Esami diagnostici prima della turp

Buongiorno e buon anno a tutti.


Ho 64 anni e da più di una decina di anni tengo sotto osservazione sia il PSA, oscillante a zig zag, tra 4 e 6, che la mia IPB ostruttiva.


Da 3 anni assumo Finasteride e il mio ultimo PSA totale è 1, 8.
(Rapporto tra Libero e totale sempre sopra a 30)

Ho fatto 5 anni una una rmn multiparametrica con risultato Pirads 3 ma essendo piccola area interessata e zona marginale non furono fatte altre indagini (tipo biopsia).


Ad oggi, eseguita la solita ecografia, la prostata ha un volume di ml.
55-60 con diametro medio di cm.
5 con residuo post minzione di cc 60 (valori piu o meno simili a 10 anni fa).


Mi sveglio un paio di volte a notte ma per il resto tutto bene, compresa sfera sessuale se non eiaculaIone retrograda per il finasteride.


L’urologo, che devo vedere a breve, mi dice da sempre che bisogna iniziare a pensare ad un trattamento disostruttivo che io non vorrei fare o rimandare il più possibile.


La mia paura principale e che mi angoscia è scoprire di avere un tumore.


La domanda è, se si esegue la disostruzione e si scopre il rumore, una eventuale asportazione della prostata e’ sempre possibile eseguirla?
Oppure ci sono marcate controindicazioni o complessità ad operare una prostata su cui è stata eseguita una Turp?


Credo che prima di fare Turp sarà il caso di fare una rmn multiparametrica corretto?


Grazie mille a tutti i medici.
[#1]
Dr. Paolo Piana Urologo 43.9k 1.9k
Se vi sono comunque dei disturbi urinari, più o meno compensati dalla terapia, ad un certo punto alla sua età è lecito pensare che sia opportuno dare indicazioni all'intervento disostruttivo. Questo per evitare che a lungo andare si instauri un danno vescicale irreversibile. Da quanto ci scrive, non ci pare che vi siano consstenti sospetti tumorali, anche perché la situazione è seguita bene già da molti anni. Ripetere la risonanza multiparametrica dopo 5 anni potrebbe comunque essere una buona idea. In ogni caso, anche se avviene abbastanza raramente, un pregresso intervento endoscopico disostruttivo non pregiudica un eventuale successivo intervento radicale di asportazione della prostata.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

[#2]
Dr. Alessandro Sciarra Urologo 636 36
Buongiorno,
il tema da lei indicato e' molto importante.
E' importante valutare sempre prima di eseguire un intervento disostruttivo per iperplasia prostatica la presenza di una concomitante neoplasia della prostata.
Questo aspetto va' spiegato bene al paziente: l'intervento disostruttivo toglie quella parte di prostata cresciuta intorno all'uretra prostatica ( adenoma od iperplasia) e che puo' causare una ostruzione allo svuotamento vescicale. Questo intervento invece non arriva alla parte più' periferica della prostata , detta capsula, dove generalmente si localizza un eventuale neoplasia.
Quindi, difficilmente all'esame istologico del tessuto rimosso all'intervento disostruttivo, troviamo una neoplasia, anche se questa e' presente, perché' localizzata in una zona più' periferica della prostata dove l'intervento non arriva.
E quindi eseguire un intervento distruttivo sulla prostata non modifica il rischio di avere o sviluppare una neoplasia della prostata.
Nel caso specifico , la presenza di un PSA totale normalizzato inferiore a 2.5 ng/ml sotto finasteride ed una risonanza magnetica multiparametrica con un PIRADS 3, pone un rischio basso di concomitante neoplasia.
Per essere maggiormente sicuri, si puo' ripetere ulteriormente la risonanza dopo 6 mesi per vedere se la lesione si e' modificata ed in quel caso deve essere bioptizzata.
Nel caso dopo un intervento disostruttivo alla prostata, si arrivi ad una diagnosi successiva di adenocarcinoma prostatico nella prostata residua, se il paziente ha un eta' per la quale l'intervento chirurgico risulta l'opzione più' indicata, una prostatectomia radicale anche con tecnica robotica puo' essere associata ad un rischio maggiore di incontinenza urinaria persistente post chirurgica.
Questo perche' il collo vescicale e' stato indebolito dall'intervento disostruttivo e la sua anastomosi con l'uretra a valle dopo rimozione di tutta la ghiandola prostatica puo' determinare l'incontinenza soprattutto sotto sforzo.
Esistono comunque tecniche di riabilitazione del piano perinatale con elettrostimolazione e biofeedback guidato che possono aiutare a riacquistare la normale continenza urinaria

Un cordiale saluto
Prof Alessandro Sciarra
Professore Prima Fascia Urologia
Chirurgia Robotica
Coordinatore Gruppo Multidisciplinare Tumore Prostatico
University' Sapienza di Roma
https://alessandro.sciarra.it

Prof. Alessandro Sciarra
Prof I fascia Universita' Sapienza di Roma
Specialista in Urologia-Chirurgia Robotica
alessandro.sciarra@uniroma1.it