensioni che di reali pericoli). Al termine dell'ureteroscopia, in base alle condizioni dell'uretere, le difficoltà e la durata dell'intervento, l'operatore decide se lasciare l'uretere libero o, più frequentemente, proteggerlo per qualche tempo facilitando il drenaggio delle urine. Questo può essere ottenuto inserendo una comune endoprotesi (stent o doppio-j) da rimuoverai dopo qualche giorno, oppure con un sottile catetere che scarica direttamente all'esterno, soiidarizzato al catetere vescicale. Questo viene rimosso in genere il giorno successivo, se per abitudine locale si trattiene il paziente in ospedale invece di eseguire la procedura in ospedalizzazione diurna, come è nostra abitudine. È evidente che nel suo caso le cose siano andate in questo modo. In ogni caso, è oportuno che lei chieda spiegazioni in occasione del controllo e faccia notare l'incongruenza, anche se - le ripetiamo- si tratta unicamente di una imprecisione formale.

Saluti

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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Utente
Utente
Grazie mille per la sua chiara, sollecita ed esaustiva risposta.

Ha ragione, un intervento a cielo aperto sarebbe stata un'esperienza ben più "traumatica", ma tutto è relativo. Forse ho esagerato, diciamo che l'intervento mediante l'ureteroscopio non è obiettivamente doloroso, ma molto fastidioso, almeno nella fase iniziale. In effetti ho trovato "traumatizzante" l'iter per arrivare alla soluzione del mio problema, il cui momento liberatorio era segnato dalle dimissioni. Quando mi sono ritrovato a realizzare che forse non era ancora finita, mi sono lasciato prendere dallo sconforto.