- è possibile che
Gentili Dottori,
da alcune settimane si è risvegliata una fastidiosa sindrome che ciclicamente mi affligge: gonfiore addominale, senso di peso sovrapubico, minzione sforzata, bruciore uretrale, senso di ingombro rettale, urgenza minzionale, dolore-bruciore al collo vescicale.
Non mi alzo di notte per urinare.
Negli ultimi anni ho effettuato eco alla vescica, alla prostata (transrettale), ai testicoli, ai reni : nulla di rilevante, prostata di dimensioni regolari (17-18 cc), residuo di urina fisiologico post-minzione.
Ho effettuato numerosi esami delle urine ed urinocolture, colture del liquido seminale e tampone uretrale in PCR per clamidya: nella norma e senza significativi germi isolati.
Valutazione microscopica del secreto prostatico dopo massaggio: assenza di leucociti.
Non ho mai fatto, perciò, cicli di antibiotico.
PSA sempre nella norma.
L'urologo che mi segue, professionista che stimo, ha formulato diagnosi di CPPS.
Recentemente, intorno al 2 agosto, i sintomi si sono ripresentati con particolare intensità, simili a quelli di una cistite, quindi accompagnati anche da bruciori minzionali e dolori nella parte addominale anteriore.
Il medico curante (l'urologo gode le sue meritate ferie), nonostante la urinocultura negativa, mi ha prescritto ciproxin 500 1 cps. la sera.
Dopo 6 giorni di terapia ho notato un netto miglioramento dei sintomi: il dolore ed il peso pelvico quasi scomparsi, e così il bruciore uretrale ed il senso di ingombro rettale; anche la minzione sembra migliorata.
Il medico mi ha quindi prescritto di continuare l'antibiotico per altri 6 giorni.
Ciò posto, Vi sarei grato se poteste chiarirmi i seguenti dubbi:
- è possibile che, nonostante la ricerche batteriche negative, vista la positiva reazione all'antibiotico, il mio problema sia quello di una prostatite batterica mai eficacemente curata?
- il miglioramento sintomatologico dopo l'antibiotico depone per una simile valutazione?
- quali rischi sono realmente riconducibili al prolungamento di una terapia antibiotica come qualla che sto conducendo?
Ovviamente, ogni altra Vostra considerazione è più che preziosa.
Vi ringrazio.
da alcune settimane si è risvegliata una fastidiosa sindrome che ciclicamente mi affligge: gonfiore addominale, senso di peso sovrapubico, minzione sforzata, bruciore uretrale, senso di ingombro rettale, urgenza minzionale, dolore-bruciore al collo vescicale.
Non mi alzo di notte per urinare.
Negli ultimi anni ho effettuato eco alla vescica, alla prostata (transrettale), ai testicoli, ai reni : nulla di rilevante, prostata di dimensioni regolari (17-18 cc), residuo di urina fisiologico post-minzione.
Ho effettuato numerosi esami delle urine ed urinocolture, colture del liquido seminale e tampone uretrale in PCR per clamidya: nella norma e senza significativi germi isolati.
Valutazione microscopica del secreto prostatico dopo massaggio: assenza di leucociti.
Non ho mai fatto, perciò, cicli di antibiotico.
PSA sempre nella norma.
L'urologo che mi segue, professionista che stimo, ha formulato diagnosi di CPPS.
Recentemente, intorno al 2 agosto, i sintomi si sono ripresentati con particolare intensità, simili a quelli di una cistite, quindi accompagnati anche da bruciori minzionali e dolori nella parte addominale anteriore.
Il medico curante (l'urologo gode le sue meritate ferie), nonostante la urinocultura negativa, mi ha prescritto ciproxin 500 1 cps. la sera.
Dopo 6 giorni di terapia ho notato un netto miglioramento dei sintomi: il dolore ed il peso pelvico quasi scomparsi, e così il bruciore uretrale ed il senso di ingombro rettale; anche la minzione sembra migliorata.
Il medico mi ha quindi prescritto di continuare l'antibiotico per altri 6 giorni.
Ciò posto, Vi sarei grato se poteste chiarirmi i seguenti dubbi:
- è possibile che, nonostante la ricerche batteriche negative, vista la positiva reazione all'antibiotico, il mio problema sia quello di una prostatite batterica mai eficacemente curata?
- il miglioramento sintomatologico dopo l'antibiotico depone per una simile valutazione?
- quali rischi sono realmente riconducibili al prolungamento di una terapia antibiotica come qualla che sto conducendo?
Ovviamente, ogni altra Vostra considerazione è più che preziosa.
Vi ringrazio.
