Prostatectomia totale - iniezioni di caverjet
Gentili dottori, vi scrivo confidando nel fatto che possiate darmi delle risposte atte a fugare una serie di dubbi sulla base dei sintomi che di seguito andrò ad esporvi.
Nello scorso mese di Novembre 2013 ho subito un intervento di prostatectomia radicale a causa della presenza di un adenocarcinoma prostatico grado Glisom 3+3.
Dimesso 5 gg dopo la data dell'intervento stesso, per 10 gg ho dovuto tenere ancora in loco il catetere (dunque, totale permanenza del catetere pari a 15 gg).
Ciò, ovviamente, ha mosso un'infiammazione tale a causa della quale ho dovuto sopportare una serie di dolori e bruciori al canale uretrale che mi si sono protratti per oltre 1 mese ( tant'è vero che temevo mi fosse venuta un'uretrite che, poi, fortunatamente non si è dimostrata essere tale ).
Contestualmente ho avuto anche un episodio di balanite, curata e risolta tramite applicazioni di pomata GynoCanesten.
Attualmente, quale terapia farmacologica finalizzata il più possibile ad un recupero della funzionalità erettile peniena, devo praticare iniezioni di Caverjet in dose di 5 mcg , 2 volte alla settimana per un periodo di 3 mesi, decorso il quale dovrò eseguire una nuova visita urologica ai fini di una rivalutazione sul fatto se proseguire con terapia a base di Caverjet ovvero se iniziare con un'altra terapia farmacologica a base però di farmaci assunti per via orale.
Premesso l'attuale mio quadro clinico di cui sopra, da qualche tempo a questa parte ho riscontrato che ogni qualvolta vado ad urinare, sebbene di fatto la minzione avvenga, tuttavia ho come la sensazione di non percepire fisicamente il passaggio dell'urina lungo il canale uretrale.
Questa sensazione è maggiormente accentuata allorché la minzione avviene in posizione da seduto anziché in piedi.
Inoltre, durante la minzione stessa, accuso un lieve bruciore in concomitanza del tratto finale dell'uretra ( in pratica, potrei dire per un lunghezza pari a circa a 1 cm sul tratto terminale ).
Tale sensazione di mancanza percezione di passaggio dell'urina lungo il canale uretrale tendo ad averla più accentuata al mattino, o durante la notte ( fermo restando che mi sveglio da 1 a 2 volte a seconda del quantitativo di acqua che bevo prima di andare a dormire ) dopo essere stato coricato per un po' di tempo; tende a diminuire, invece, durante il giorno allorché in posizione eretta.
Inoltre, prevalentemente al mattino, mi capita qualche volta di accusare una sorta di leggero fastidio al basso ventre, zona pube o in concomitanza dove erano posizionati i due drenaggi durante il periodo in cui ero ricoverato in ospedale a seguito dell'intervento chirurgico subito.
La mia domanda ora è questa: da cosa può materialmente dipendere tale sensazione di mancanza di percezione di passaggio dell'urina lungo il canale uretrale e quella sorta di leggero bruciore/noia che avverto nel tratto finale dell'uretra stessa ( zona glande per intenderci ) durante la minzione?
E' da ritenersi una sorta di trauma ancora persistente a carico dell'uretra generato allorché la persistenza del catetere dopo la mia dimissione ospedaliera, ovvero potrebbe intendersi un effetto collaterale e indesiderato a causa delle iniezioni di Caverjet?
Sarebbe opportuno ripetere un'urino-coltura con eventuale antibiogramma anche se quello fatto circa 2 mesi fa diede esito negativo?
Per quale ragione, sebbene non vi sia insensibilità fisica del glande a stimoli sessuali esterni allorché mi trovo con la mia compagna, attualmente non riesco comunque ad ottenere un'erezione del pene a meno che non usi Caverjet? Eppure, dopo aver ottenuto un'erezione peniena tramite Caverjet riesco ad avere anche fino a 2 orgasmi.
In pratica, per quale ragione non riesco ad avere un'erezione naturale del pene se né sono insensibile al piacere né mi manchi la libido quando, una volta poi ottenuta tramite iniezione con Caverjet, tale erezione mi si protrae per 2 ore e, come detto appunto prima, riesco ad ottenere anche un paio di orgasmi???
Sembra un controsenso naturale...almeno dal mio punto di vista!
Sulla base della vostra indubbia esperienza professionale acquisita, si può parlare di una tempistica entro la quale si può ragionevolmente sperare ad un ritorno normale dell'erezione peniena a seguito di un intervento di prostatectomia totale come la mia? Se sì, in quanto tempo?
E a livello di percentuale quanto è, per l'appunto, la probabilità di un riscontro positivo in tal senso, ossia di ritornare ad avere un'erezione naturale del pene senza che si debba più aver bisogno di ricorrere ad iniezioni a base di prostaglandine od assunzione di farmaci quali il Viagra, il Cialis...giusto per citare un paio di nomi?
