Il sintomo si è presentato sottoforma
Egregi Dottori,
sono una donna di 25 anni e da circa 4 anni convivo con un sintomo recidivante di bruciore ai genitali esterni,sintomo che si manifesta periodicamente con delle minzioni che lasciano traccia di bruciore,dal vestibolo vaginale fino, a volte,alla clitoride;ormai tale sintomo è presente costantemente in modo latente anche al di fuori delle minzioni,localizzato al vestibolo vaginale.
Premetto tre informazioni che potrebbero orientare nella ricostruzione di una diagnosi.La prima è che dall'età di 12 anni ho praticato attività sportiva in piscina fino a circa la data attuale. La seconda è che dal 2002 fino al marzo 2009, sono stata sottoposta a cure farmacologiche per un ovaio multifollicolare, dapprima con il dermatologo e in seguito con il ginecologo-endocrinologo, assumendo di volta in volta una serie svariata di farmaci: dal deltacortene, all'androcur associato alla yasmin e ancora androcur e infine del flutamide attraverso l'eulexin.
La terza è che nell'agosto 2005 ho contratto un'enterite abbastanza forte e da allora in poi il sintomo si è presentato sottoforma di prurito vaginale, curato dal medico di base con crema vagisil ed ovuli vaginali omeopatici. Tale prurito è evoluto nel tempo in bruciore con frequenza nelle manifestazioni abbastanza bassa e casuale,1-max 2volte l'anno,anche se nel 2007 con un episodio di lieve ematuria. Da un anno e 1/2 però, esso è diventato molto più frequente e solo un mese fa ho avuto un episodio di forte bruciore minzionale con una forte ematuria.
Ho premesso queste tre informazioni perchè nel tempo il sintomo è stato sempre curato dai miei medici di base inquadrandolo nell'ambito di cause batteriche, pur risultanto negativo qualsiasi urinocultura o tampone vaginale,unici esami prescritti per indagarne le cause.In conseguenza di ciò la cura è consistita di antibiotici generici,dal bactrim forte,al ciproxin al peflox,senza risolvere minimamente la situazione.Uno di essi ha "ipotizzato"una renella,consigliandomi una dieta povera in sale.Mi son decisa ad andare da un urolgo il mese scorso,con in mano i soliti tampone e urinoculutra negativi e una ecografia vescicale effettuata su mia iniziativa e dalla quale egli rileverebbe una leucoplachia all'altezza del trigono e vorrebbe quindi effettuare personalmente una cistoscopia con eventuale prelievo per esame istologico,e una cistografia,esami che ci direbbero già molto.Ed eventualmente praticare delle costosissime lavande vescicali o addirittura iniezioni al collagene,ultimissimo ritrovato ancora più costoso.Un alro urologo mi consiglia di andare per gradi ed effettuare esami che escludino/accertino cause micotiche-esami che,con mio sommo stupore, nessuno mai ha pensato di prescrivermi -prima di arrivare ai predetti esami,più invasivi e comunque da effettuare casomai successivamente.Come dovrei procedere?Sarebbe meglio iniziare con esami come la cistoscopia per conoscere il prima possibile la natura del tessuto?quali esami micotici?Grazie molte.
sono una donna di 25 anni e da circa 4 anni convivo con un sintomo recidivante di bruciore ai genitali esterni,sintomo che si manifesta periodicamente con delle minzioni che lasciano traccia di bruciore,dal vestibolo vaginale fino, a volte,alla clitoride;ormai tale sintomo è presente costantemente in modo latente anche al di fuori delle minzioni,localizzato al vestibolo vaginale.
Premetto tre informazioni che potrebbero orientare nella ricostruzione di una diagnosi.La prima è che dall'età di 12 anni ho praticato attività sportiva in piscina fino a circa la data attuale. La seconda è che dal 2002 fino al marzo 2009, sono stata sottoposta a cure farmacologiche per un ovaio multifollicolare, dapprima con il dermatologo e in seguito con il ginecologo-endocrinologo, assumendo di volta in volta una serie svariata di farmaci: dal deltacortene, all'androcur associato alla yasmin e ancora androcur e infine del flutamide attraverso l'eulexin.
