Dolori in cateterizzato
Mio padre,portatore di catetere vescicale permanente da cinque anni per esiti di ictus, da alcune settimane lamenta dolori a volte anche intensi localizzati all'estremita' del pene in corrispondenza dell'ingresso del catetere.Ho iniziato con rimedi topici (sono farmacista): FITOSTIMOLINE SPRAY, nel caso di un' abrasione da sfregamento peraltro non visibile, LUAN POMATA come anestetico locale, GENTALYN BETA per infezione. Medico di famiglia suggerisce analgesici al bisogno (pz. in terapia antiaggregante) mentre urologo propone sostituzione del catetere CH18 con CH20.
Gradirei una Vs. opinione
Cordiali saluti
Gradirei una Vs. opinione
Cordiali saluti
[#1]
Gentile Dottore,
i dolori comparsi recentemente in un soggetto già da molto tempo cateterizzato fa pensare che qualcosa sia mutato nell'equilibrio (instabile) delle basse vie urinarie. Quasi costantemente questo dolore riferito al glande non ha la sua origine in quel punto preciso, ma è irradiato da un'origine più posteriore, a livello vescico-prostatico. Pertanto le azioni "locali" sono perlopiù destinate ad uno scarso successo. L'attenzione dell'urologo è volta ad accertarsi che in primo luogo non vi siano problemi meramente idraulici, che però avrebbero verosimilmnete anche altre manifestazioni. Il calibro del catetere, in presenza di urine di caratteristiche accettabili, non ha una grande importanza. Sarebbe pertanto opportuno procedere ad una rivalutazione specialistica, magari eseguendo una ecografia, perché anche lo sviluppo di un calcolo in vescica si potrebbe manifestare in questo modo. Assoutamente inutile invece l'esame delle urine e l'urocoltura, ovviamente alterati, così come la prescrizione di antibiotici in assenza di febbre. Nell'attesa di una migliore definizione, riterremmo opportuno ricorrere agli antidolorifici "puri", come la classica associazione paracetamolo-codeina.
A margine di tutto ciò, ricordiamo che la scelta del catetere a permanenza quale "il minore dei mali" è sempre molto delicata da prendere, soprattutto oggi, avendo la possibilità di eseguire degli interventi disostruttivi endoscopici con la minima invasività e la massima sicurezza.
Saluti
i dolori comparsi recentemente in un soggetto già da molto tempo cateterizzato fa pensare che qualcosa sia mutato nell'equilibrio (instabile) delle basse vie urinarie. Quasi costantemente questo dolore riferito al glande non ha la sua origine in quel punto preciso, ma è irradiato da un'origine più posteriore, a livello vescico-prostatico. Pertanto le azioni "locali" sono perlopiù destinate ad uno scarso successo. L'attenzione dell'urologo è volta ad accertarsi che in primo luogo non vi siano problemi meramente idraulici, che però avrebbero verosimilmnete anche altre manifestazioni. Il calibro del catetere, in presenza di urine di caratteristiche accettabili, non ha una grande importanza. Sarebbe pertanto opportuno procedere ad una rivalutazione specialistica, magari eseguendo una ecografia, perché anche lo sviluppo di un calcolo in vescica si potrebbe manifestare in questo modo. Assoutamente inutile invece l'esame delle urine e l'urocoltura, ovviamente alterati, così come la prescrizione di antibiotici in assenza di febbre. Nell'attesa di una migliore definizione, riterremmo opportuno ricorrere agli antidolorifici "puri", come la classica associazione paracetamolo-codeina.
A margine di tutto ciò, ricordiamo che la scelta del catetere a permanenza quale "il minore dei mali" è sempre molto delicata da prendere, soprattutto oggi, avendo la possibilità di eseguire degli interventi disostruttivi endoscopici con la minima invasività e la massima sicurezza.
Saluti
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
[#2]
Utente
grazie dottore per la rapidità e accuratezza della risposta. Sono rimasto colpito dall'ultima Sua frase dove accenna ad "interventi disostruttivi endoscopici". Si riferisce ad un'alternativa meno invasiva del catetere? Circa un'anno e mezzo dopo il posizionamento feci face le prove urodinamiche per un'eventuale rimozione. Per un paio di giorni andò tutto bene ma poi fummo costretti a rientrare precipitosamente al P.S. per riposizionarlo in quanto non urinava più. E da allora ci siamo rassegnati. E nessuno ci propose più alternative. Se ce ne fossero compatibili con la situazione e l'età (84 anni) le valuterei con Lei più che volentieri.