Infine, perché un'erezione prolungata ( oltre le 2 ore ) prodotta da Caverjet diventa poi essere percepita dolorosa o, comunque, abbastanza fastidiosa?
In tal senso, mi è doveroso far presente che, in un'occasione...quando ancora il giusto dosaggio di Caverjet da iniettarmi nei corpi cavernosi del pene era in via sperimentale...mi si rese necessario ripresentarmi in ambulatorio urologico per farmi fare un'iniezione a titolo di antidoto per far cessare un'erezione peniena che durava ormai da 3 ore e ½ ed era diventata dolorosa.
Confidando di ricevere da parte vostra una risposta che sia in grado di fornirmi anticipatamente una spiegazione scientifica ai disturbi/fastidi che vi ho sopra evidenziato (...senza dover essere immediatamente rimandato alla mia prossima visita urologica di controllo, prevista per il 15/04 p.v. ), Vi ringrazio anticipatamente!
Cordiali saluti.
Nello scorso mese di Novembre 2013 ho subito un intervento di prostatectomia radicale a causa della presenza di un adenocarcinoma prostatico grado Glisom 3+3.
Dimesso 5 gg dopo la data dell'intervento stesso, per 10 gg ho dovuto tenere ancora in loco il catetere (dunque, totale permanenza del catetere pari a 15 gg).
Ciò, ovviamente, ha mosso un'infiammazione tale a causa della quale ho dovuto sopportare una serie di dolori e bruciori al canale uretrale che mi si sono protratti per oltre 1 mese ( tant'è vero che temevo mi fosse venuta un'uretrite che, poi, fortunatamente non si è dimostrata essere tale ).
Contestualmente ho avuto anche un episodio di balanite, curata e risolta tramite applicazioni di pomata GynoCanesten.
Attualmente, quale terapia farmacologica finalizzata il più possibile ad un recupero della funzionalità erettile peniena, devo praticare iniezioni di Caverjet in dose di 5 mcg , 2 volte alla settimana per un periodo di 3 mesi, decorso il quale dovrò eseguire una nuova visita urologica ai fini di una rivalutazione sul fatto se proseguire con terapia a base di Caverjet ovvero se iniziare con un'altra terapia farmacologica a base però di farmaci assunti per via orale.
Premesso l'attuale mio quadro clinico di cui sopra, da qualche tempo a questa parte ho riscontrato che ogni qualvolta vado ad urinare, sebbene di fatto la minzione avvenga, tuttavia ho come la sensazione di non percepire fisicamente il passaggio dell'urina lungo il canale uretrale.
Questa sensazione è maggiormente accentuata allorché la minzione avviene in posizione da seduto anziché in piedi.
Inoltre, durante la minzione stessa, accuso un lieve bruciore in concomitanza del tratto finale dell'uretra ( in pratica, potrei dire per un lunghezza pari a circa a 1 cm sul tratto terminale ).
Tale sensazione di mancanza percezione di passaggio dell'urina lungo il canale uretrale tendo ad averla più accentuata al mattino, o durante la notte ( fermo restando che mi sveglio da 1 a 2 volte a seconda del quantitativo di acqua che bevo prima di andare a dormire ) dopo essere stato coricato per un po' di tempo; tende a diminuire, invece, durante il giorno allorché in posizione eretta.
Inoltre, prevalentemente al mattino, mi capita qualche volta di accusare una sorta di leggero fastidio al basso ventre, zona pube o in concomitanza dove erano posizionati i due drenaggi durante il periodo in cui ero ricoverato in ospedale a seguito dell'intervento chirurgico subito.
La mia domanda ora è questa: da cosa può materialmente dipendere tale sensazione di mancanza di percezione di passaggio dell'urina lungo il canale uretrale e quella sorta di leggero bruciore/noia che avverto nel tratto finale dell'uretra stessa ( zona glande per intenderci ) durante la minzione?
E' da ritenersi una sorta di trauma ancora persistente a carico dell'uretra generato allorché la persistenza del catetere dopo la mia dimissione ospedaliera, ovvero potrebbe intendersi un effetto collaterale e indesiderato a causa delle iniezioni di Caverjet?
Sarebbe opportuno ripetere un'urino-coltura con eventuale antibiogramma anche se quello fatto circa 2 mesi fa diede esito negativo?
Per quale ragione, sebbene non vi sia insensibilità fisica del glande a stimoli sessuali esterni allorché mi trovo con la mia compagna, attualmente non riesco comunque ad ottenere un'erezione del pene a meno che non usi Caverjet? Eppure, dopo aver ottenuto un'erezione peniena tramite Caverjet riesco ad avere anche fino a 2 orgasmi.