[#1]
Gentile Signore,
non ci è chiaro se l'urocoltura (negativa) sia stata ripetuta anche in occasione del recente episodio. In linea di massima noi non siamo favorevoli alla somministrazione empirica di antibiotici, quantomeno in assenza di febbre. D'altro canto non possiamo sapere quale sarebbe stata nel suo caso l'evoluzione spontanea, anche senza antibiotico. Pertanto, non è possibile dare una risposta certa alle sue domande, ci accontenteremmo pertanto che i sintomi fastidiosi siano molto migliorati, il che non è poco! Altrettanto, non vi sono motivi precisi per proseguire o meno la terapia, se lei lo sta comunque facendo, le raccomandiamo di assumere fermenti lattici e probiotici per limitare i danni alla flora batterica intestinale.
Saluti
non ci è chiaro se l'urocoltura (negativa) sia stata ripetuta anche in occasione del recente episodio. In linea di massima noi non siamo favorevoli alla somministrazione empirica di antibiotici, quantomeno in assenza di febbre. D'altro canto non possiamo sapere quale sarebbe stata nel suo caso l'evoluzione spontanea, anche senza antibiotico. Pertanto, non è possibile dare una risposta certa alle sue domande, ci accontenteremmo pertanto che i sintomi fastidiosi siano molto migliorati, il che non è poco! Altrettanto, non vi sono motivi precisi per proseguire o meno la terapia, se lei lo sta comunque facendo, le raccomandiamo di assumere fermenti lattici e probiotici per limitare i danni alla flora batterica intestinale.
Saluti
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
[#2]
Utente
Gentile Dottore, La ringrazio per la risposta.
L'urocoltura e la coltura del liquido seminale erano negative (prelievo effettuato il 27/07). Circa una settimanta dopo, i sintomi (già descritti) che mi avevano portato ad effettuare gli esami colturali, si sono acuiti, ma senza febbre.
Sulla scorta di questa mera sintomatologia, il medico di famiglia (non l'urologo) mi ha prescritto l'antibiotico per sei giorni, e dopo l'oggettivo miglioramento, mi ha indicato la prosecuzione per altri sei giorni.
Anche a mio umile parere la logica vuole che in difetto di presenza batterica obiettiva l'antibiotico sia inutile. So che la terapia prescritta non è particolarmente pesante, e sto costantemente associando fermenti lattici, ma comunque la sto facendo senza convinzione, perchè "me lo ha detto il medico" (tra l'altro, non senza effetti collaterali addominali, sebbene sopportabili).
So anche che la terapia della prostatite prevede tempi più lunghi, ma ha senso prendere un antibiotico per 15 giorni con gli esami negativi (ciò che l'urologo non ha mai voluto fare)?
Inoltre, i sintomi non sono scomparsi del tutto, ma solo regrediti.
D'altro canto non vorrei perdere i benefici di una terapia già avviata, interrompendo anzitempo l'antibiotico, ove batteri in prostata vi fossero realmente.
Cosa faccio: uso la logica o seguo la prescrizione del medico di famiglia?
Interrompo e risento l'urologo dopo ferragosto?
Mi può aiutare con un consiglio ?
Grazie.
L'urocoltura e la coltura del liquido seminale erano negative (prelievo effettuato il 27/07). Circa una settimanta dopo, i sintomi (già descritti) che mi avevano portato ad effettuare gli esami colturali, si sono acuiti, ma senza febbre.
Sulla scorta di questa mera sintomatologia, il medico di famiglia (non l'urologo) mi ha prescritto l'antibiotico per sei giorni, e dopo l'oggettivo miglioramento, mi ha indicato la prosecuzione per altri sei giorni.
Anche a mio umile parere la logica vuole che in difetto di presenza batterica obiettiva l'antibiotico sia inutile. So che la terapia prescritta non è particolarmente pesante, e sto costantemente associando fermenti lattici, ma comunque la sto facendo senza convinzione, perchè "me lo ha detto il medico" (tra l'altro, non senza effetti collaterali addominali, sebbene sopportabili).
So anche che la terapia della prostatite prevede tempi più lunghi, ma ha senso prendere un antibiotico per 15 giorni con gli esami negativi (ciò che l'urologo non ha mai voluto fare)?
Inoltre, i sintomi non sono scomparsi del tutto, ma solo regrediti.
D'altro canto non vorrei perdere i benefici di una terapia già avviata, interrompendo anzitempo l'antibiotico, ove batteri in prostata vi fossero realmente.
Cosa faccio: uso la logica o seguo la prescrizione del medico di famiglia?
Interrompo e risento l'urologo dopo ferragosto?
Mi può aiutare con un consiglio ?
Grazie.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.6k visite dal 12/08/2013.
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