Calcolosi renale
Gentili dottori buongiorno.
Sono affetto da calcolosi cronica da 15 anni, pedalato di calcio 100%.
A settembre il rene sinistro, che negli anni era il rene meno problematico e quasi mai colico (forse un solo episodio a memoria), inizia a fare i capricci.
Coliche ripetute che mi hanno fatto espellere 2 calcoli di circa 4/5 mm ciascuno.
I dolori però non passavano e, sottoposto a numerose ecografie in pronto soccorso e da specialisti privati, nessuno trovava dilatazione degna di nota (a volte nulla, a volte minimissima e a detta loro non rilevante), dicendomi sempre di stare tranquillo.
A Natale 2023, in preda ai dolori costanti, eseguo su mia iniziativa (non ce la facevo più) una TAC senza contrasto che, come ero certo, riscontra un calcolo di 1 cm in uretere sinistro molto alto.
Su consiglio dell’ecografista che è riuscito poi ad intercettarlo per via ecografica, mi informo per il bombardamento esterno.
Così, essendo considerato idoneo in un centro a Roma, faccio bombardamento.
Il problema è che il mio rene sinistro di calcoli ne aveva ben 8 (referto TAC) 3 dei quali di dimensioni rilevanti (5, 7, 8 mm) e gli altri millimetrici (granelli).
Il medico che ha eseguito litotrissia extracorporea mi aveva avvisato che probabilmente avrebbe, inevitabilmente, colpito anche il calcolo del calice basso che si trovava nel tragitto, ma che lo avrebbe certamente frammentato rendendolo idoneo ad espulsione visto che la misura di partenza era di circa 6 mm.
Eseguita la litrotissia è iniziato un consapevole calvario che mi ha portato ad espelle dapprima una valanga di micro frammenti (nei giorni immediatamente successivi, immagino il calcolo ureterale) e poi, ad intervalli di 15gg/1 mese l’uno dall’altro, con colichette e disturbi ininterrotti e ad intensità alternata, altri 4 calcoli tra i 3 ed i 5 mm ciascuno.
Ad Aprile, continuando ad avere colichette varie, l’urologo, che trova minimissima idronefrosi, mi consiglia di eseguire RX, essendo i miei calcoli, da precedenti analisi di laboratorio, di ossalato di calcio.
L’RX evidenziava 2 calcoletti tra i 3 ed i 5 mm sul rene sinistro incriminato (già noti alla TAC), ma nulla nell’uretere, non vedendo affatto un calcolo di 4 mm espulso da me qualche giorno dopo l’RX, l’ultimo della serie di espulsioni.
Il problema è che dopo l’ultima espulsione suddetta, risalente ai primi di Maggio, i dolori non sono passati affatto, al solito con manifestazione alterna, di medio livello.
Cosa credete sia il caso di fare?
RX negativa su calcoli ossalato ne doveva escludere la presenza in uretere, quantomeno di formazione di dimensioni rilevanti?
2 mesi di fastidi (da Maggio), senza nuove espulsioni, a detta vostra necessitano di ulteriori approfondimenti?
Ho già, a causa della calcolosi cronica, eseguito 4/5 TAC negli ultimi 15 anni e non vorrei espormi a rischi collaterali.
Sono affetto da calcolosi cronica da 15 anni, pedalato di calcio 100%.
A settembre il rene sinistro, che negli anni era il rene meno problematico e quasi mai colico (forse un solo episodio a memoria), inizia a fare i capricci.
Coliche ripetute che mi hanno fatto espellere 2 calcoli di circa 4/5 mm ciascuno.
I dolori però non passavano e, sottoposto a numerose ecografie in pronto soccorso e da specialisti privati, nessuno trovava dilatazione degna di nota (a volte nulla, a volte minimissima e a detta loro non rilevante), dicendomi sempre di stare tranquillo.
A Natale 2023, in preda ai dolori costanti, eseguo su mia iniziativa (non ce la facevo più) una TAC senza contrasto che, come ero certo, riscontra un calcolo di 1 cm in uretere sinistro molto alto.
Su consiglio dell’ecografista che è riuscito poi ad intercettarlo per via ecografica, mi informo per il bombardamento esterno.
Così, essendo considerato idoneo in un centro a Roma, faccio bombardamento.
Il problema è che il mio rene sinistro di calcoli ne aveva ben 8 (referto TAC) 3 dei quali di dimensioni rilevanti (5, 7, 8 mm) e gli altri millimetrici (granelli).
Il medico che ha eseguito litotrissia extracorporea mi aveva avvisato che probabilmente avrebbe, inevitabilmente, colpito anche il calcolo del calice basso che si trovava nel tragitto, ma che lo avrebbe certamente frammentato rendendolo idoneo ad espulsione visto che la misura di partenza era di circa 6 mm.
