Adenocarcinoma alla prostata
Gentili dottori,sono molto preoccupata e confusa.vorrei sottoporre alla vostra attenzione il problema di mio padre.Ha 63 anni,a novembre gli è stato diagnosticato un carcin oma in seguito alla biopsia,che ha riportato il seguente referto:
PSA 12,49 NG/ML
DIAGNOSI
ADENOCARCINOMA DI GRADO 6(3+3)SEC. GLEASON CAMPIONE
LUNGHEZZA TOTALE PRELIEVI: 98 MM
QUOTA TUMORALE: 15%(14,7)
SNOMED: T-9200 M-81403 G-F006
TC E SCINTIGRAFIA OSSEA NEGATIVA
Gli hanno consigliato un intervento di prostatectomia radicale,ma,durante l operazione,gli hanno eseguito una cistoscopia e hanno notato che c era un polipetto nel diverticolo vescicale.è stato prelevato e fatto analizzare,l esito della biopsia è carcinoma transizionale di alto grado in diverticolo vescicale.L urologo gli ha consigliato l esportazione della vescica e della prostata.
Vorrei avere un ulteriore parere. Come vi sembra il quadro clinico di mio padre? la vescica si può ricostruire tra qualche anno?
Vi ringrazio in anticipo per la risposta. CORDIALI SALUTI.
PSA 12,49 NG/ML
DIAGNOSI
ADENOCARCINOMA DI GRADO 6(3+3)SEC. GLEASON CAMPIONE
LUNGHEZZA TOTALE PRELIEVI: 98 MM
QUOTA TUMORALE: 15%(14,7)
SNOMED: T-9200 M-81403 G-F006
TC E SCINTIGRAFIA OSSEA NEGATIVA
Gli hanno consigliato un intervento di prostatectomia radicale,ma,durante l operazione,gli hanno eseguito una cistoscopia e hanno notato che c era un polipetto nel diverticolo vescicale.è stato prelevato e fatto analizzare,l esito della biopsia è carcinoma transizionale di alto grado in diverticolo vescicale.L urologo gli ha consigliato l esportazione della vescica e della prostata.
Vorrei avere un ulteriore parere. Come vi sembra il quadro clinico di mio padre? la vescica si può ricostruire tra qualche anno?
Vi ringrazio in anticipo per la risposta. CORDIALI SALUTI.
[#1]
Cara signora, comprendo il Vostro sconcerto dovuto alla serie consecutiva di disavventure. Purtroppo il problema della neoplasia nel diverticolo vecsicale è fondamentale. I diverticoli non hanno il normale rivestimento muscolare che c'è in tutta la vescica pertanto in tale sede i tumori sono pericolosi e difficilmente controllabili con la semplice resezione endoscopica. L'indicazione ricevuta è il frutto della conoscenza nel dettaglio della situazione ed è stata sicuramente meditata. La ricostruzione della vescica in quanto tale è oggi impossibile, pertanto l'organo deve essere sostituito con una serbatoio confezionato con l'intestino o con un condotto abboccato alla pelle dell'addome. L'argomento del tipo di derivazione urinaria da effettuare dopo l'intervento di asportazione di prostata e vescica deve essere affrontato specificamente, in modo che Suo padre capisca molto bene i pro e i contro di ogni possibilità Cordiali saluti e incoraggiamenti
Dr. Enrico Conti
Specialista in Urologia e Andrologia
Primario Urologo ASL 5 Spezzino
[#2]
cara lettrice,
il caso di suo padre è abbastanza complesso nel senso che si dovrebbe pensare di eliminare i due organi sede di neoplasie, prostata e vescica. La eventuale ricostruzione vescicale con tratti intestinali dovrebbe essere programmata già in sede del primo intervento perchè, in un tempo successivo, non è praticamente praticabile.
esistono anche derivazioni urinarie che possono consentire al malato una vita meno invalidante ma dovrebbero essere considerate dallo specialista che abbia tutti gli elementi a disposizione sulla realta prostatica
tenendo peraltro presente che , requisito essenziale, è la asportazione delle neoplasie che può consentiure "la vita" piuttosto che sulla neovescica che entra in gioco nella "qualità" della vita
cari saluti
il caso di suo padre è abbastanza complesso nel senso che si dovrebbe pensare di eliminare i due organi sede di neoplasie, prostata e vescica. La eventuale ricostruzione vescicale con tratti intestinali dovrebbe essere programmata già in sede del primo intervento perchè, in un tempo successivo, non è praticamente praticabile.
