Opzioni terapeutiche dopo prostatectomia radicale
Mio marito, anni 54, buone condizioni di salute, da sempre sofferente di 'urgenza minzionale' è stato operato nel luglio 2006 per ca. uroteliale papillare TaG1 con TURB+MMC, il PSA in quell'occasione era salito da 1.30 (2005) a 2.00. In ottobre 2006 il PSA era 3.50. Ad aprile 2007: 4,80. Finalmente è stato sottoposto a biopsia prostatica (giugno) che ha evidenziato un ca. Gleason 3+4 su tutti i prelievi (22). A luglio è stato sottoposto a prostectomia radicale retropubica con linfadenectomia in aperto a Pd. Esito istologico: adenocarcinoma scarsamente differenziato acinare, gleason score 4+3, infiltrante e superante la capsula prostatica, con invasione degli spazi perineurali, vol max 3,5 cm, vescichette seminali esenti da infiltrazione, collo vescicale integro, linfonodi asportati 14 , margini chirurgici negativi, nessuna invasione endolinfatica:pT3a N0 M0. No metastasi evidenti (come da scintigrafia ossea + TAC).
PSA al 27 agosto:0,01. Ottima ripresa post operatoria, nessun problema di incontinenza ma terapia con Cialis non ha dato finora alcun esito (come era prevedibile).
Ad agosto due Istituti autorevoli di Milano (dove lavora mio marito) hanno prospettato a mio marito opzioni terapeutiche contrapposte: nessun trattamento complementare (come suggeriva anche l'urologia di Pd) versus tomoterapia (ed eventuale ormonoterapia) Mio marito ha scelto senza esitare la tomoterapia, anche sulla base della lettura delle Linee guida del CNR che evidenziano risulati incoraggianti in termini di sopravvivenza della Radioterapia adiuvante (studi americani) su casi analoghi (gleason 7 e oltre, N0) Ma l'urologo che ha effettuato la cistoscopia di controllo ieri ha sconsigliato vivamente la Radioterapia prospettando un alto rischio di recidiva del ca. vescicale in forma più aggressiva. Mio marito è preoccupato e sconfortato e deve decidere entro breve. Io sono propensa alla tomoterapia ma vorrei avere una smentita sul rischio di ca. vescicale in un caso come il suo. Grazie.
PSA al 27 agosto:0,01. Ottima ripresa post operatoria, nessun problema di incontinenza ma terapia con Cialis non ha dato finora alcun esito (come era prevedibile).
Ad agosto due Istituti autorevoli di Milano (dove lavora mio marito) hanno prospettato a mio marito opzioni terapeutiche contrapposte: nessun trattamento complementare (come suggeriva anche l'urologia di Pd) versus tomoterapia (ed eventuale ormonoterapia) Mio marito ha scelto senza esitare la tomoterapia, anche sulla base della lettura delle Linee guida del CNR che evidenziano risulati incoraggianti in termini di sopravvivenza della Radioterapia adiuvante (studi americani) su casi analoghi (gleason 7 e oltre, N0) Ma l'urologo che ha effettuato la cistoscopia di controllo ieri ha sconsigliato vivamente la Radioterapia prospettando un alto rischio di recidiva del ca. vescicale in forma più aggressiva. Mio marito è preoccupato e sconfortato e deve decidere entro breve. Io sono propensa alla tomoterapia ma vorrei avere una smentita sul rischio di ca. vescicale in un caso come il suo. Grazie.
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cara signora, sicuramente è consigliabile che suo marito si affidi ad uno specialista e lo segua in modo da attuare una linea di terapia finale.
