La peyronie
Salve a tutti, ho 31 anni, mi è stata diagnosticata questa malattia, ormai è da circa 3 mesi che sto saltanto da un urologo all'altro...per il momento mi sento solo una cavia da laboratori (per la seconda volta in vita mia!): infiltrazioni intraplacca, cortisone, vit E, peironimev per via orale... nessun risultato. una grossa placca alla base del glante e una forte deviazione in fase di erezione. dolore durante i rapporti e perdita dell'erezione... insomma, un disastro. la risposta più importante è stata:" facciamo finire la fase attiva della malattia, poi contiamo i danni ed operiamo ed inseriamo una protesi peniena!"... sono disperato...qualcuno ha idea di che cosa mi stia succedendo e magari ha anche qualche parola più seria e confortante delle solite frasi di circostaza? Vi ringrazio anticipatamente e immensamente.
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Gentile lettore,
in effetti avere a che fare con la malattia di La Peyronie può essere una esperienza decisamente frustrante. In estrema sintesi: possiamo distinguere una fase attiva della malattia (presenza di dolore, progressione di curvatura) e una fase stabilizzata: almeno 6 mesi dalla scomparsa del dolore e da ogni segno di progressione della deformità peniena.
L'obiettivo del trattamento nella fase acuta è far fermare quanto prima l'evoluzione della malattia, ma non è realistico farla regredire (solo eccezionalmente il tutto passa completamente ritornando come prima della malattia). Che tipo di trattamento in questa fase? Non esiste un unico trattamento possibile, e quindi è stato proposto un pò di tutto. PERSONALMENTE evito di proporre infiltrazioni intraplacca, per evitare traumatismi ulteriori (ma c'è chi le pratica, con il sostegno di alcuni studi scientifici). Ritengo inoltre importante in questa fase avere cautela nell'evitare di forzare la placca / la curvatura in erezione, per non riattivare il processo infiammatorio, alla base della formazione della placca.
Nella fase stabilizzata cosa fare dipende dal punto di arrivo: funzione erettile, grado di curvatura, accettazione personale o meno dell'eventuale deformità peniena. Per cui, semplificando, i provvedimenti vanno dal non far nulla a una chirurgia di raddrizzamento senza protesi, a una chirurgia con protesi.
in effetti avere a che fare con la malattia di La Peyronie può essere una esperienza decisamente frustrante. In estrema sintesi: possiamo distinguere una fase attiva della malattia (presenza di dolore, progressione di curvatura) e una fase stabilizzata: almeno 6 mesi dalla scomparsa del dolore e da ogni segno di progressione della deformità peniena.
L'obiettivo del trattamento nella fase acuta è far fermare quanto prima l'evoluzione della malattia, ma non è realistico farla regredire (solo eccezionalmente il tutto passa completamente ritornando come prima della malattia). Che tipo di trattamento in questa fase? Non esiste un unico trattamento possibile, e quindi è stato proposto un pò di tutto. PERSONALMENTE evito di proporre infiltrazioni intraplacca, per evitare traumatismi ulteriori (ma c'è chi le pratica, con il sostegno di alcuni studi scientifici). Ritengo inoltre importante in questa fase avere cautela nell'evitare di forzare la placca / la curvatura in erezione, per non riattivare il processo infiammatorio, alla base della formazione della placca.
Nella fase stabilizzata cosa fare dipende dal punto di arrivo: funzione erettile, grado di curvatura, accettazione personale o meno dell'eventuale deformità peniena. Per cui, semplificando, i provvedimenti vanno dal non far nulla a una chirurgia di raddrizzamento senza protesi, a una chirurgia con protesi.
Dott. Edoardo Pescatori
Specialista in Urologia - Andrologo
www.andrologiapescatori.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.3k visite dal 03/02/2011.
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