Infezione urinaria da pseudomonas
Buonasera, mia nonna allettata cronica (a seguito di ictus) e portatrice di catatere vescicale alle ultime analisi delle urine presenta una infezione da Pseudomonas Aeruginosa carica 800.000. Volevo gentilmente sapere, poichè l'antibiogramma ci offre numerose possibilità di impiego, qual'è l'antibiotico più efficace a contrastare questo tipo di infezione, fermo restando che data la situazione con un soggetto allettato e con catetere, è difficile evitare recidive
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Gentile utente, la scelta di "come" e "se" trattare tale infezione deve essere presa dal curante.
I pazienti allettati con catetere vescicale a dimora sviluppano sempre una infezione delle vie urinarie che è per definizione inestirpabile. Per ridurre la necessità di trattamenti antibiotici si cerca di diluire la carica batterica idratando i pazienti il più possibile (cosa non sempre facile nei pz anziani), mantenendo il catetere sempre aperto e collegato ad una sacca di raccolta, effettuando una accurata igiene dei genitali.
Nonostante questi accorgimenti le infezioni urinarie diventano talvolta clinicamente evidenti, manifestandosi con cattivo odore dell'urina oppure urine torbide o febbre: in questi casi (e sarebbe meglio solo in questi casi..) l'infezione và trattata, sulla falsa riga dell'antibiogramma e delle caratteristiche farmacologiche dell'antibiotico.
Aggiungo che pseudomonas è un patogeno che nelle infezioni croniche risulta spesso resistente a tutti gli antibiotici, pertanto la cura và fatta solo se realmente utile, onde ridurre la possibilità che compaiano ceppi batterici antibiotico-resistenti. Cordiali saluti
I pazienti allettati con catetere vescicale a dimora sviluppano sempre una infezione delle vie urinarie che è per definizione inestirpabile. Per ridurre la necessità di trattamenti antibiotici si cerca di diluire la carica batterica idratando i pazienti il più possibile (cosa non sempre facile nei pz anziani), mantenendo il catetere sempre aperto e collegato ad una sacca di raccolta, effettuando una accurata igiene dei genitali.
Nonostante questi accorgimenti le infezioni urinarie diventano talvolta clinicamente evidenti, manifestandosi con cattivo odore dell'urina oppure urine torbide o febbre: in questi casi (e sarebbe meglio solo in questi casi..) l'infezione và trattata, sulla falsa riga dell'antibiogramma e delle caratteristiche farmacologiche dell'antibiotico.
Aggiungo che pseudomonas è un patogeno che nelle infezioni croniche risulta spesso resistente a tutti gli antibiotici, pertanto la cura và fatta solo se realmente utile, onde ridurre la possibilità che compaiano ceppi batterici antibiotico-resistenti. Cordiali saluti
Dr. Enrico Conti
Specialista in Urologia e Andrologia
Primario Urologo ASL 5 Spezzino
[#2]
Gentile Signora,
quando vi è un catetere a permanenza, le urine non possono essere sterili per definizione, tanto che l'esecuzione dell'urocoltura dovrebbe essere limitata solo ai casi di complicazioni, in particolare la febbre elevata. Qusti ultimi sono anche i casi in cui è ragionevole somminisrare antibiotici, in tutte e altre situazioni è di fatto inutile, poiché - posto si riesca a sterilizzare le urine - entro pochissimo tempo sarebbero nuovamente da batteri di altro tipo. Non si può certo proseguire la terapia ad oltranza, anche perché così facendo si selezionerebbero progressivamente germi sempre più resistenti. Pertanto, l'unica cosa utile da fare nei cateterizzati a permanenza, come abbiamo detto in assenza di febbre, è mantenere un elevato volume di urine, invitando il paziente a bere il più possibile (senz'altro difficile negli anziani) e mantenere una funzione intestinale la più regolare possibile. Taluni nostri Colleghi si limitano a far assumere antibiotici nei giorni a cavallo della sostituzione, ma si tratta di una pratica empirica, di cui è difficile dimostare la reale utilità.
Saluti
quando vi è un catetere a permanenza, le urine non possono essere sterili per definizione, tanto che l'esecuzione dell'urocoltura dovrebbe essere limitata solo ai casi di complicazioni, in particolare la febbre elevata. Qusti ultimi sono anche i casi in cui è ragionevole somminisrare antibiotici, in tutte e altre situazioni è di fatto inutile, poiché - posto si riesca a sterilizzare le urine - entro pochissimo tempo sarebbero nuovamente da batteri di altro tipo. Non si può certo proseguire la terapia ad oltranza, anche perché così facendo si selezionerebbero progressivamente germi sempre più resistenti. Pertanto, l'unica cosa utile da fare nei cateterizzati a permanenza, come abbiamo detto in assenza di febbre, è mantenere un elevato volume di urine, invitando il paziente a bere il più possibile (senz'altro difficile negli anziani) e mantenere una funzione intestinale la più regolare possibile. Taluni nostri Colleghi si limitano a far assumere antibiotici nei giorni a cavallo della sostituzione, ma si tratta di una pratica empirica, di cui è difficile dimostare la reale utilità.
Saluti
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
[#3]
Utente
Dottore la ringrazio per la risposta. Mi sembra di capire che qualora l'infezione urinaria sia asintomatica (non porti febbre o sintomi evidenti) è inopportuno insistere con terapie antibiotiche anche perchè essendo una situazione cronica dovremmo stare continuamente a somministrare antibiotici. E' il giusto modus operandi? Siccome in passato abbiamo usato il Ciproxin, può andar bene per lo Pseudonomas?
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 26.1k visite dal 03/05/2013.
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