Urotelioma
Buonasera, vi racconto brevemente la storia di mia madre (69 anni in discrete condizioni di salute): ricoverata presso il reparto di Urologia con diagnosi di neoformazione alla pelvi renale sn. è stata sottoposta nel mese di luglio 2010 a nefroureterectomia laparoscopica sn. (senza asportazione dei linfonodi regionali). L’esame istologico ha evidenziato un carcinoma papillare uroteliale di alto grado infiltrante inizialmente i piani muscolari della pelvi renale (classificazione istologica pT2). Alla dimissione si consigliava citologia urinaria ogni 2 mesi, cistoscopia ogni 3 mesi, RX torace e TAC addome dopo 6 mesi.
Gli esiti della citologia e della cistoscopia risultavano negativi, mentre la TAC addome evidenziava una piccola formazione nodulare solida senza c.e. di circa 11 mm di diametro massimo, concomitante linfoadenopatia di circa 28 mm in sede paraortica sn a livello della vena renale, centimetrico linfonodo in sede iliaca dx e altri più piccoli paraortici e celiaci. Si consigliava approfondimento diagnostico mediante PET – TC.
L’indagine dimostrava ipermetabolismo glucidico a carico della nota linfoadenopatia in sede paraortica sn e della piccola formazione nodulare solida in loggia renale sn descritta alla TAC. Si osservava inoltre accumulo del radiofarmaco a livello dei linfonodi della finestra aortopolmonare, retroesofagei frenici superiori e interaortocavali. Si consigliava consulenza oncologica.
Dopo aver effettuato due visite veniva consigliato da entrambi i medici il ricorso ad un ciclo di chemioterapia.
Attualmente la terapia consiste nella somministrazione di Carboplatino AUC 5 g e Gemcitabine 1850 mg in tre cicli di 21 gg.
La mia domanda è : stiamo seguendo la strada giusta sia per quanto riguarda il tipo di cure (terapia e non intervento chirurgico) che per il tipo di farmaci impiegati?
Gli esiti della citologia e della cistoscopia risultavano negativi, mentre la TAC addome evidenziava una piccola formazione nodulare solida senza c.e. di circa 11 mm di diametro massimo, concomitante linfoadenopatia di circa 28 mm in sede paraortica sn a livello della vena renale, centimetrico linfonodo in sede iliaca dx e altri più piccoli paraortici e celiaci. Si consigliava approfondimento diagnostico mediante PET – TC.
L’indagine dimostrava ipermetabolismo glucidico a carico della nota linfoadenopatia in sede paraortica sn e della piccola formazione nodulare solida in loggia renale sn descritta alla TAC. Si osservava inoltre accumulo del radiofarmaco a livello dei linfonodi della finestra aortopolmonare, retroesofagei frenici superiori e interaortocavali. Si consigliava consulenza oncologica.
Dopo aver effettuato due visite veniva consigliato da entrambi i medici il ricorso ad un ciclo di chemioterapia.
Attualmente la terapia consiste nella somministrazione di Carboplatino AUC 5 g e Gemcitabine 1850 mg in tre cicli di 21 gg.
La mia domanda è : stiamo seguendo la strada giusta sia per quanto riguarda il tipo di cure (terapia e non intervento chirurgico) che per il tipo di farmaci impiegati?
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Gentile signore, La TAC PET è indicativa presumibilmente di un interessamento in varie stazioni linfonodali, anche localizzate al di fuori dell'addome, da parte della malattia. In tale occorrenza la Chemioterapia a base di carboplatino è il trattamento di scelta. Cordiali saluti ed incoraggiamenti.
Dr. Enrico Conti
Specialista in Urologia e Andrologia
Primario Urologo ASL 5 Spezzino
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 4.1k visite dal 22/03/2011.
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