Uso di psicofarmaci per il dolore pelvico cronico

Buongiorno Dottori, da ormai tre anni sono affetto da quella che è stata ribattezzata "sindrome del dolore pelvico cronico (CPPS)". La diagnosi definitiva mi è stata posta da un noto neuro-urologo romano. I sintomi sono proprio quelli previsti dalla sindrome: tensione/peso rettale, sensazione di leggera ostruzione al flusso urinario, difficoltà a stare seduto, aumento dei fastidi dopo un eiaculazione, spasmi uretrali post-minzionali. Dopo aver giorvagato svariati specialisti alla ricerca di una valida terapia (tutte faliite miseramente) ho condotto delle ricerche personali più approfondite ed ho ha preso che in circa il 90% dei casi la sintomatologia è sostenuta dall'innescascarsi di uno spasmo cronico della muscolatura perineale con conseguente infiammazione dell'innervazione distrettuale (pudendi). Ciò è quanto affermano noti specialisti in materia (sia italiani che internazionali). La cosa triste è che non si è riusciti a circoscrivere l'eziopatogenesi della malattia, per tanto l'approccio terapeutico è finalizzato al solo contenimento dei sintomi. Nello specifico la terapia di elezione si fonda sull'uso di farmaci miorilassanti, notoriamente rappresentati da benzodiazepine, taluni antidepressivi, anti epilettici e decontratturanti semplici (tipo lyseen, muscoril, ecc.).
In virtù di questa presa di coscienza mi sono rivolto, dopo aver ricevuto la diaagnosi del professore di Roma, ad un medico psichiatra, che forse più di ogni altro ha padronanza nell'impiego e nel dosaggio di psicofarmaci.
Ho da poco intrapreso una terapia con Rivotril gocce (5 gocce mattino - pomeriggio - sera) e Zoloft 50mg (1/2 cp per 10gg e poi una cp intera a seguire da modulare in base alla risposta). Lo psichiatra crede molto alla tesi che alla base del problema possa sussistere un disturbo somatoforme. E' anche vero che se fossi andato da un ortopedico avrebbe potuto supporre che poteva dipendere da un disturbo muscolo-scheletrico...(un pò di ironia). La verità è che esiste una componente psichica importante che non fa reagire tutti allo stesso modo e non fa percepire i sintomi a tutti in eguale misura.
C'é da dire che già dopo alcuni giorni di terapia ho notato una remissione della maggiore parte dei sintomi, anche del 60-70%. Questo qualcosa vorrà dire.
Detto ciò, ho da porvi due domande:
-l'utilizzo di farmaci come rivotril e Zoloft può comportare ulteriori danni o problemi all'apparato uro-genitale. Lo chiedo in quanto noto che con l'assunzione dei farmaci lo stimolo urinario è più debole del solito ed anche la stessa forza del flusso è un pò minore. E' come se quella zona fosse rilassata e ricevesse meno stimoli dai recettori che inducono la minzione. Questa cosa può creare problemi?
-sarebbe opportuno associare una terapia manuale dei trigger point (punti di contrattura) presenti nel pavimento pelvico, e rilevabili alla digitopressione endorettale. La mia partner sarebbe disposta ad eseguirmi dei massaggi della muscolatura endorettale. Posso farli fare o è peric
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Dr. Paolo Piana Urologo 42.6k 1.9k
Gentile Signore,
in effetti dopo decenni passati a trattare la prostatite cronica nei modi più disparati e fantasiosi, con risultati generalmente più che discutibili, la comunità urologica si sta gradualmente indirizzando verso questo approccio "funzionale", forse più difficile da caratterizzare, ma certamente foriero di soddisfazioni ben maggiori. Ci fa molto piacere che il nostro Collega che la segue abbia delegato ad un altro specialista più competente il calibraggio della terapia psico-farmacologica. L'apertura ad un approccio maggiormente collegiale e multidisciplinare al malato è veramente molto ardua da ottenere e si deve scontrare con la tradizione di una cultura medica perlopiù basata sulla auto-referenzialità.
Per tornare alla sua situazione, l'effetto comune a molti psicofarmaci è quello cosiddetto "parasimpatico-litico" per il quale vi è la riduzione della capacità contrattile della vescica. Questo effetto, entro certi limiti, è senz'altro tollerabile a fronte degli innegabili vantaggi della terapia sulla sintomatologia locale. Per quanto riguarda l'approccio fisioterapico, senz'altro una volta individuati i punti e le modalità di stimolazione non vi possono essere controindicazioni alla gestione in autonomia di queste pratiche.
Ci faccia eventualmente sapere l'evoluzione futura, se lo desidera.

Saluti

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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Utente
Utente
Dottore, grazie per la soddisfacente risposta. In effetti anche con altri antidepressivi,testati in precedenza,ho manifestato effetti colinergici come maggiore ritenzione e stipsi. L'effetto "litico-parasimpatico,che nel mio caso riduce in modo palese gli stimoli fisiologici della minzione e della defecazione, puó essere causa di danni funzionali o organici al momento irriversibili (es. Sclerosi del collo, stipsi cronica, ecc). Da quanto ho capito anche lei sposa la teoria delluso di psicofarmaci nelle sindromi dolorose pelviche a eziologia ignota? Infine le chiedo se il maggiore sforzo x mingere, a causa del minore stimolo, puó causare danni come vescica da sforzo, stenosi o altro? Perdoni le mie paure ma dopo tre anni di calvario sono giustificate. Grazie
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Dr. Paolo Piana Urologo 42.6k 1.9k
Gentile Signore,
come abbiamo cercato di spiegarle, è ovviamente indispensabile fare un bilancio tra i pro- ed i contro di questo approccio terapeutico, ovvero tra uil miglioramento nei sintomi della prostatite e l'eventuale insorgenza di disturbi da ritenzione. In linea di massima è difficile che questi assumano una rilevanza significativa, inoltre la terapia non può essere causa delle alterazioni che lei ipotizza. Diremmo sia per ora sufficiente controllare per qualche tempo il residuo al termine della minzione mediante ecografia e decidere come comportarsi. Immaginiamo che questo le sia già stato comunque consigliato dal nostro Collega che la sta seguendo.

Saluti
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Utente
Utente
Dottore, perdoni il mio atteggiamento ipocondriaco ma il mio ex urologo che mi seguiva, ma che non é riuscito a farmi avere giovamenti, mi ha sempre dissuaso dall'uso di psicofarmaci spiegandomi che possono determinare una alterazione "in certi casi irreversibile" della funzionalitá del muscolo detrusore vescicale e dei recettori deputati allo stimolo erettile ed eiaculatori. So che giá si é espresso in merito, ma vorrei capire se reputa tale opinione valida o troppo catastrofista? Nel frattempo le confermo che i sintomi dolorosi si sono fortemente ridotti. Tuttavia manifesto scarso stimolo urinario e calo della libido. Grazie.
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Dr. Paolo Piana Urologo 42.6k 1.9k
Gentile Signore,
non possiamo che ribadire tutto quanto le abbiamo già detto. In questa fase lei non è abbandonato al suo destino, ma deve mantenere un contatto continuo sia con l'urologo che con lo psichiatra. Non è detto che il primo dosaggio o cocktail di farmaci sia quello ottimale. Tenga conto che le possibilità e combinazioni sono abbastanza numerose.

Saluti