Eseguita la litrotissia è iniziato un consapevole calvario che mi ha portato ad espelle dapprima una valanga di micro frammenti (nei giorni immediatamente successivi, immagino il calcolo ureterale) e poi, ad intervalli di 15gg/1 mese l’uno dall’altro, con colichette e disturbi ininterrotti e ad intensità alternata, altri 4 calcoli tra i 3 ed i 5 mm ciascuno.
Ad Aprile, continuando ad avere colichette varie, l’urologo, che trova minimissima idronefrosi, mi consiglia di eseguire RX, essendo i miei calcoli, da precedenti analisi di laboratorio, di ossalato di calcio.
L’RX evidenziava 2 calcoletti tra i 3 ed i 5 mm sul rene sinistro incriminato (già noti alla TAC), ma nulla nell’uretere, non vedendo affatto un calcolo di 4 mm espulso da me qualche giorno dopo l’RX, l’ultimo della serie di espulsioni.
Il problema è che dopo l’ultima espulsione suddetta, risalente ai primi di Maggio, i dolori non sono passati affatto, al solito con manifestazione alterna, di medio livello.
Cosa credete sia il caso di fare?
RX negativa su calcoli ossalato ne doveva escludere la presenza in uretere, quantomeno di formazione di dimensioni rilevanti?
2 mesi di fastidi (da Maggio), senza nuove espulsioni, a detta vostra necessitano di ulteriori approfondimenti?
Ho già, a causa della calcolosi cronica, eseguito 4/5 TAC negli ultimi 15 anni e non vorrei espormi a rischi collaterali.
[#1]
Pedalato di calcio? (!) Carina ...
Vi sono un paio di situazioni nella sua storia che ci contrariano, poiché decisioni diverse le avrebbero senz'altro risparmiato molti fastidi. Se è pur vero che recriminare non serve a nulla, dobiamo dire che sia il precedente ritardo nell'esecuzione della TAC, sia la scelta (forse scellerata?) di trattare con le onde d'urto certamente non l'hanno aiutata. Ma non ci pare il caso di insistere troppo su questi argomenti.
Per venire all'oggi, la persistenza di disturbi a fronte di accertamenti non significativi impone certamente un ulteriore approfondimento diagnostico. Il sospetto che vi sia ancora una ostruzione dell'uretere è molto elevato e, come ben noto, sia l'ecografia che la radiografia non sono in grado di darci una risposta precisa. soprattutto in casi come questi. Pertanto dal nostro punto di vista ripèetere la TAC dell'addome senza mezzo di contrasto è indispensabile. Il rischio legato al non eseguirla ci pare più elevato di quello legato all'esposizione ai raggi. Con le nuove tecnologie - a spirale - la dose di raggi può essere molto, in particolare sapendo cosa andare a cercare, quindi elementi molto radio-opachi e facilmente individuabili.
Vi sono un paio di situazioni nella sua storia che ci contrariano, poiché decisioni diverse le avrebbero senz'altro risparmiato molti fastidi. Se è pur vero che recriminare non serve a nulla, dobiamo dire che sia il precedente ritardo nell'esecuzione della TAC, sia la scelta (forse scellerata?) di trattare con le onde d'urto certamente non l'hanno aiutata. Ma non ci pare il caso di insistere troppo su questi argomenti.
Per venire all'oggi, la persistenza di disturbi a fronte di accertamenti non significativi impone certamente un ulteriore approfondimento diagnostico. Il sospetto che vi sia ancora una ostruzione dell'uretere è molto elevato e, come ben noto, sia l'ecografia che la radiografia non sono in grado di darci una risposta precisa. soprattutto in casi come questi. Pertanto dal nostro punto di vista ripèetere la TAC dell'addome senza mezzo di contrasto è indispensabile. Il rischio legato al non eseguirla ci pare più elevato di quello legato all'esposizione ai raggi. Con le nuove tecnologie - a spirale - la dose di raggi può essere molto, in particolare sapendo cosa andare a cercare, quindi elementi molto radio-opachi e facilmente individuabili.
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
[#2]
Utente
Grazie Dott. Piana.
Mi scusa per il pedalato , il correttore automatico fa scherzi. Ovviamente intendevo dire OSSALATO di calcio.
Trovandomi a Pescara per lavoro e dovendoci rimanere per qualche mese, ho deciso di andarmi a controllare.
