Aree di moderata attività metabolica dopo mastectomia

Buongiorno egregi medici,

mia madre è stata operata 18 mesi fa: mastectomia e svuotamento ascellare, per carcinoma duttale infiltrante con importante coinvolgimento linfonodale. Poiché risultavano coinvolti anche i linfonodi sottoclaveari e retrosternali, questi sono stati irradiati.
Per complicazioni chirurgiche (infezione), si è poi reso necessario sia asportare l'espansore inserito durante la mastectomia, sia rinunciare alla ricostruzione.
Nella regione mammaria è ora presente tessuto cicatriziale dovuto ai due interventi (mastectomia + rimozione espansore) e si sono formate due "sacche" adipose: una dove prima c'era il seno, l'altra lateralmente, alcuni centimetri sotto l'ascella, in corrispondenza delle prime costole.
Il chirurgo visto questo disastro ha proposto a mia madre di intervenire nuovamente (la sacca laterale le dà molto fastidio con i movimenti del braccio), ma lei non ha ancora trovato il coraggio di affrontare un nuovo intervento. A tutto questo si è sovrapposto da alcuni mesi un linfedema di non facile gestione.
Ora La PET/CT di pochi giorni fa ha evidenziato "ipercaptazione del tracciante" in corrispondenza di quella regione, "con aree di moderata attività metabolica." Il referto conclude che il fenomeno è ascrivibile a tessuto cicatriziale e "conseguenze dell'intervento chirurgico" e che la situazione è "stazionaria".
Il problema è che abbiamo già imparato a nostre spese che le tecniche di imaging possono essere ingannevoli, che la situazione di mia madre era stata definita per anni "stazionaria" perché tutte le mammografie - periodicamente effettuate - mostravano, secondo chi la seguiva, una "nodularità benigna" e poi, quando il tumore era localmente avanzato e produceva forti dolori, un ecografista che abbiamo consultato di nostra iniziativa ha finalmente consigliato a mia madre di fare di corsa una RMN che ha rivelato (con una chiarezza disarmante laddove la MX non vedeva niente!!) il tutto.
Perciò adesso non mi fido più di chi scrive referti usando l'espressione "immagini suggestive di..." in casi a rischio come quello di mia madre, senza nemmeno ventilare una biopsia.
Tuttavia è anche estremamente difficile presentarsi da un oncologo e dirgli che IO - laureata in giurisprudenza - non sono d'accordo con un medico nucleare che ha dedicato magari la vita a perfezionarsi nel suo lavoro... Però io parlo da figlia che non vuole lasciare nulla al caso.
Scusandomi per la lungaggine, la domanda è questa: possiamo stare davvero tranquille con questo referto? Possiamo fare indagini di altro tipo?
Come si distingue innocuo tessuto granulomatoso da una ripresa locale di malattia?
Con un'altra RMN, magari, dato che è stato l'unico esame a rivelare chiaramente il problema?
Torniamo dal chirurgo a chiedere la rimozione del tessuto in eccesso, che lui stesso suggeriva, per poi farlo analizzare?
Grazie
[#1]
Dr. Salvo Catania Oncologo, Chirurgo generale, Senologo 33.6k 1.2k
Comprensibilissima la sua sfiducia (purtroppo pero' noi ne' le nostre indagini possono sostituirsi al Padre Eterno ), ma con tutto quello che e' successo in quella sede il referto va interpretato con cauto ottimismo in senso oncologico.
Se fosse mia madre non farei nulla al momento come approfondimento ed userei eventualmente la Risonanza al prossimo controllo.

Nessuno puo' negare che la situazione sia complessa, ma curabile senza alcun dubbio.

Le suggerisco un differente approccio alla malattia, perché di cancro si guarisce, ma è più difficile guarire dalla seconda e più grave malattia che si accompagna ad esso : la paura del cancro ! Purtroppo per voi oltre all'errore diagnostico si sono aggiunte le complicanze postoperatorie acuendo il risentimento (con e senza oggetto) che non vi aiuta certo a riprendere in mano la vita


Di questo ci occupiamo da anni nel mio blog RAGAZZE FUORI di SENO, cui partecipano anche molte figlie di madri ammalate .
https://www.medicitalia.it/news/senologia/6986-blogterapia-ragazze-fuoridiseno-rfs-bilancio-al-sesto-anniversario.html

Se lo desidera (si presenti con un nome, anche fasullo) e dica pure che l'ho invitata io, cosi' puo' saltare tutti i preamboli ed entri nel nostro blog delle RAGAZZE FUORI DI SENO e Le prometto che non la lasceremo sola..
RIASSUMA LA STORIA DELLA MAMMA E PARLI DELLE SUE PAURE

https://www.medicitalia.it/spazioutenti/forum-rfs-100/come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno-44-993.html

Tanti SALUTI

Salvo Catania

Salvo Catania, MD
Chirurgo oncologo-senologia chirurgica
www.senosalvo.com

[#2]
Utente
Utente
Gentilissimo Dottore,
la ringrazio tanto per la sua risposta!
Anche l'oncologo che segue mia madre è moderatamente ottimista in merito all'esito della PET e, per adesso, ci ha consigliato solo un'ecografia di quella regione, con annessa visita chirurgica, più per la questione del linfedema che per timori in senso oncologico. Speriamo che l'eco veda qualcosa, dato che è un esame poco sensibile.
Lei ha totalmente ragione in merito alla paura e chissà nella sua esperienza quante volte le saranno capitate pazienti e figlie di pazienti con i nostri stessi "se" e i nostri "ma" che non servono assolutamente a nulla, se non ad angosciarci.
Mi iscrivo al blog, grazie ancora con tutto il cuore.
[#3]
Dr. Salvo Catania Oncologo, Chirurgo generale, Senologo 33.6k 1.2k
Se l'ecografia arrivasse ad un chiarimento diagnostico sufficiente, ovviamente puo' risparmiarsi la Risonanza e cio' sarebbe possibile se il concomitante processo infiammatorio dovesse regredire del tutto come si spera.
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