In pratica, per quale ragione non riesco ad avere un'erezione naturale del pene se né sono insensibile al piacere né mi manchi la libido quando, una volta poi ottenuta tramite iniezione con Caverjet, tale erezione mi si protrae per 2 ore e, come detto appunto prima, riesco ad ottenere anche un paio di orgasmi???
Sembra un controsenso naturale...almeno dal mio punto di vista!
Sulla base della vostra indubbia esperienza professionale acquisita, si può parlare di una tempistica entro la quale si può ragionevolmente sperare ad un ritorno normale dell'erezione peniena a seguito di un intervento di prostatectomia totale come la mia? Se sì, in quanto tempo?
E a livello di percentuale quanto è, per l'appunto, la probabilità di un riscontro positivo in tal senso, ossia di ritornare ad avere un'erezione naturale del pene senza che si debba più aver bisogno di ricorrere ad iniezioni a base di prostaglandine od assunzione di farmaci quali il Viagra, il Cialis...giusto per citare un paio di nomi?
Infine, perché un'erezione prolungata ( oltre le 2 ore ) prodotta da Caverjet diventa poi essere percepita dolorosa o, comunque, abbastanza fastidiosa?
In tal senso, mi è doveroso far presente che, in un'occasione...quando ancora il giusto dosaggio di Caverjet da iniettarmi nei corpi cavernosi del pene era in via sperimentale...mi si rese necessario ripresentarmi in ambulatorio urologico per farmi fare un'iniezione a titolo di antidoto per far cessare un'erezione peniena che durava ormai da 3 ore e ½ ed era diventata dolorosa.
Confidando di ricevere da parte vostra una risposta che sia in grado di fornirmi anticipatamente una spiegazione scientifica ai disturbi/fastidi che vi ho sopra evidenziato (...senza dover essere immediatamente rimandato alla mia prossima visita urologica di controllo, prevista per il 15/04 p.v. ), Vi ringrazio anticipatamente!
Cordiali saluti.
[#1]
Gentile Signore,
immaginiamo che i nostri Colleghi che l'hanno operata la abbiano ampiamente informata sugli effetti collaterali della asportazione radicale della prostata, cui lei sta puntualmente andando in questo periodo. Riassumendo:
1) L'intervento comporta comunque un interessamento della complessa innervatura e vascolarizzazione del basso addome e dei genitali, anche se oggi la tecnica chirurgica è tale per cui si cerca di ridurre il danno al minimo possibile, compatibilmente con la necessità di asportare radicalmente la prostata con il suo tumore;
2) Gli effetti di questo si manifestano sia sulla sensibilità della zona che sulla qualità dell'erezione e giustificano pienamente le manifestazioni di cui lei ci parla. Pertanto sia la scarsa sensibilità dell'uretra al passaggio dell'urina, sia la mancata o scarsa erezione spontanea sono ampiamente giustificabili;
3) Le iniezioni intra-cavernose di prostaglandina vanno quindi viste come una sorta di "riabilitazione", in particolare per evitare che i corpi cavernosi vadano incontro a progressiva atrofia da mancato uso. In effetti nel suo caso il dosaggio pare ancora troppo elevato, due ore di erezione con un caso di priapismo ci paiono forse eccessive. Immaginiamo che presto si potrà passare ai farmaci per via orale, apprezzando nel frattempo la possibile ripresa di una attività spontanea, che è comunque molto variabile ed imprevedibile da caso a caso.
4) Altri piccoli doloretti sono ampiamente compatibili con l'intervento subilto ed andranno stabilizzandosi progressivamente in tempi medio-lunghi. Diremmo che non sia corretto dare troppo rilievo al catetere portato nel post operatorio e a possibili infezioni, che sono assolutamente improbabili.
Saluti
immaginiamo che i nostri Colleghi che l'hanno operata la abbiano ampiamente informata sugli effetti collaterali della asportazione radicale della prostata, cui lei sta puntualmente andando in questo periodo. Riassumendo:
1) L'intervento comporta comunque un interessamento della complessa innervatura e vascolarizzazione del basso addome e dei genitali, anche se oggi la tecnica chirurgica è tale per cui si cerca di ridurre il danno al minimo possibile, compatibilmente con la necessità di asportare radicalmente la prostata con il suo tumore;
2) Gli effetti di questo si manifestano sia sulla sensibilità della zona che sulla qualità dell'erezione e giustificano pienamente le manifestazioni di cui lei ci parla. Pertanto sia la scarsa sensibilità dell'uretra al passaggio dell'urina, sia la mancata o scarsa erezione spontanea sono ampiamente giustificabili;
3) Le iniezioni intra-cavernose di prostaglandina vanno quindi viste come una sorta di "riabilitazione", in particolare per evitare che i corpi cavernosi vadano incontro a progressiva atrofia da mancato uso. In effetti nel suo caso il dosaggio pare ancora troppo elevato, due ore di erezione con un caso di priapismo ci paiono forse eccessive. Immaginiamo che presto si potrà passare ai farmaci per via orale, apprezzando nel frattempo la possibile ripresa di una attività spontanea, che è comunque molto variabile ed imprevedibile da caso a caso.