In generale con tale istologico è consigliabile un trattamento radioterapico, essendo il psa di suo marito,può anche attendere e vedere come si comporta tra tre mesi.
cordiali saluti
dott. giuseppe quarto
In generale con tale istologico è consigliabile un trattamento radioterapico, essendo il psa di suo marito,può anche attendere e vedere come si comporta tra tre mesi.
cordiali saluti
dott. giuseppe quarto
Dott. Giuseppe Quarto. Urologo andrologo
rep urologia Ist. tumori Napoli fond Pascale
www.andrologo-urologo.com
[#2]
Utente
Grazie dottore, per la rapidità della sua risposta. Certo che è necessario affidarsi in toto ad uno specialista ma è difficile farlo su basi razionali ( e non emotive, di simpatia) quando si 'scontrano' pareri provenienti da fonti ritenute parimenti autorevoli (per prestigio dell'istituto, curriculum e fama dello specialista ecc.) A quanto pare per il ca. esistono 'scuole di pensiero' contrapposte, realtà che non abbiamo riscontrato per gli altri tumori che hanno colpito me (tiroide) o mia sorella (seno). In quei casi non abbiamo chiesto consulti: ci siamo affidate e basta. Ma in base a cosa si deve scegliere lo specialista di riferimento in questo caso? Converrà con me che è una scelta difficile. Lei comunque è il primo urologo tra quelli consultati (per l'intervento alla prostata a Pd, per le cistoscopie vescicali di controllo a Biella, per il decorso post operatorio a Milano)che si esprime a favore della radioterapia confortandoci nella scelta della tomoterapia (che ci era stata indicata da uno specialista in radioterapia e oncologia). Grazie ancora.
[#3]
Cara signora il caso di suo marito è decisamente impegnativo e richiede l'assoluto impegno da parte vostra a fidarvi della linea suggerita da un urologo di fiducia!
Ha avuto la sfortuna di imbattersi in due tumori uno peggio dell'altro,e probabilmente a questo punto la soluzione migliore è evitare la radioterapia perchè se proprio doveva farla l'avrebbe potuta fare anche per il K prostatico.Direi adesso che è opportuno monitorare e poi continuare il programma terapeutico di profilassi endovescicale delle recidive con immuno o chemioterapia e serrati controlli nel tempo.
Cordiali saluti,
dott Daniele Masala.
Ha avuto la sfortuna di imbattersi in due tumori uno peggio dell'altro,e probabilmente a questo punto la soluzione migliore è evitare la radioterapia perchè se proprio doveva farla l'avrebbe potuta fare anche per il K prostatico.Direi adesso che è opportuno monitorare e poi continuare il programma terapeutico di profilassi endovescicale delle recidive con immuno o chemioterapia e serrati controlli nel tempo.
Cordiali saluti,
dott Daniele Masala.
Cordiali saluti,
dott. Daniele Masala.
Dirigente Medico Urologo UOC Urologia Pozzuoli
Perfezionato in Andrologia
Consulente Uro-Oncologo
[#4]
Utente
Egregio dottore,
il programma di tomoterapia è stato indicato come adiuvante l'intervento di prostectomia radicale che nel caso di mio marito (ca. prostatico localmente avanzato, gleason score 4+3) è considerato insufficiente dagli specialisti in radioterapia interpellati (dottor Bretti di Ivrea e dott.ssa De Muzio di Milano)
Al contrario l'urologo che l'ha operato (prof.Artibani di Pd) e l'urologo che lo segue per il ca.vescicale (dr.Chioso di Biella) sono contrari: l'uno perchè afferma non esserci dati certi di incremento della sopravvivenza con Rx adiuvante,l'altro perchè paventa una recrudescenza del ca. vescicale. Possibile che ci siano pareri così difformi tra le due specialità (urologia e radioterapia) in merito ai protocolli di trattamento del ca. prostatico?
A me sembra però che la lotta sia impari: si cfr cioè un tumore ad altissimo rischio (ca. prostatico extracapsulare gleason 4+3) e un tumore a basso rischio (ca. vescicale TaG1 che ad un anno dall' intervento non si è ripresentato).
'Stare a vedere' non ha giovato a mio padre che è morto in 2 anni per ca. prostatico gleason 9 (considerato allora, 1992, non operabile vista l'età di mio padre, 70 anni): non vorrei che si ripetesse lo stesso errore con mio marito.
Mi scuserà se non credo più nella 'vigile attesa'!