esistono anche derivazioni urinarie che possono consentire al malato una vita meno invalidante ma dovrebbero essere considerate dallo specialista che abbia tutti gli elementi a disposizione sulla realta prostatica
tenendo peraltro presente che , requisito essenziale, è la asportazione delle neoplasie che può consentiure "la vita" piuttosto che sulla neovescica che entra in gioco nella "qualità" della vita
cari saluti
Dott. Diego Pozza
www.andrologia.lazio.it
www.studiomedicopozza.it
www.vasectomia.org
[#4]
La sostituzione della vescica con l'intestino, comunemente nota come "neovescica" è l'unica soluzione che permette di mantenere la minzione attraverso la via naturale, cioè l'uretra. Nelle persone con buona aspettativa di una vita ancora attiva e discretamente lunga, capaci di provvedere a se stesse, è la soluzione migliore. Poichè però la neovescica è costruita con l'intestino (struttura deputata all'assorbimento di sostanze!) , il paziente che ne è portatore deve sottoporsi specie nel primo anno dopo l'intervento a frequenti controlli ematici, assumere terapie che correggono il metabolismo, che può essere alterato dal riassorbimento di sostanze contenute nell'urina ed eventualmente sottoporsi ad autocateterismi per garantire lo svuotamento completo della neovescica (che a differenza della vescica vera, non ha la capacità di svuotarsi per contrazione muscolare). Queste cose devono essere discusse e valutate attentamente mediante approfondito colloquio con l'urologo che effettuerà l'intervento. Cordiali saluti
[#6]
La radioterapia nel sito della neovescica può causare problemi, quindi la risposta è si, ma con un tasso di complicazioni più elevato del normale, sempre che la radioterapia si orientata sui linfonodi dello scavo pelvico, mentre una radioterapia mirata sul sito prostatico potrebbe compromettere la neovescica. Le possibilità che Suo padre debba ricorrere a radioterapia sembrano legate più che altro alla componente tumore di prostata, qualora questo non risultasse localizzato alla ghiandola. Tale possibilità è apparentemente bassa visti i dati preoperatori, ma su questo non si può mai mettere la mano sul fuoco.
Una considerazione che a mio avviso andrebbe fatta prima del trattamento è invece la seguente: negli ultimi anni si è ricorso a trattamento conservativo (tipo asportazione di una sola parte di vescica interessata dal tumore) in casi molto bene studiati e ponderati, in pazienti che presentano determinate caratteristiche, come tumore in sede unica e lontano dal trigono vescicale, assenza di carcinoma in situ nella componente tumorale, ecc. In breve: non è escluso per principio che se il diverticolo vescicale fosse l'UNICA sede di tumore vescicale e qualora fosse in una sede facilmente asportabile, non si possa limitare il trattamento alla asportazione di quest'ultimo, magari effettuando anche l'asportazione dei linfonodi regionali per vedere se vi sono metastasi.
Il tumore della prostata (certamente più lento nella sua evoluzione) potrebbe nel frattempo essere "addormentato" con una terapia androgenosoppressiva e la sua cura definitiva potrebbe essere posticipata, avendo il tempo si effettuare controlli per almeno un anno sulla vescica così risparmiata.
In letteratura scientifica segnalazioni di casi così gestiti sono riportati, ma và detto che si tratta di soluzioni "FUORI PROTOCOLLO", da applicare in pazienti molto motivati ad accettare di correre qualche rischio in più in termini di sicurezza oncologica, con il vantaggio di mantenere la funzione di un organo. Sperando di averLe risposto utilmente, ancora cordiali saluti.
Una considerazione che a mio avviso andrebbe fatta prima del trattamento è invece la seguente: negli ultimi anni si è ricorso a trattamento conservativo (tipo asportazione di una sola parte di vescica interessata dal tumore) in casi molto bene studiati e ponderati, in pazienti che presentano determinate caratteristiche, come tumore in sede unica e lontano dal trigono vescicale, assenza di carcinoma in situ nella componente tumorale, ecc. In breve: non è escluso per principio che se il diverticolo vescicale fosse l'UNICA sede di tumore vescicale e qualora fosse in una sede facilmente asportabile, non si possa limitare il trattamento alla asportazione di quest'ultimo, magari effettuando anche l'asportazione dei linfonodi regionali per vedere se vi sono metastasi.
Il tumore della prostata (certamente più lento nella sua evoluzione) potrebbe nel frattempo essere "addormentato" con una terapia androgenosoppressiva e la sua cura definitiva potrebbe essere posticipata, avendo il tempo si effettuare controlli per almeno un anno sulla vescica così risparmiata.
In letteratura scientifica segnalazioni di casi così gestiti sono riportati, ma và detto che si tratta di soluzioni "FUORI PROTOCOLLO", da applicare in pazienti molto motivati ad accettare di correre qualche rischio in più in termini di sicurezza oncologica, con il vantaggio di mantenere la funzione di un organo. Sperando di averLe risposto utilmente, ancora cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 3.7k visite dal 29/03/2012.
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