4) Altri piccoli doloretti sono ampiamente compatibili con l'intervento subilto ed andranno stabilizzandosi progressivamente in tempi medio-lunghi. Diremmo che non sia corretto dare troppo rilievo al catetere portato nel post operatorio e a possibili infezioni, che sono assolutamente improbabili.
Saluti
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
[#2]
Caro lettore,
al di là delle precisazioni, inappuntabili come sempre, del dottor Piana nel tema del deficit erettile dopo prostatectomia radicale, personalemnte, non sono molto d'accordo con le teorie di "riabilitazione farmacologica" dei corpi cavernosi che ritengo essere una grande manovra commerciale messa in atto da alcune industrie farmaceutiche per vendere il loro prodotto.
1.Se ci sono ancora terminazioni nervose efficaci l'uso di Viagra-Cialis-Levitra potrebbe essere capace di determinare una dilatazione arteriosa tale da attivare una tumescenza-erezione ma quasi sempre dopo prostatectomia radicale il sistema venoso non è più in grado di determinare una veno-occlusione tale da garantire il raggiungimento della rigidità che consenta una penetrazione
2. se le terminazioni nervose capaci di condurre gli stimoli nervosi sono state lesionate o recise allora si deve fare uso delle iniezioni intracavernose di PGE1,modalità che può portare ad avere una buona e duratura rigidità con rapporti sessuali assolutamente soddisfacenti ( ho pazienti che utilizzano tale procedura da oltre 20 anni con assoluta tranquillità e soddisfazione)
3 se l'uso di Viagra e Co e delle PGE1 non funziona oppure è assolutamente rifiutato dal paziente, allora la soluzione dell'impianto protesico endocavernoso ( prima modalità di recupero della erezione nei pazienti prostatectomizzati fin dal 1972) rappresenta una ottima soluzione per continuare ad avere rapporti sessuali
Sempre a mio parere assolutamente personale..il resto sono chiacchere
cari saluti
al di là delle precisazioni, inappuntabili come sempre, del dottor Piana nel tema del deficit erettile dopo prostatectomia radicale, personalemnte, non sono molto d'accordo con le teorie di "riabilitazione farmacologica" dei corpi cavernosi che ritengo essere una grande manovra commerciale messa in atto da alcune industrie farmaceutiche per vendere il loro prodotto.
1.Se ci sono ancora terminazioni nervose efficaci l'uso di Viagra-Cialis-Levitra potrebbe essere capace di determinare una dilatazione arteriosa tale da attivare una tumescenza-erezione ma quasi sempre dopo prostatectomia radicale il sistema venoso non è più in grado di determinare una veno-occlusione tale da garantire il raggiungimento della rigidità che consenta una penetrazione
2. se le terminazioni nervose capaci di condurre gli stimoli nervosi sono state lesionate o recise allora si deve fare uso delle iniezioni intracavernose di PGE1,modalità che può portare ad avere una buona e duratura rigidità con rapporti sessuali assolutamente soddisfacenti ( ho pazienti che utilizzano tale procedura da oltre 20 anni con assoluta tranquillità e soddisfazione)
3 se l'uso di Viagra e Co e delle PGE1 non funziona oppure è assolutamente rifiutato dal paziente, allora la soluzione dell'impianto protesico endocavernoso ( prima modalità di recupero della erezione nei pazienti prostatectomizzati fin dal 1972) rappresenta una ottima soluzione per continuare ad avere rapporti sessuali
Sempre a mio parere assolutamente personale..il resto sono chiacchere
cari saluti
Dott. Diego Pozza
www.andrologia.lazio.it
www.studiomedicopozza.it
www.vasectomia.org
[#3]
Utente
Gentili dottori desidero ringraziarVi, innanzitutto, per la cortesia e la sollecitudine con le quali mi avete risposto!
Per quanto riguarda il contenuto delle stesse, dunque, se non erro ad interpretare, i sintomi che attualmente accuso sono quindi appunto riconducibili alla tipologia di intervento che ho subito, e che dovrebbero tendere a diminuire progressivamente nel tempo...giusto?
Un aspetto sul quale desidererei cortesemente ricevere un ulteriore chiarimento è per quanto concerne il quantitativo di PGE1.
Nella vostra risposta mi si dice che i 5 mcg di Prostaglandina che attualmente assumo tramite iniezioni di Caverjet è ancora alto?
