Domanda relativa a complicazione post prostectomia radicalica

gentile dottore,
scrivo per conto di mio padre, 71 anni, 178 cm, 80 kg:
in seguito ad una prostectomia radicalica robotica, con rimozione dei linfonodi, eseguita circa un mese fa, è stato riscontrato, da tac, un linfocele di circa 5 cm, che ha causato una trombosi venosa.
Premetto che è in terapia cronica con Eliquis 5mg, interrotta per l'intervento e poi ripresa, associata alla calza antitrombo.

Su mia sollecitazione, abbiamo richiesto un secondo ricovero nel reparto dove ha fatto l'operazione e dopo circa 15 giorni, gli è stato riposizionato il drenaggio in corrispondenza della sacca linfatica.
E' uscito dall'ospedale dopo 2 giorni, con drenaggio e catetere, poichè da cistigrafia risulatono ancora punti di non avvenuta cicatrizzazione in corrispondenza dell'uretra.

La mia domanda e se sia normale che a distanza di 7 giorni dall'introduzione del secondo drenaggio, sia arrivato a raccogliere linfa fino a 600 ml al giorno.
Vi chiedo se può essere il risultato di una scorretta chiusura dei vasi linfatici o solo il normale drenaggio della sacca che si è formata.

Mi hanno detto di tornare tra una settimana in reparto e non riesco a mettermi in contatto con l'urologo che ha operato.

Ringrazio anticipatamente.

Cordiali saluti
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Dr. Paolo Piana Urologo 43.7k 1.9k
I vasi linfatici sono microscopici e non possono essere chiusi selettivamente. Quando si rimuovono i linfonodi, ovviamente il tessuto circostante viene opportunamente coagulato, una piccola fuga di linfa è quasi costante. Se i linfonodi sono particolarmente numerosi, la possibilità diventa maggiore e la linfa diventa troppo abbondante per essere riassorbita, quindi si formano delle raccolte, dette linfoceli. Le piccole raccolte in genere sono ininfluenti e tendono a riassorbirsi nel tempo. Nel caso in esame, si è dovuti ricorrere al drenaggio, perché nonostante il volume non elevatissimo si era creata una compressione verosimilmente sulla vena iliaca, con formazione di trombosi a monte. La presenza del drenaggio funge un po’ da aspirazione, pertanto in un primo tempo la linfa raccolta può essere abbondante. È comunque destinata a ridursi nelle prossime settimane, al di sotto di una certa quantità. il drenaggio sarà rimosso.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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Dr. Alessandro Sciarra Urologo 632 36
Buongiorno
La presenza di un linfocele dopo una prostatectomia radicale con linfadenectomia estesa che produca una Stasi venosa non è così frequente ma comunque possibile. La chiusura dei vasi linfatici durante linfadenectomia robotica avviene per coagulazione o con clip ma le dimensioni microscopiche non permettono di identificare tutti questi vasi. La perdita di linfa nei giorni post operatori può essere abbondante e prolungata e normalmente se non si rimuove troppo presto il drenaggio viene drenata all'esterno senza conseguenze e senza formare un linfocele. Quindi adesso che è stato riposizionato il drenaggio è abbastanza normale che l'uscita di linfa si prolunghi per diversi giorni. In caso di non chiusura esiste una procedura di sclerotizzazione dei vasi linfatici radiologicamente guidata che può aiutare ma nella maggior parte dei casi la linfa viene riassorbita a livello peritoneale e dopo un certo numero di giorni si concludono le perdite. Importante è non rimuovere il drenaggio fino a quando le perdite linfatiche non si siano concluse o sarà possibile un nuovo linfocele.
Più importante e meno frequente con la chirurgia robotica le perdite di urina dall'anastomosi che generalmente è a tenuta completa grazie alla precisione della chirurgia robotica.anche in questo caso è necessario mantenere il catetere vescicale a drenare le urine in busta fino a completa risoluzione della fistola e chiusura del punto di perdita di urine dall'uretra o potrebbe formarsi una fastidiosa stenosi uretrale.

Prof Alessandro Sciarra
Professore Prima Fascia
Chirurgia robotica
Università Sapienza di Roma

Prof. Alessandro Sciarra
Prof I fascia Universita' Sapienza di Roma
Specialista in Urologia-Chirurgia Robotica
alessandro.sciarra@uniroma1.it

[#3]
Utente
Utente
Gent.mo dottore,
Le chiedo se la mancata coagulazione dei vasi linfatici possa dipendere dalla terapia anticoagulante ( Eliquis 5mg) che mio padre fa da diversi anni, interrotta 5 giorni prima dell'intervento. Inoltre, se nel caso in questione, la perdita dall' anastomosi, possa essere dipesa da una condotta impropria durante l'intervento e come ci dovremmo comportare in caso, a distanza di diverso tempo, non ci sia una risoluzione completa.
Ringrazio per la sua disponibilità.
Cordialmente.
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Dr. Paolo Piana Urologo 43.7k 1.9k
La linfa è un liquido differente dal sangue e non dovrebbe risentire direttamente dei processi di coagulazione con i quali interferisce l'apixaban e farmaci simili.
Per quanto riguarda l'anatosmosi tra uretra e vescica, la sua tenuta può essere condizionata da molti altri fattori dipendenti dalle condizioni locali prima di pensare addirittura ad una - condotta impropria - dell'operatore.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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Dr. Alessandro Sciarra Urologo 632 36
Le perdite da anastomosi post prostatectomia radicale si chiudono tutte spontaneamente per seconda intenzione. Bisogna solo mantenere ben drenata la vescica con catetere e busta fino a risoluzione.

Prof. Alessandro Sciarra
Prof I fascia Universita' Sapienza di Roma
Specialista in Urologia-Chirurgia Robotica
alessandro.sciarra@uniroma1.it