Idronefrosi di primo grado, nefrostomia?
Buongiorno a tutti, sono Giuseppe e ho 82 anni.
Riassumo brevemente la mia storia medica.
Negli anni '90 ho avuto un infarto da cui mi sono ripreso senza alcun quadro di scompenso cardiaco e qualche anno dopo sono stato operato per protesi bilaterali alle ginocchia. Nel 2011 mi è stato diagnosticato un tumore al colon e sono stato sottoposto ad intervento chirurgico e, visto il grado di malattia e la radicalità dell' intervento, non c'era indicazione al trattamento chemioterapico. Tre anni dopo, durante un normale controllo oncologico, viene segnalata una ripresa di malattia con necessità di nuovo intervento (gennaio 2014) e applicazione di una colonstomia definitiva e successiva chemioterapia. Nel corso dell'intervento il chirurgo nota una infiltrazione tumorale all'uretere sinistra che determina stenosi e conseguente idronefrosi di primo grado. L'urologo decide quindi di applicare uno stent con indicazione alla sostituzione dopo 4 mesi (maggio 2014). Durante la sostituzione, però, si fatica a rimuovere il "vecchio" stent e risulta praticamente impossibile posizionare quello "nuovo" (segnalo inoltre che lo stent mi procurava un dolore riferito in regione perianale refrattario a qualsiasi FANS e alla codeina ma capiremo che si stratta dello stent solo in seguito alla sua rimozione).
Dalle diverse ecografie che ho eseguito negli ultimi mesi si parla sempre di idronefrosi di primo grado e l'urologo mi ha proposto di eseguire una nefrostomia definitiva (ho già una colonstomia). Anche l'oncologo è d'accordo perchè da un punto di vista oncologico la malattia è ben controllata e con i soli primi quattro cicli si è ridotta notevolmente, molto al di sopra di ogni aspettativa (ora sto per iniziare l'ottavo ed ultimo ciclo): quindi, per evitare un problema di insufficienza renale futura che potrebbe precludere eventuali altre cure chemioterapiche, consiglia la nefrostomia.
Mi è stato suggerito di eseguire una pielografia retrograda per capire, visto che la malattia è in remissione, se la stenosi ureterale oggi è parziale (quanto?) o totale.
E' un esame che voglio fare ma la mia domanda è: se la pielografia dimostra una occlusione solo parziale dell'uretere di sx, in presenza comunque di una idronefrosi stabile di primo grado come si procede? Si deve eseguire una nefrostomia anche se parzialmente l'urina riesce a drenare?
Ringrazio tutti in anticipo per le risposte e auguro una buona giornata.
Giuseppe
Riassumo brevemente la mia storia medica.
Negli anni '90 ho avuto un infarto da cui mi sono ripreso senza alcun quadro di scompenso cardiaco e qualche anno dopo sono stato operato per protesi bilaterali alle ginocchia. Nel 2011 mi è stato diagnosticato un tumore al colon e sono stato sottoposto ad intervento chirurgico e, visto il grado di malattia e la radicalità dell' intervento, non c'era indicazione al trattamento chemioterapico. Tre anni dopo, durante un normale controllo oncologico, viene segnalata una ripresa di malattia con necessità di nuovo intervento (gennaio 2014) e applicazione di una colonstomia definitiva e successiva chemioterapia. Nel corso dell'intervento il chirurgo nota una infiltrazione tumorale all'uretere sinistra che determina stenosi e conseguente idronefrosi di primo grado. L'urologo decide quindi di applicare uno stent con indicazione alla sostituzione dopo 4 mesi (maggio 2014). Durante la sostituzione, però, si fatica a rimuovere il "vecchio" stent e risulta praticamente impossibile posizionare quello "nuovo" (segnalo inoltre che lo stent mi procurava un dolore riferito in regione perianale refrattario a qualsiasi FANS e alla codeina ma capiremo che si stratta dello stent solo in seguito alla sua rimozione).
Dalle diverse ecografie che ho eseguito negli ultimi mesi si parla sempre di idronefrosi di primo grado e l'urologo mi ha proposto di eseguire una nefrostomia definitiva (ho già una colonstomia). Anche l'oncologo è d'accordo perchè da un punto di vista oncologico la malattia è ben controllata e con i soli primi quattro cicli si è ridotta notevolmente, molto al di sopra di ogni aspettativa (ora sto per iniziare l'ottavo ed ultimo ciclo): quindi, per evitare un problema di insufficienza renale futura che potrebbe precludere eventuali altre cure chemioterapiche, consiglia la nefrostomia.
Mi è stato suggerito di eseguire una pielografia retrograda per capire, visto che la malattia è in remissione, se la stenosi ureterale oggi è parziale (quanto?) o totale.
E' un esame che voglio fare ma la mia domanda è: se la pielografia dimostra una occlusione solo parziale dell'uretere di sx, in presenza comunque di una idronefrosi stabile di primo grado come si procede? Si deve eseguire una nefrostomia anche se parzialmente l'urina riesce a drenare?
Ringrazio tutti in anticipo per le risposte e auguro una buona giornata.
Giuseppe
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Gentile Signore,
la reale funzionalità rsidua di questo rene può essere valutata direttamente con l'inserimento di una nefrostomia od indirettamente con l'esecuzione di una scintigrafia dinamica. Ovviamente questa seconda scelta non è invasiva, anche se meno precisa.,Prima di preventivare qualsiasi ulteriore manovra noi saremmo quindi molto propensi ad eseguire questa indagine, proprio per disporre di un riferimento preciso, utile anche in un futuro. Se si dimostra una funzionalità renale superiore al 15%, il passo successivo sarebbe poi una revisione endoscopica uro-radiologica, con pielografia ed eventuale ureteroscopia, manovre tese al reinserimento dello stent. Vedremmo la nefrostomia definitiva solo come ultima ipotesi.
Saluti
la reale funzionalità rsidua di questo rene può essere valutata direttamente con l'inserimento di una nefrostomia od indirettamente con l'esecuzione di una scintigrafia dinamica. Ovviamente questa seconda scelta non è invasiva, anche se meno precisa.,Prima di preventivare qualsiasi ulteriore manovra noi saremmo quindi molto propensi ad eseguire questa indagine, proprio per disporre di un riferimento preciso, utile anche in un futuro. Se si dimostra una funzionalità renale superiore al 15%, il passo successivo sarebbe poi una revisione endoscopica uro-radiologica, con pielografia ed eventuale ureteroscopia, manovre tese al reinserimento dello stent. Vedremmo la nefrostomia definitiva solo come ultima ipotesi.
Saluti
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 5.3k visite dal 23/08/2014.
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