Beh...se si considera che ero inizialmente partito con 10 mcg direi che, comunque, un miglioramento in tal senso credo ci sia pure stato.
A parte questo aspetto, tuttavia, quale sarebbe allora il quantitativo, espresso in Microgrammi, di PGE1 che potrebbe considerarsi come "normale" al quale dovrei arrivare?
Inoltre, l'assunzione di medicinali per via orale quale Viagra, Cialis o Levitra, dovendo prima essere necessariamente metabolizzati dal fegato non è che, alla lunga, possano ad andare ad incidere poi negativamente a livello epatico?
Qualora mi venisse poi prescritta l'assunzione di uno di tali farmaci, si renderebbe necessario un controllo periodico anche dei valori enzimatici del sangue?
Volendo fare un confronto tra le PGE1 assunte mediante iniezione diretta nei corpi cavernosi del pene ed i possibili effetti prodotti dall'assunzione di farmaci quali Viagra, Cialis o Levitra, qual'è la percentuale di successo e di durata di erezione del pene (ai fini di una buona penetrazione) tra l'uno e l'altro?
Se, personalmente parlando, non ho nessun problema all'assunzione di PGE1 tramite iniezioni di Caverjet, sulla base di quali fattori si può decidere che sia meglio passare all'assunzione di farmaci per via orale piuttosto che proseguire appunto tramite Caverjet stesso, visto e considerato che, da quanto ho letto, esistono pazienti che utilizzano tale procedura da oltre 20 anni con assoluta tranquillità e soddisfazione?
E, infine, l'assunzione di caffeina, in dosi variabili di 3 - 4 tazzine/die, può comportare irritazione alla mucosa della vescica e/o del canale uretrale?
In attesa di una Vostra ulteriore e gradita risposta, con l'occasione ringrazio anticipatamente e porgo distinti saluti.
Per quanto riguarda il contenuto delle stesse, dunque, se non erro ad interpretare, i sintomi che attualmente accuso sono quindi appunto riconducibili alla tipologia di intervento che ho subito, e che dovrebbero tendere a diminuire progressivamente nel tempo...giusto?
Un aspetto sul quale desidererei cortesemente ricevere un ulteriore chiarimento è per quanto concerne il quantitativo di PGE1.
Nella vostra risposta mi si dice che i 5 mcg di Prostaglandina che attualmente assumo tramite iniezioni di Caverjet è ancora alto?
Beh...se si considera che ero inizialmente partito con 10 mcg direi che, comunque, un miglioramento in tal senso credo ci sia pure stato.
A parte questo aspetto, tuttavia, quale sarebbe allora il quantitativo, espresso in Microgrammi, di PGE1 che potrebbe considerarsi come "normale" al quale dovrei arrivare?
Inoltre, l'assunzione di medicinali per via orale quale Viagra, Cialis o Levitra, dovendo prima essere necessariamente metabolizzati dal fegato non è che, alla lunga, possano ad andare ad incidere poi negativamente a livello epatico?
Qualora mi venisse poi prescritta l'assunzione di uno di tali farmaci, si renderebbe necessario un controllo periodico anche dei valori enzimatici del sangue?
Volendo fare un confronto tra le PGE1 assunte mediante iniezione diretta nei corpi cavernosi del pene ed i possibili effetti prodotti dall'assunzione di farmaci quali Viagra, Cialis o Levitra, qual'è la percentuale di successo e di durata di erezione del pene (ai fini di una buona penetrazione) tra l'uno e l'altro?
Se, personalmente parlando, non ho nessun problema all'assunzione di PGE1 tramite iniezioni di Caverjet, sulla base di quali fattori si può decidere che sia meglio passare all'assunzione di farmaci per via orale piuttosto che proseguire appunto tramite Caverjet stesso, visto e considerato che, da quanto ho letto, esistono pazienti che utilizzano tale procedura da oltre 20 anni con assoluta tranquillità e soddisfazione?
E, infine, l'assunzione di caffeina, in dosi variabili di 3 - 4 tazzine/die, può comportare irritazione alla mucosa della vescica e/o del canale uretrale?
In attesa di una Vostra ulteriore e gradita risposta, con l'occasione ringrazio anticipatamente e porgo distinti saluti.
[#4]
Gentile Signore,
partendo dal fondo ... la caffeina restringe le arterie (vasocostrittore) ed irrita la vescica, cose che a lei in questo momento certamente non tornano utili. Non le vogliamo negare il piacere di una tazzina di caffè, per il resto ... veda lei!
A parità di efficacia, si presuppone che assumere una compressa sia più semplice di iniettarsi un farmaco nel pene. Ovviamente nel suo caso, l'efficacia dei farmaci erettivi orali è tutta da dimostrare, questo immaginiamo verrà comunque testato in un prossimo futuro (considerando verosimile che ve sia la necessità). I farmaci erettivi orali, assunti con una frequenza ragionevole, non sono particolarmente impegnativi per il metabolismo del fegato. D'altronde, anche le punture dei corpi cavernosi a lungo termine possono talora portare a dei disturbi locali (fibrosi).