La terza è che nell'agosto 2005 ho contratto un'enterite abbastanza forte e da allora in poi il sintomo si è presentato sottoforma di prurito vaginale, curato dal medico di base con crema vagisil ed ovuli vaginali omeopatici. Tale prurito è evoluto nel tempo in bruciore con frequenza nelle manifestazioni abbastanza bassa e casuale,1-max 2volte l'anno,anche se nel 2007 con un episodio di lieve ematuria. Da un anno e 1/2 però, esso è diventato molto più frequente e solo un mese fa ho avuto un episodio di forte bruciore minzionale con una forte ematuria.
Ho premesso queste tre informazioni perchè nel tempo il sintomo è stato sempre curato dai miei medici di base inquadrandolo nell'ambito di cause batteriche, pur risultanto negativo qualsiasi urinocultura o tampone vaginale,unici esami prescritti per indagarne le cause.In conseguenza di ciò la cura è consistita di antibiotici generici,dal bactrim forte,al ciproxin al peflox,senza risolvere minimamente la situazione.Uno di essi ha "ipotizzato"una renella,consigliandomi una dieta povera in sale.Mi son decisa ad andare da un urolgo il mese scorso,con in mano i soliti tampone e urinoculutra negativi e una ecografia vescicale effettuata su mia iniziativa e dalla quale egli rileverebbe una leucoplachia all'altezza del trigono e vorrebbe quindi effettuare personalmente una cistoscopia con eventuale prelievo per esame istologico,e una cistografia,esami che ci direbbero già molto.Ed eventualmente praticare delle costosissime lavande vescicali o addirittura iniezioni al collagene,ultimissimo ritrovato ancora più costoso.Un alro urologo mi consiglia di andare per gradi ed effettuare esami che escludino/accertino cause micotiche-esami che,con mio sommo stupore, nessuno mai ha pensato di prescrivermi -prima di arrivare ai predetti esami,più invasivi e comunque da effettuare casomai successivamente.Come dovrei procedere?Sarebbe meglio iniziare con esami come la cistoscopia per conoscere il prima possibile la natura del tessuto?quali esami micotici?Grazie molte.
[#1]
Cara signora, effettivamente la dettagliata condizione che lei riporta potrebbe proprio lasciare pensare ad una displasia dell'epitelio vescicale nota come LEUCOPLACHIA, oppure ad una complessa alterazione nota come CISTITE INTERSTIZIALE. In entrambi i casi (anche se la evidenza dell'ecografia sarebbe più suggestiva della prima) è indispensabile un esame endoscopico, ovvero una uretrocistoscopia da eseguirsi in anestesia al fine di poter effettuare dei prelievi bioptici necessari a porre diagnosi e nel caso della presenza della leucoplachia eseguire una vera e propria resezione della zona alterata (ed in questo caso la manovra sarebbe anche terapeutica).
Quanto all'uso di prodotti nuovi o vecchi, a base di acido ialuronico o di collagene sarei più prudente o meglio riprenderei il discorso eventualmente solo dopo una diagnosi di certezza, ripeto ottenibile solo con la cistoscopia.
Quanto all'uso di prodotti nuovi o vecchi, a base di acido ialuronico o di collagene sarei più prudente o meglio riprenderei il discorso eventualmente solo dopo una diagnosi di certezza, ripeto ottenibile solo con la cistoscopia.
Cordiali saluti,
dott. Daniele Masala.
Dirigente Medico Urologo UOC Urologia Pozzuoli
Perfezionato in Andrologia
Consulente Uro-Oncologo
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.5k visite dal 27/12/2009.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.