Ieri sono stato quindi, a distanza di 2 mesi dall’ultima, nuovamente in visita urologica con nuovo urologo e dall’ecografia non si evidenzia neppure la più minima dilatazione. L’urologo che mi ha visitato mi ha detto che i reni sono perfetti per dimensioni e sottolineato come qualsiasi ostruzione porterebbe al rilievo di una, anche solo minima, dilatazione, anche se può verificarsi l’ipotesi che il frammento sia in posizione furba senza disturbare il flusso dell’urina in uretere ma che in questo caso è più facile, oltre che suo avviso probabile, che vista la mia propensione all’espulsione spontanea, anche questo possa passare.
Mi ha quindi consigliato di eseguire analisi del sangue per controllare creatinina e altri parametri utili a capire se la funzionalità renale è preservata o se invece il rene è in qualche modo sofferente e che con i risultati delle analisi si deciderà se ripetere TAC. A suo parere, se analisi non rilevano nulla e ecografia non rileva nulla, si può provare ad attendere qualche tempo e magari aspettarsi qualche piccola espulsione ancora in corso .
Questo è quanto riferitomi ieri.
Rispetto ai calcoli ancora in sede renale sinistra, anche lui mi ha consigliato onde d’urto, trattandosi di 3 calcoli (quelli rimasti dopo mesi di coliche ed espulsioni), di dimensioni non complicate (5mm, 6mm, 7,5mm) e trattabili, a detta sua, tutti in unica seduta perché piccoli.
Cosa pensa di questa disamina del collega? Crede sia invece necessario intervenire immediatamente con TAC come mi diceva?
Mi ha anche consigliato citrato di potassio da assumere per 3 mesi intanto e probabilmente per periodi ancora più lunghi, considerandolo non risolutivo ma Comunque utile a rallentare formazione futura e intaccare piano piano le formazioni già esistenti senza farle crescere ancora.
Mi scusa per il pedalato , il correttore automatico fa scherzi. Ovviamente intendevo dire OSSALATO di calcio.
Trovandomi a Pescara per lavoro e dovendoci rimanere per qualche mese, ho deciso di andarmi a controllare.
Ieri sono stato quindi, a distanza di 2 mesi dall’ultima, nuovamente in visita urologica con nuovo urologo e dall’ecografia non si evidenzia neppure la più minima dilatazione. L’urologo che mi ha visitato mi ha detto che i reni sono perfetti per dimensioni e sottolineato come qualsiasi ostruzione porterebbe al rilievo di una, anche solo minima, dilatazione, anche se può verificarsi l’ipotesi che il frammento sia in posizione furba senza disturbare il flusso dell’urina in uretere ma che in questo caso è più facile, oltre che suo avviso probabile, che vista la mia propensione all’espulsione spontanea, anche questo possa passare.
Mi ha quindi consigliato di eseguire analisi del sangue per controllare creatinina e altri parametri utili a capire se la funzionalità renale è preservata o se invece il rene è in qualche modo sofferente e che con i risultati delle analisi si deciderà se ripetere TAC. A suo parere, se analisi non rilevano nulla e ecografia non rileva nulla, si può provare ad attendere qualche tempo e magari aspettarsi qualche piccola espulsione ancora in corso .
Questo è quanto riferitomi ieri.
Rispetto ai calcoli ancora in sede renale sinistra, anche lui mi ha consigliato onde d’urto, trattandosi di 3 calcoli (quelli rimasti dopo mesi di coliche ed espulsioni), di dimensioni non complicate (5mm, 6mm, 7,5mm) e trattabili, a detta sua, tutti in unica seduta perché piccoli.
Cosa pensa di questa disamina del collega? Crede sia invece necessario intervenire immediatamente con TAC come mi diceva?
Mi ha anche consigliato citrato di potassio da assumere per 3 mesi intanto e probabilmente per periodi ancora più lunghi, considerandolo non risolutivo ma Comunque utile a rallentare formazione futura e intaccare piano piano le formazioni già esistenti senza farle crescere ancora.
[#3]
Come le abbiamo già scritto, tutto dipende dalla presenza di disturbi, più che dagli esiti degli accertamenti. La vecchia scuola insegna che prima di tutto si ascolta e si visita il paziente, poi si guardano le carte e non viceversa. pertanto, se i disturbi ci sono, la TAC è certamente da eseguire, altrimenti no, e si può controllare nel tempo. Il giudizio sul trattamento degli ulteriori calcoli necessita della valutazione diretta, a distanza non si può esprimere un giudizio preciso. D'ogni modo, le indicazioni alle onde d'uro sono oggigiorno molto selettive, appunto per evitare le penose sequel per l'eliminazione dei residui, che ben conosciamo. Il citrato di potassio ha un significato se assunto a tempo indeterminato, nel suo caso di recidive frequenti è l'unica arma di prevenzione di cui disponiamo, oltre ovviamente all'acqua.
Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 499 visite dal 01/07/2024.
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