Reflusso non evidenziato

tutto inizia con una sepsi urinaria che porta un lungo ricovero ospedaliero dove vengono effettuati vari esami tra cui un'urografia che evidenzia un doppio distretto non completo al rene destro. Negli anni successivi ci sono state frequenti infezioni urinarie tra cui due di particolare importanza che
hanno portato al ricovero in ospedale (pielonefriti). Ad oggi, dopo varie teorie, siamo arrivati alla seguente diagnosi:
Le infezioni sono dovute a un reflusso.
Reflusso che non è stato evidenziato da una videourodinamica in quanto potrebbe non essere costante ma potrebbe verificarsi in particolari condizioni, ad esempio quando la vescica, che essendo di grande dimensione, potrebbe essere troppo piena e causare il reflusso.
Soluzione prospettata:
urinare ogni due ore (per evitare la sopradistensione della vescica che potrebbe portare al reflusso) ed
eseguire una profilassi di antibiotici con 5 giorni ogni mese.

Inoltre, l'ultimo medico sostiene che, a suo parere, il reflusso sia la causa delle frequenti infezioni e che un semplice intervento chirurgico potrebbe risolverlo. Purtroppo gli esami non lo evidenziano pertanto non abbiamo la certezza della diagnosi necessaria per procedere con
l'intervento.

Adesso vorrei avere un altro parere vorrei evitare di prendere 5 giorni di antibiotici al mese per tutta la vita come mi è stato prospettato , premetto che ho montagne di esami di tutti i tipi, a vostra disposizione basta citarli.

Ringrazio anticipatamente chiunque prenda in esame il mio caso
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Dr. Edoardo Pescatori Urologo, Andrologo 4.8k 111
Gentile lettrice,
direi che siano le infezioni a poter causare un temporaneo reflusso (con corrispettiva pielonefrite), reflusso non visualizzabile in altri momenti, e non viceversa.
Dubito che una sovradistensione vescicale causi il reflusso.
Mi sembra perciò prioritario cercare di prevenire le cistiti; dai dati che ci invia non vedrei l'indicazione a una chirurgia.

Dott. Edoardo Pescatori
Specialista in Urologia - Andrologo
www.andrologiapescatori.it

[#2]
Utente
Utente
Innanzitutto la ringrazio per la sua celere risposta. Le chiederei cortesemente di dedicarmi ancora qualche minuto per sapere se la sua diagnosi (cistiti che diventano pielonefriti) resterà comunque la stessa anche in seguito ad ulteriori dettagli sui sintomi e terapie delle mie infezioni.
I sintomi non sono sempre negli stessi, nello specifico: raramente bruciore mentre urino (1volta su 20), nessun sanguinamento, una leggera sensazione di pesantezza al basso ventre, stanchezza generale.
L’unica costante è una fitta al fianco destro (lato addome) che varia nella frequenza e nell’intensità fino a raggiungere dolori atroci che mi portano a camminare piegata, non poter dormire dal lato opposto e provare dolore anche nel respirare. Ho questa fitta anche quando gli esami delle urine hanno esito negativo ovviamente di lieve intensità e con una bassa frequenza. L’apice di questo dolore equivale, molto spesso, ad un ricovero per pielonefrite acuta.
Un’altra informazione che credo sia importante conoscere è l’assenza di un normale stimolo ad urinarie, sostituito da una sensazione di dolore al basso ventre solo dopo diverse ore dall’ultima minzione.
Il flusso dell’urina varia, molto spesso è debole e non è continuo.
Inoltre, ho potuto verificare che tutte le mie infezioni sono accompagnare da febbre che, negli episodi di lieve entità raggiunge pochi decimi, mentre negli episodi di “riconosciuta” pielonefrite ha addirittura superato 40°C.
Come le avevo scritto nel messaggio precedente, tutto ebbe inizio con una sepsi urinaria a 22 anni che è stata seguita da 8 anni di infezioni (principalmente e.coli, un solo caso di klebsiella,ed un altro tipo di cui non ricordo il nome) che solitamente vengono sconfitte con una terapia di antibiotici di diversa durata (dipende dal medico che le prescrive).
Nei primi 6 anni sono stata in cura da un nefrologo che ha sempre attribuito la causa delle mie infezioni alla malformazione congenita del rene destro (bifidità) ed ha sempre curato le infezioni con tavanic o ciproxin, facendomi raggiungere anche 15 giorni di terapia, unendo, molto spesso, ovuli e lavande vaginali. Inoltre, alcune volte ha scelto di prescrivermi terapie antibiotiche preventive.
Negli ultimi due ricoveri ospedalieri ho avuto pareri medici discordanti pertanto ho pensato di chiedere un consulto ad un altro specialista. Quest’ultimo, un urologo, dopo avermi fatto fare diversi esami ha raggiunto la conclusione che dovrò vivere la mia vita con questi episodi ed una prolassi di antibiotici per evitare altre pielonefriti. Conclusione giunta anche in seguito all’ultimo episodio di pielonefrite che è stato ad un mese di distanza da una “semplice infezione” curata con 7 giorni di levoxacin ed, a mio parere, non debellata completamente.
Concludo dicendo che, i pareri dei due medici che hanno conosciuto maggiormente i miei episodi, anche se discordanti, non attribuiscono la causa alle cistiti (non credono che sia tali) ma alla malformazione del rene oppure ad un reflusso.
In seguito a quanto sopra riportato, Le chiedo se la sua diagnosi è rimasta la stessa e se così fosse, in che modo potrei prevenire le cistiti?
Ringraziandola anticipatamente per l’attenzione dedicatami.
Le porgo cordiali saluti.
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