Iperplasia prostatica
Buonasera.
Ho 67 anni, soffro di un'iperplasia prostatica benigna diagnosticata un anno fa, nel febbraio 2012.
Dopo una visita urologica, ho eseguito tutte le analisi prescritte dal medico (ecografia, analisi del sangue e delle urine). La diagnosi è stata iperplasia prostatica benigna. La terapia indicata consisteva nei farmaci: Omnic (0,4 mg) una capsula al mattino, e Avodart (0,5 mg), una pastiglia alla sera. Farmaci che mi sono stati indicati come soluzione "a tempo indeterminato", alternativi all'intervento.
Con successiva visita a distanza di un anno.
Il beneficio è stato immediato: sparirono risvegli notturni e dolori addominali. Dal momento non ho avuto più problemi nell'urinare.
Assieme ho avuto da subito, però, dopo circa 15 giorni, palpitazioni e nausea.
Col tempo si sono aggiunti altri sintomi: astenia, depressione, vertigini, debolezza, senso di stordimento, ipotensione posturale. Leggendo il bugiardino ho subito notato che si trattava di effetti indesiderati legati alle medicine, ma ho preferito continuare ad assumere i farmaci ignorando gli effetti indesiderati dato il miglioramento nella minzione.
Dopo quasi un anno, a gennaio, ho contattato l'urologo per metterlo al corrente della situazione insostenibile, il quale mi ha consigliato di prendere un farmaco per volta, alla sera, per verificarne gli effetti collaterali e individuare a quale farmaco fossero legati. Ho cominciato così a prendere Omnic alla sera.
I primi giorni il problema sembrava passato, ma dopo qualche giorno nuovamente depressione, palpitazioni, astenia e per di più stavano ritornando i sintomi di cattiva minzione (risvegli notturni).
Motivo che mi ha portato a riassumere nuovamente anche l' Avodart, ma al mattino.
Adesso urino abbastanza bene; la minzione è migliorata, ma gli effetti indesiderati persistono e non sono più tollerabili.
Motivo che mi ha spinto a valutare l'ipotesi dell'intervento chirurgico per risolvere il problema.
Mi rivolgo qui per chiedere cortese consiglio. Vorrei sapere:
- all'età di 67 anni l'intervento è consigliato o possono esserci complicazioni?
- come devo portare avanti la cura farmacologica? è preferibile un'interruzione?
Nell'attesa della vostra risposta ringrazio per la cortese attenzione.
Ho 67 anni, soffro di un'iperplasia prostatica benigna diagnosticata un anno fa, nel febbraio 2012.
Dopo una visita urologica, ho eseguito tutte le analisi prescritte dal medico (ecografia, analisi del sangue e delle urine). La diagnosi è stata iperplasia prostatica benigna. La terapia indicata consisteva nei farmaci: Omnic (0,4 mg) una capsula al mattino, e Avodart (0,5 mg), una pastiglia alla sera. Farmaci che mi sono stati indicati come soluzione "a tempo indeterminato", alternativi all'intervento.
Con successiva visita a distanza di un anno.
Il beneficio è stato immediato: sparirono risvegli notturni e dolori addominali. Dal momento non ho avuto più problemi nell'urinare.
Assieme ho avuto da subito, però, dopo circa 15 giorni, palpitazioni e nausea.
Col tempo si sono aggiunti altri sintomi: astenia, depressione, vertigini, debolezza, senso di stordimento, ipotensione posturale. Leggendo il bugiardino ho subito notato che si trattava di effetti indesiderati legati alle medicine, ma ho preferito continuare ad assumere i farmaci ignorando gli effetti indesiderati dato il miglioramento nella minzione.
Dopo quasi un anno, a gennaio, ho contattato l'urologo per metterlo al corrente della situazione insostenibile, il quale mi ha consigliato di prendere un farmaco per volta, alla sera, per verificarne gli effetti collaterali e individuare a quale farmaco fossero legati. Ho cominciato così a prendere Omnic alla sera.