Infine riteniamo che una dose di prostaglandina in grado di causare un'erezione di due ore sia ancora eccessiva.
Queste sono comunque solo le nostre opinioni, ben lungi da considerarle di valore assoluto, pertanto lei fa benissimo a seguire le indicazioni dei nostri Colleghi che l'hanno in cura.
Saluti
partendo dal fondo ... la caffeina restringe le arterie (vasocostrittore) ed irrita la vescica, cose che a lei in questo momento certamente non tornano utili. Non le vogliamo negare il piacere di una tazzina di caffè, per il resto ... veda lei!
A parità di efficacia, si presuppone che assumere una compressa sia più semplice di iniettarsi un farmaco nel pene. Ovviamente nel suo caso, l'efficacia dei farmaci erettivi orali è tutta da dimostrare, questo immaginiamo verrà comunque testato in un prossimo futuro (considerando verosimile che ve sia la necessità). I farmaci erettivi orali, assunti con una frequenza ragionevole, non sono particolarmente impegnativi per il metabolismo del fegato. D'altronde, anche le punture dei corpi cavernosi a lungo termine possono talora portare a dei disturbi locali (fibrosi).
Infine riteniamo che una dose di prostaglandina in grado di causare un'erezione di due ore sia ancora eccessiva.
Queste sono comunque solo le nostre opinioni, ben lungi da considerarle di valore assoluto, pertanto lei fa benissimo a seguire le indicazioni dei nostri Colleghi che l'hanno in cura.
Saluti
[#5]
Utente
Gentile dottor Piana la ringrazio per la sua gentile e cortese risposta. In merito all'assunzione di caffeina prendo atto del suo consiglio anche in virtù del fatto che talvolta, anche se in casi molto minimi, in effetti ho accusato come dei piccoli fastidi in concomitanza della vescica successivamente ad aver bevuto qualche tazzina di caffé!
Una cosa che vorrei cortesemente sapere...anche se, probabilmente, la mia domanda potrà suonare alquanto stupida...è perché, dopo iniziezione di Aprostadil si accusa comunque del dolore al pene?
Del resto non è pur sempre del sangue che viene richiamato nei corpi cavernosi per produrre un'erezione peniena allo stesso modo come avveniva prima di subire l'intervento di prostatectomia? Non riesco a capire dove stia la differenza!
In fondo in fondo, il principio fisico/biologico sul quale esso si basa non è forse lo stesso? Perché dunque, allora, la comparsa di dolore anche se talvolta questo è comunque sopportabile?
Volendo riassumere in breve, che cosa si intende esattamente con il termine di "fibrosi dei corpi cavernosi"?
Quali sono i sintomi attraverso cui è ragionevolmente presumibile sospettare/capire l'eventuale insorgere della comparsa di tale fibrosi così da poterlo riferire al medico specialista presso cui si è in cura, e quali sono gli esami clinici da eseguire in tal caso?
Infine, pur conscio del fatto che non possibile fare una previsione uguale per tutti quanti, esiste comunque una buona probabilità di riuscire a tornare ad avere una buona risposta sessuale in maniera naturale?
Se sì, in quale percentuale e, mediamente, in quanto tempo?
In attesa di una sua gradita e cortese risposta, La ringrazio anticipatamente!
Una cosa che vorrei cortesemente sapere...anche se, probabilmente, la mia domanda potrà suonare alquanto stupida...è perché, dopo iniziezione di Aprostadil si accusa comunque del dolore al pene?
Del resto non è pur sempre del sangue che viene richiamato nei corpi cavernosi per produrre un'erezione peniena allo stesso modo come avveniva prima di subire l'intervento di prostatectomia? Non riesco a capire dove stia la differenza!
In fondo in fondo, il principio fisico/biologico sul quale esso si basa non è forse lo stesso? Perché dunque, allora, la comparsa di dolore anche se talvolta questo è comunque sopportabile?
Volendo riassumere in breve, che cosa si intende esattamente con il termine di "fibrosi dei corpi cavernosi"?
Quali sono i sintomi attraverso cui è ragionevolmente presumibile sospettare/capire l'eventuale insorgere della comparsa di tale fibrosi così da poterlo riferire al medico specialista presso cui si è in cura, e quali sono gli esami clinici da eseguire in tal caso?
Infine, pur conscio del fatto che non possibile fare una previsione uguale per tutti quanti, esiste comunque una buona probabilità di riuscire a tornare ad avere una buona risposta sessuale in maniera naturale?
Se sì, in quale percentuale e, mediamente, in quanto tempo?