La ringrazio molto
il programma di tomoterapia è stato indicato come adiuvante l'intervento di prostectomia radicale che nel caso di mio marito (ca. prostatico localmente avanzato, gleason score 4+3) è considerato insufficiente dagli specialisti in radioterapia interpellati (dottor Bretti di Ivrea e dott.ssa De Muzio di Milano)
Al contrario l'urologo che l'ha operato (prof.Artibani di Pd) e l'urologo che lo segue per il ca.vescicale (dr.Chioso di Biella) sono contrari: l'uno perchè afferma non esserci dati certi di incremento della sopravvivenza con Rx adiuvante,l'altro perchè paventa una recrudescenza del ca. vescicale. Possibile che ci siano pareri così difformi tra le due specialità (urologia e radioterapia) in merito ai protocolli di trattamento del ca. prostatico?
A me sembra però che la lotta sia impari: si cfr cioè un tumore ad altissimo rischio (ca. prostatico extracapsulare gleason 4+3) e un tumore a basso rischio (ca. vescicale TaG1 che ad un anno dall' intervento non si è ripresentato).
'Stare a vedere' non ha giovato a mio padre che è morto in 2 anni per ca. prostatico gleason 9 (considerato allora, 1992, non operabile vista l'età di mio padre, 70 anni): non vorrei che si ripetesse lo stesso errore con mio marito.
Mi scuserà se non credo più nella 'vigile attesa'!
La ringrazio molto
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Gentile utente suo marito ha una diagnosi di pT3a N0M0 con margini chirurgi negativi. anche se il suo Gleason score e' di 7 la malattia e' stata eradicata completamente. esegua solo follow up oncologico con PSA III generazione e scintigrafia ossea tb annuale. esegua anche follow up vescicale (che comunque e' stata una neoplasia uroteliale a basso grado stadio di malignita'. le auguro ogni bene e mi tenga aggiornato uroandros@hotmail.com
[#7]
Utente
Egregio dottore,
la ringrazio per la sua rassicurante risposta Mi sarebbe piaciuto comunque capire il perchè di questi differenti punti di vista e perchè non ci sia una possibilità di confronto tra le indicazioni dei radioterapisti/oncologi e degli urologi Nel caso di terapie oncologiche si afferma in generale che il paziente deve scegliere in piena consopevolezza ma evidentemente non è ancora così
Mi è stato anche consigliato un libro 'Guide to surviving prostate cancer' del dr.Patrick Walsh ( John Hopkins Medical Institutions) ma anche questo libro mentre è chiarissimo sia nel dare valore prognostico positivo ai 'margini liberi' che nel motivare perchè non sia il caso di iniziare una terapia ormonale fino a quando il PSA non sia in risalita, lascia , a mio giudizio, qualche margine di incertezza sull'inutilità di altre cure adiuvanti (radio e chemio) nel caso di mio marito (gleason 4+3 e PSA raddoppiato nell'anno precedente l'intervento) Distinti saluti
la ringrazio per la sua rassicurante risposta Mi sarebbe piaciuto comunque capire il perchè di questi differenti punti di vista e perchè non ci sia una possibilità di confronto tra le indicazioni dei radioterapisti/oncologi e degli urologi Nel caso di terapie oncologiche si afferma in generale che il paziente deve scegliere in piena consopevolezza ma evidentemente non è ancora così
Mi è stato anche consigliato un libro 'Guide to surviving prostate cancer' del dr.Patrick Walsh ( John Hopkins Medical Institutions) ma anche questo libro mentre è chiarissimo sia nel dare valore prognostico positivo ai 'margini liberi' che nel motivare perchè non sia il caso di iniziare una terapia ormonale fino a quando il PSA non sia in risalita, lascia , a mio giudizio, qualche margine di incertezza sull'inutilità di altre cure adiuvanti (radio e chemio) nel caso di mio marito (gleason 4+3 e PSA raddoppiato nell'anno precedente l'intervento) Distinti saluti
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 16.9k visite dal 12/09/2007.
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