I primi giorni il problema sembrava passato, ma dopo qualche giorno nuovamente depressione, palpitazioni, astenia e per di più stavano ritornando i sintomi di cattiva minzione (risvegli notturni).
Motivo che mi ha portato a riassumere nuovamente anche l' Avodart, ma al mattino.
Adesso urino abbastanza bene; la minzione è migliorata, ma gli effetti indesiderati persistono e non sono più tollerabili.
Motivo che mi ha spinto a valutare l'ipotesi dell'intervento chirurgico per risolvere il problema.
Mi rivolgo qui per chiedere cortese consiglio. Vorrei sapere:
- all'età di 67 anni l'intervento è consigliato o possono esserci complicazioni?
- come devo portare avanti la cura farmacologica? è preferibile un'interruzione?
Nell'attesa della vostra risposta ringrazio per la cortese attenzione.
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Gentile Signore,
è evidente che se la terapia medica, peraltro molto efficace, è causa di effetti collaterali che incidono significativamente sulla qualità di vita, è necessario pensare ad una soluzione più diretta del problema. Buona parte dei pazienti sottoposti ad interventi disostruttivi è tra i 60 ed i 70 anni. Oggigiorno l'intervento chirurgico (adenomectomia), così comune in passato, si riserva solo a situazioni di ingrossamenti veramente molto importanti od alla eventuale presenza di complicazioni come voluliminosi calcoli vescicali. La maggioranza dei casi viene trattata quindi con interventi endoscopici che, nella loro versione più aggiornata, prevede l'utilizzo del laser. Questo semplifica molto le cose, permettendo un rischio di sanguinamento veramente modesto, una degenza brevissima (nell'ordine del day hospital o poco più) e la necessità di mantenere il catetere vescicale per brevissimo tempo, in media 24 ore. Si rivolga al nostro Collega che la sta seguendo per prendere una decisione di comune accordo. Nel frattempo, per quanto riguarda la terapia, dipende essenzialmente da lei la preferenza tra sopportare i disturbi nell'urinare, ovvero gli effetti collaterali della tamsulosina (Omnic). Potrebbe comunque essere opportuno a questo punto proseguire con la dutasteride (Avodart) fino all'intervento.
Saluti
è evidente che se la terapia medica, peraltro molto efficace, è causa di effetti collaterali che incidono significativamente sulla qualità di vita, è necessario pensare ad una soluzione più diretta del problema. Buona parte dei pazienti sottoposti ad interventi disostruttivi è tra i 60 ed i 70 anni. Oggigiorno l'intervento chirurgico (adenomectomia), così comune in passato, si riserva solo a situazioni di ingrossamenti veramente molto importanti od alla eventuale presenza di complicazioni come voluliminosi calcoli vescicali. La maggioranza dei casi viene trattata quindi con interventi endoscopici che, nella loro versione più aggiornata, prevede l'utilizzo del laser. Questo semplifica molto le cose, permettendo un rischio di sanguinamento veramente modesto, una degenza brevissima (nell'ordine del day hospital o poco più) e la necessità di mantenere il catetere vescicale per brevissimo tempo, in media 24 ore. Si rivolga al nostro Collega che la sta seguendo per prendere una decisione di comune accordo. Nel frattempo, per quanto riguarda la terapia, dipende essenzialmente da lei la preferenza tra sopportare i disturbi nell'urinare, ovvero gli effetti collaterali della tamsulosina (Omnic). Potrebbe comunque essere opportuno a questo punto proseguire con la dutasteride (Avodart) fino all'intervento.
Saluti
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
[#2]
Utente
Gentilissimo Dott. Piana, la ringrazio per l'attenzione e per la completezza delle informazioni. E' stato chiarissimo. Penso che la soluzione migliore sia proprio l'intervento come lei suggerisce. Vorrei domandarle un ultima cosa: prendendo Avodart fino all'intervento, qual'è il momento migliore per l'assunzione? Ora lo sto prendendo alla sera.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 3.2k visite dal 01/02/2013.
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