In attesa di una sua gradita e cortese risposta, La ringrazio anticipatamente!
[#6]
caro lettore,
non può prendere di "sviscerare" tutti i sottili problemi connessi al deficit erettile del paziente prostatectomizzato via WEB senza un contatto diretto.
A mio parere usi la quantità di PGE1 che riesce a darle una erezione di durata ed intensità valida per i suoi rapporti sessuali. Provi, cambiando la dose 1-2 mcg la colta fino a trovare la quantità standard.
SI faccia seguire da uno specialista che possa rendersi conto della possibile evenienza di ispessimenti fibrotici dei corpi cavernosi e si faccia guidare direttamente da lui- la via telematica è troppo "sperzonalizzante"
cari saluti
non può prendere di "sviscerare" tutti i sottili problemi connessi al deficit erettile del paziente prostatectomizzato via WEB senza un contatto diretto.
A mio parere usi la quantità di PGE1 che riesce a darle una erezione di durata ed intensità valida per i suoi rapporti sessuali. Provi, cambiando la dose 1-2 mcg la colta fino a trovare la quantità standard.
SI faccia seguire da uno specialista che possa rendersi conto della possibile evenienza di ispessimenti fibrotici dei corpi cavernosi e si faccia guidare direttamente da lui- la via telematica è troppo "sperzonalizzante"
cari saluti
[#7]
Utente
Gentile Dr. Pozza la ringrazio per la sua cortese risposta! Indubbiamente quello che riguarda la prostatectomia radicale e tutti i suoi vari risvolti è un campo molto vasto per poter pensare di riuscire a sintetizzare attraverso quesiti del tipo "botta e risposta".
Sicuramente seguirò il suo consiglio, visto e considerato anche il fatto che la prossima visita urologica l'avrò il prossimo 15 aprile.
Per quanto concerne la dose di PGE1, in merito alla stessa andrò sicuramente a diminuire la dose, provandola a ridurre a 2 - 3 mcg...visto e considerato che l'ultima assunzione della stessa (5 mcg) mi ha prodotto un'erezione peniena che mi è durata ben 4 ore...pertanto veramente eccessiva!
Cordiali saluti!
Sicuramente seguirò il suo consiglio, visto e considerato anche il fatto che la prossima visita urologica l'avrò il prossimo 15 aprile.
Per quanto concerne la dose di PGE1, in merito alla stessa andrò sicuramente a diminuire la dose, provandola a ridurre a 2 - 3 mcg...visto e considerato che l'ultima assunzione della stessa (5 mcg) mi ha prodotto un'erezione peniena che mi è durata ben 4 ore...pertanto veramente eccessiva!
Cordiali saluti!
[#8]
Utente
Gentile Dr. Pozza, voglia scusarmi se ancora la disturbo ma desidererei cortesemente avere un suo parere in merito ad un fastidio che, in prevalenza, accuso di mattina presto. Fermo restando quanto già espresso dal suo collega Dr. Piana secondo il quale la mia percezione di quasi mancanza di sensazione del passaggio dell'urina lungo il dotto uretrale è da imputare al tipo di intervento di prostatectomia che ho subito, da qualche tempo a questa parte, in prevalenza appunto verso il mattino, allorché mi reco in bagno per urinare, accuso come un leggero senso di fastidio in concomitanza della zona vescicale. Ciò non succede sempre ma, negli ultimi tempi, la frequenza di comparsa di questa fastidiosa noia sembra andare accentuandosi. Inoltre, ho notato, che il getto minzionale di urina non è di quelli sostenuti ma un pò debole. C'è da dire, in realtà, che è vero anche che non bevo molto (...non sono tra quelli, infatti, che riescono a bere sino a 2 lt. di acqua al giorno ).
L'esame di uroflussometria, eseguito in data 24/01/2014 ha dato, come esito, il responso seguente: "Il tracciato è patologico per valori di flusso massimo, medio e tempo minzionale; discreto appiattimento della curva di flusso; il residuo è calcolabile in 10 ml. Conclusione: verosimile moderata sclerosi anastomosi u-v.".
Ora, sulla base del responso sopra indicato, è ragionevole pensare che il senso di fastidio che talvolta accuso all'altezza della vescica possa essere correlato alla presenza di un ristagno interno dell'urina e, quindi, a un non completo svuotamento della vescica, oppure anch'esso possa essere imputabile ad una conseguenza dell'intervento stesso ( visto e considerato ancora la presenza della cicatrice )?
Se, quando ancora avevo la ghiandola prostatica,tale residuo di urina poteva essere correlato ad una verosimile presenza di strozzatura cervico-prostatica del canale uretrale tale da consentire quindi un corretto e completo deflusso dell'urina durante la minzione, ora che invece la prostata è stata tolta da cosa potrebbe dipendere la presenza di un residuo di urina nella vescica?