Grazie ancora e cordiali saluti
Grazie ancora e cordiali saluti
[#3]
Gentile Dottore,
la scelta del catetere vescicale a permanenza, vista come "extrema ratio", è sempre frutto di un delicato bilancio tra i pro- ed i contro di un intervento che potrebbe teoricamente risolvere il problema solo dal punto di vista meramente idraulico-funzionale. Senz'altro, le possibilità tecniche sono enormemente migliorate nel tempo: oggi con gli interventi endoscopici basati sul laser (olmio, thullio, greenlight) gli interventi sono diventati molto più sicuri e meno invasivi di un tempo ed i limiti dell'operabilità si sono spostati in avanti in modo indefinito. Di fatto, questi limiti sono oggi quasi unicamente anestesiologici, ma sono davvero molto rari i casi in cui non sarebbe comunque opportuno praticare un'anestesia periferica per un intervento di meno di un'ora com minime possibilità di sanguinamento. Ma, a fronte di questi enormi miglioramenti di cui l'urologo operatore può disporre, vi sono altri fattori che vanno tenuti ben presenti, nell'interesse della persona assistita e della qualità di vita sua e dei suoi congiunti. In particolare, è imprescindibile considerare nell'insieme le condizioni psico-fisiche e dei livelli di assistenza. I massimi vantaggi di un intervento disostruttivo possono essere fruiti ovviamente da un soggetto in grado di controllare completamente la sua minzione spontanea, od ameno in massima parte. Le persone molto anziane sono invece quasi sempre portatrici di limitazioni fisiche e psichiche, tali da rendere comunque problematico od impossibile il regolare accesso ai servizi igienici. Questo comporta praticamente l'adozione del pannolone, almeno nelle ore notturne, cosa che impone comunque un impegno assistenziale ben maggiore del semplice svuotare una sacchetta di raccolta delle urine. Lo stesso dover accedere ripetutamente ai servizi può moltiplicare le occasioni di caduta con rischio di fratture. Vi sono è vero altri tipi di raccoglitore esterno (tipo condom) ma questi sono perlopiù molto delicati ed inadatti ad un soggetto poco collaborrativo. In sintesi, il catetere a permanenza, con tutti i suoi rischi e conseguenze può ancora oggi configurarsi in talune situazioni come il minore dei mali. Ovviamente ogni caso va valutato singolarmente con attenzione e nel modo più disincantato possibile. Concludendo, nel caso di suo padre, meriterebbe, come già abbiamo detto, escludere la presenza di qualche complicazione inattesa. Una visita specialistica attenta e qualche semplice accertamento potrebbero essere sufficienti a questo scopo.
Saluti
la scelta del catetere vescicale a permanenza, vista come "extrema ratio", è sempre frutto di un delicato bilancio tra i pro- ed i contro di un intervento che potrebbe teoricamente risolvere il problema solo dal punto di vista meramente idraulico-funzionale. Senz'altro, le possibilità tecniche sono enormemente migliorate nel tempo: oggi con gli interventi endoscopici basati sul laser (olmio, thullio, greenlight) gli interventi sono diventati molto più sicuri e meno invasivi di un tempo ed i limiti dell'operabilità si sono spostati in avanti in modo indefinito. Di fatto, questi limiti sono oggi quasi unicamente anestesiologici, ma sono davvero molto rari i casi in cui non sarebbe comunque opportuno praticare un'anestesia periferica per un intervento di meno di un'ora com minime possibilità di sanguinamento. Ma, a fronte di questi enormi miglioramenti di cui l'urologo operatore può disporre, vi sono altri fattori che vanno tenuti ben presenti, nell'interesse della persona assistita e della qualità di vita sua e dei suoi congiunti. In particolare, è imprescindibile considerare nell'insieme le condizioni psico-fisiche e dei livelli di assistenza. I massimi vantaggi di un intervento disostruttivo possono essere fruiti ovviamente da un soggetto in grado di controllare completamente la sua minzione spontanea, od ameno in massima parte. Le persone molto anziane sono invece quasi sempre portatrici di limitazioni fisiche e psichiche, tali da rendere comunque problematico od impossibile il regolare accesso ai servizi igienici. Questo comporta praticamente l'adozione del pannolone, almeno nelle ore notturne, cosa che impone comunque un impegno assistenziale ben maggiore del semplice svuotare una sacchetta di raccolta delle urine. Lo stesso dover accedere ripetutamente ai servizi può moltiplicare le occasioni di caduta con rischio di fratture. Vi sono è vero altri tipi di raccoglitore esterno (tipo condom) ma questi sono perlopiù molto delicati ed inadatti ad un soggetto poco collaborrativo. In sintesi, il catetere a permanenza, con tutti i suoi rischi e conseguenze può ancora oggi configurarsi in talune situazioni come il minore dei mali. Ovviamente ogni caso va valutato singolarmente con attenzione e nel modo più disincantato possibile. Concludendo, nel caso di suo padre, meriterebbe, come già abbiamo detto, escludere la presenza di qualche complicazione inattesa. Una visita specialistica attenta e qualche semplice accertamento potrebbero essere sufficienti a questo scopo.
Saluti
[#4]
Utente
grazie Dottore, ha chiarito perfettamente la situazione. A mio personalissimo parere le condizioni di papà dal punto di vista dell'autonomia (al 70%) e dell'assistenza (badante con competenze infermieristiche) potrebbero orientare verso un intervento. Comunque mi sono già attivato per un uro-tac di controllo. Mi permetterò di richiedere ancora il Suo parere appena in possesso dei risultati.
Grazie ancora e complimenti a Lei e a tutto lo staff di Medicitalia
Grazie ancora e complimenti a Lei e a tutto lo staff di Medicitalia
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 5.5k visite dal 06/03/2014.
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