Premetto che, per fortuna, non sono soggetto ad incontinenza urinaria malgrado l'intervento subito.
Ciò che, quindi, mi lascia alquanto scettico e un pò mi preoccupa è, per l'appunto, la presenza di questo leggero fastidio in zona vescicale, nonché un getto urinario sostanzialmente debole e, se tanto mi dà tanto, considerando che oggi ho 52 anni quale/i prospettiva/e dovrei allora pensare in età più avanzata?
In attesa di una sua gentile e cortese risposta che possa aiutarmi a meglio comprendere quanto sopra e, possibilmente, avere da Lei un suggerimento in merito, La ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti.
L'esame di uroflussometria, eseguito in data 24/01/2014 ha dato, come esito, il responso seguente: "Il tracciato è patologico per valori di flusso massimo, medio e tempo minzionale; discreto appiattimento della curva di flusso; il residuo è calcolabile in 10 ml. Conclusione: verosimile moderata sclerosi anastomosi u-v.".
Ora, sulla base del responso sopra indicato, è ragionevole pensare che il senso di fastidio che talvolta accuso all'altezza della vescica possa essere correlato alla presenza di un ristagno interno dell'urina e, quindi, a un non completo svuotamento della vescica, oppure anch'esso possa essere imputabile ad una conseguenza dell'intervento stesso ( visto e considerato ancora la presenza della cicatrice )?
Se, quando ancora avevo la ghiandola prostatica,tale residuo di urina poteva essere correlato ad una verosimile presenza di strozzatura cervico-prostatica del canale uretrale tale da consentire quindi un corretto e completo deflusso dell'urina durante la minzione, ora che invece la prostata è stata tolta da cosa potrebbe dipendere la presenza di un residuo di urina nella vescica?
Premetto che, per fortuna, non sono soggetto ad incontinenza urinaria malgrado l'intervento subito.
Ciò che, quindi, mi lascia alquanto scettico e un pò mi preoccupa è, per l'appunto, la presenza di questo leggero fastidio in zona vescicale, nonché un getto urinario sostanzialmente debole e, se tanto mi dà tanto, considerando che oggi ho 52 anni quale/i prospettiva/e dovrei allora pensare in età più avanzata?
In attesa di una sua gentile e cortese risposta che possa aiutarmi a meglio comprendere quanto sopra e, possibilmente, avere da Lei un suggerimento in merito, La ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti.
[#9]
Gentile Signore,
l'ipotesi di diagnosi è posta nel referto della flussometria. La stabilizzazione dell'anastomosi tra uretra e vescica in sede di intervento può portare ad un certo restringimento e rigidità. Questo avviene abbastanza sovente, infatti molti operati presentano una flussometria lievemente ridotta, ma il più delle volte la situazione è compensata, non vi sono fastidi, e - soprattutto - la vescica si svuota completamente. Questo accade anche nel suo caso (residuo 10 ml, pertanto insignificante), però lei ci riferisce dei fastidi appunto legati al flusso. Pertanto, le consigliamo di parlarne con i nostri Colleghi che l'hanno in cura, poiché si prendano gli eventuali provvedimenti del caso.
Saluti
l'ipotesi di diagnosi è posta nel referto della flussometria. La stabilizzazione dell'anastomosi tra uretra e vescica in sede di intervento può portare ad un certo restringimento e rigidità. Questo avviene abbastanza sovente, infatti molti operati presentano una flussometria lievemente ridotta, ma il più delle volte la situazione è compensata, non vi sono fastidi, e - soprattutto - la vescica si svuota completamente. Questo accade anche nel suo caso (residuo 10 ml, pertanto insignificante), però lei ci riferisce dei fastidi appunto legati al flusso. Pertanto, le consigliamo di parlarne con i nostri Colleghi che l'hanno in cura, poiché si prendano gli eventuali provvedimenti del caso.
Saluti
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Utente
Gentile Dr. Piana la ringrazio per la sua cortese e sollecita risposta! Ciò che mi riferisce...sarò sincero...mi rinfranca: almeno adesso ho un elemento in più che mi aiuta a capire la causa di tale flussometria luevemente ridotta.
Per quanto concerne il lieve fastidio che, talvolta, accuso in concomitanza appunto della zona vescicale, fermo restando ovviamente il suo gentile consiglio, sarà appunto mia cura parlarne con il medico urologo che mi ha in cura alla visita che avrò a breve!
Cordiali saluti.
Per quanto concerne il lieve fastidio che, talvolta, accuso in concomitanza appunto della zona vescicale, fermo restando ovviamente il suo gentile consiglio, sarà appunto mia cura parlarne con il medico urologo che mi ha in cura alla visita che avrò a breve!
Cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 12.7k visite dal 02/03/2014.
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